by Andrea Lovelock | 23 Ottobre 2024 18:00
In Spagna scoppia la rivolta contro il regio decreto 933/2021[1] sulla raccolta dei dati. Dopo l’annuncio che non ci saranno più proroghe, le associazioni delle agenzie di viaggi – Acave, Fetave e Unav – hanno diramato un comunicato scendendo in campo contro il provvedimento, che entrerà in vigore il prossimo 2 dicembre e imporrà al turismo una raccolta dati molto più approfondita sui clienti. Al fianco delle tre agenzie, oltre agli albergatori spagnoli, anche le “consorelle” europee aderenti a Ectaa, Hotrec ed Etoa, che in una nota congiunta condividono la protesta dei colleghi.
Con l’entrata in vigore della norma gli hotel dovranno registrare 43 dati personali dei clienti rispetto ai 14 richiesti fino a oggi, per Airbnb saranno 41, per il noleggio auto circa 40. Tra i documenti e informazioni in più che adv e albergatori dovranno raccogliere e trasmettere alle autorità, al fine di alzare il livello di sicurezza antiterrorismo, figurano infatti anche i numeri delle carte di credito, dei cellulari, gli indirizzi privati di residenza dei turisti, i rapporti parentali tra viaggiatori.
Per l’Ectaa si tratta di un decreto “sproporzionato e non necessario rispetto allo scopo della raccolta dati, poiché va oltre la lotta al terrorismo e alla criminalità organizzata. I viaggiatori saranno riluttanti a scegliere destinazioni spagnole in futuro se verrà messa in atto una raccolta dati così ampia e preferiranno alternative meno gravose“.
“Il decreto – prosegue la nota – imporrà oneri amministrativi e costi aggiuntivi significativi e non necessari per le aziende (ad esempio hotel, agenzie di viaggio, tour operator) aumentando di fatto il prezzo delle vacanze in un mercato altamente competitivo. Oltretutto il provvedimento solleva la questione di come gli operatori del settore turistico, in particolare le microimprese, saranno in grado di far fronte ai requisiti legali“.
A seguito di questa nuova normativa le sigle delle associazioni di categoria spagnole che rappresentano adv e operatori turistici, hanno annunciato il lancio di una campagna di comunicazione e una mobilitazione generale per cercare di scongiurare l’applicazione di questo decreto che, oltre a penalizzare la competitività turistica delle mete del Paese, rischia di entrare in conflitto con le attuali disposizioni europee in materia di tutela della privacy.
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