Stagionali “controvoglia”: il 70% dei lavoratori del turismo è precario
L’estate alle porte fa aumentare la “fame” di risorse umane nell’industria del turismo e delle vacanze: anche quest’anno, con una stagione di picco che si prospetta performante nonostante le criticità, il fabbisogno nel settore turistico di personale, soprattutto stagionale, si attesterà sui 240mila addetti (oltre 400mila se si considera anche la ristorazione) con una spasmodica ricerca che verrà effettuata anche attraverso le agenzie per il lavoro. Assolavoro, l’associazione che raggruppa le agenzie del lavoro, attraverso l’osservatorio Datalab stima che almeno 40mila persone, prevalentemente giovani e under 40, attraverso le agenzie troveranno una collocazione in alberghi, resort, ristoranti, locali e discoteche.
È CACCIA APERTA
Tra i lavoratori più ricercati, anche quest’anno figurano soprattutto animatori e operatori per centri estivi, receptionist, cassieri, camerieri, barman, bagnini, addetti ai servizi di spiaggia e guardiani anche alla prima esperienza. Ma rispetto al recente passato si stanno affacciando anche nuove professionalità per le quali, non a caso, alcune scuole hanno già allestito corsi di formazione ad hoc. Tra queste figure spiccano addetti al booking, yacht concierge, Spa therapist, responsabili rifugi alpini, dj e tecnici suono, audio, luci.
In molti casi, ormai, il reperimento di queste risorse umane avviene attraverso i social e le piattaforme online (LinkedIn, Trovit e Indeed) e tramite analisi dirette, ma rimane sempre aperta l’interlocuzione con le scuole. Per entrare nel dettaglio dei settori maggiormente coinvolti nel recruitment, la recente indagine di TurismoLavoro ha rilevato che le aree con maggior richiesta di lavoratori sono il food & beverage (26%), seguito da front office e reservation (24%), mentre a distanza si piazza l’entertainment (14%).
PROFILI JUNIOR
Secondo Fipe Confcommercio, nel periodo estivo, il mercato turistico e dei servizi offrirà complessivamente in tutti i settori e nelle attività anche non stagionali circa 230mila opportunità di lavoro. Nel contempo, secondo gli stessi rilevamenti, si mantiene alto il parametro della professionalità se si tiene conto che la maggioranza dei lavoratori nel turismo (28,7%) ha un’esperienza di più di 20 anni nel settore, seguita da quelli che hanno alle spalle 10-20 anni di attività (18%) e da quelli che hanno prestato la loro opera da 5-10 anni (16,8%). Percentuali che mostrano chiaramente come il comparto richieda sempre più alte competenze e al tempo stesso risulti meno attraente agli occhi dei più giovani.
IRREGOLARE IL 70%
Il tallone d’Achille rimane comunque la “precarietà”: nel 2023, sette lavoratori su dieci hanno avuto contratti a tempo determinato o stagionale. Questo – secondo gli analisti – riflette la natura ciclica dell’industria turistica, che spesso richiede personale solo in certi periodi dell’anno. Il dato inerente ai lavoratori con contratto indeterminato (14,1%) indica, con alta probabilità, coloro che lavorano in una struttura aperta tutto l’anno.
Anche nell’ultima edizione di FareTurismo, marketplace di domanda-offerta di lavoro per i giovani, è emerso che le tendenze percentuali del lavoro nel turismo, ancora oggi, sono sconfortanti: per il 70% il personale è irregolare, per il 60% a tempo parziale, per il 55% a chiamata, per il 40% precario e per più della metà degli addetti è stagionale. Le retribuzioni, poi, sono sempre notevolmente inferiori rispetto alla media degli altri settori economici e produttivi: l’80% dei lavoratori è inquadrato ai livelli più bassi dei contratti nazionali di lavoro di settore. Nonostante tutto questo, però, le prospettive per il 2024 sono improntate al cauto ottimismo: le aziende sarebbero disposte a pagare stipendi più alti, in aggiunta a condizioni contrattuali più trasparenti e chiare e a un orario di lavoro che si avvicinerà alle 40-48 ore settimanali.
BENEFIT IN AUMENTO
E sempre in vista di una “calda” stagione estiva 2024, gli osservatori prevedono un incremento dei benefit per venire incontro alle esigenze dei lavoratori tra cui, ad esempio, un miglioramento medio della qualità degli alloggi, agevolazioni per i parenti e plus come mezzi di spostamento e servizi riservati alla clientela estesi al personale, cui verrà anche garantito sempre più spesso anche il vitto.
Anche per questo si dovrebbe verificare un fenomeno di overstaffing, con le aziende più propense ad assumere più personale per cautelarsi in caso di eventuali defezioni.
Una tendenza spiccata soprattutto nelle strutture di medio-alto target dove non ci si può permettere di rimanere sotto organico nel pieno della stagione. A tal proposito Alessandro Tortelli, direttore del Centro Studi Turismo di Firenze, si limita a osservare che «ascoltando le imprese ci sono ancora un po’ di problemi che devono trovare soluzione, ma di certo non siamo in alcun modo ai livelli degli anni precedenti; in particolare per la ristorazione e per alcune tipologie di impiego nelle strutture ricettive. A fine estate partiremo con un’indagine proprio per capire su quali nuove figure professionali emergenti si intende investire maggiormente».
Ma per Lorenzo Bighin, direttore Hr e Operation Th Group l’emergenza è sempre alta: «Il deficit di personale rimane significativo. I settori più colpiti sono quelli legati alla ristorazione, che richiedono una reinterpretazione, essendo anche i comparti più esigenti in termini di orari e turni di lavoro». Un’altra criticità trasversale a tutti i reparti alberghieri è il tema degli alloggi per il personale, problema troppo a lungo trascurato.
TRATTENERE TALENTI
Bighin spiega ancora: «Chi sta già lavorando su questo fronte, come noi, ha un vantaggio competitivo nel trattenere talenti: sviluppando le competenze dei propri dipendenti si migliora la qualità del servizio offerto agli ospiti e si promuove una cultura aziendale forte e coesa. È poi necessario un nuovo approccio all’organizzazione del recruiting e della selezione. Le aziende devono essere presenti in modo intelligente e aggiornato sui canali maggiormente utilizzati dai futuri collaboratori come i social media. Così come è il momento di riprogettare il modo di lavorare. Ad esempio, in Th abbiamo introdotto la figura del “commis gourmet”, una persona che lavora con passione per creare un collegamento tra ospite e territorio, in modo innovativo. E giovani laureati hanno subito colto l’opportunità. La collaborazione che abbiamo con la Scuola Italiana di Ospitalità, la prima hotel school in Italia, ci permette poi di delineare figure professionali ricercate nel settore quali marketing, Ict, food and beverage, guest relation, eventi, nel revenue management, nella lettura del big data e nella gestione dei canali di vendita dei servizi e delle Ota».