by Valentina Neri | 6 Marzo 2017 14:02
Italia mercato di grande importanza per l’incoming Usa, ma i flussi sono in leggero calo nel 2016. Shopping e parchi naturali le prime scelte degli italiani. È questo il leit motiv dello Showcase Usa-Italy, organizzato da U.s. Commercial Service e dall’associazione Visit Usa Italia, in corso a Napoli. Il nostro Paese è il quarto mercato per importanza in Europa e il dodicesimo a livello internazionale.
Stando ai dati diffusi dall’Us Commercial Service, nel 2015 sono arrivati negli Usa 1 milione e 39mila italiani, una cifra record mai raggiunta prima. I primi dati del 2016, invece, registrano un decremento del 5% di arrivi dall’Italia (gennaio-agosto), ma le proiezioni annuali del dipartimento stimano che il calo di visitatori sarà complessivamente di solo il 2%.
Quanto alle attività preferite dagli italiani negli Stati Uniti, lo shopping è al primo posto, seguito da attrazioni culturali e storiche, nonché dai Parchi naturali nazionali. E la destinazione si conferma la preferita per i viaggi di lungo raggio degli italiani.
A riscuotere il gradimento maggiore c’è lo Stato di New York, con il 46% degli arrivi, seguito da Florida e California, entrambe al secondo posto con il 21%. Sul terzo gradino del podio il Nevada con l’11%, mentre il Massachusetts e l’Arizona si attestano sul 6% circa.
Tra le città, è Miami quella con la crescita più interessante negli ultimi anni: solo nel 2015 è stato registrato un incremento di arrivi del 17%. E se New York resta la meta preferita con un impressionante 42% di share, Los Angeles e Chicago completano la classifica delle più amate dagli italiani.
Il viaggiatore italiano ai raggi X
Sebbene il picco degli arrivi si continui a registrare nel mese di agosto, tradizionalmente quello delle ferie, stanno invece cambiando le abitudini di pianificazione dei viaggi. Secondo il Dipartimento del Commercio Usa, il 34% degli italiani si rivolge direttamente alle compagnie aeree. Il 21% si reca in agenzia di viaggi e il 33% sceglie una Olta. C’è poi un 13% che pianifica l’itinerario con l’ufficio del turismo, mentre il 23% fa da sé affidandosi ai consigli di amici e conoscenti.
A mutare è anche il dna del viaggio: perde infatti di popolarità il pacchetto prepagato. Nel 2015 questa tipologia è scesa del 5,1% rispetto al 2014, segno che gli italiani stanno acquisendo uno spirito più indipendente e di maggiore confidenza rispetto alla meta.
Quanto al target, l’età media dei visitatori è di 37 anni per le donne e di 40 per gli uomini. Se le entrate a gallerie e musei hanno registrato un incremento di spesa del 2% nel 2015, i tour guidati hanno perso il 22%, mentre va sottolineato il successo delle visite alle comunità degli indiani d’America: un segmento balzato a +80% nel 2015 con oltre 80mila italiani conquistati dalle tradizioni dei nativi.
La promozione va oltre il travel ban
Risultati incoraggianti specie in un’ottica di sviluppo di nuove offerte che si spera non vengano minacciati dai provvedimenti dell’amministrazione Trump, travel ban in testa.
Solo pochi giorni fa Nyc&Co. è stata costretta a rivedere le stime sugli arrivi per il 2017[1], quantificando in circa 300mila arrivi in meno gli effetti delle restrizioni volute dal nuovo presidente. Un campanello d’allarme che non ci si aspettava venisse innescato proprio dalla città più visitata, a conferma che le perdite degli arrivi internazionali, su scala nazionale, potrebbero essere disastrose per gli Usa.
Intervistata allo Showcase Usa-Italy, Cathleen Domanico, vice president global trade di Brand Usa, è molto cauta: «Il nostro lavoro è quello di promuovere gli Usa e questo non cambierà con il travel ban. Gli States hanno così tanto da offrire e il nostro compito è mostrare al mondo e ai nostri partner quali siano i nostri tesori. Abbiamo tanti repeater a cui suggerire itinerari meno battuti e tante idee per nuove proposte. I nostri uffici, in 40 mercati diversi, lavorano per far capire ai visitatori cosa possiamo offrire, promuovendo gli Usa in modo ancora più forte».
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