Trentotto anni di età, dodici e mezzo di Costa Crociere. Già un terzo della vita dedicato alle navi. Entrato nel dipartimento di pricing e revenue management, è oggi associate vice president per la regione sud Europa, con la responsabilità dei mercati Italia, Francia, Spagna e Portogallo. Luigi Stefanelli, al suo debutto al Ttg di Rimini, sorride, perfettamente a suo agio nel nuovo ruolo. Napoletano, genovese di adozione: «Sono sposato, ho due figli, la famiglia mi segue negli spostamenti: finora abbiamo vissuto a Napoli, Roma, Barcellona, Genova, Shanghai, adesso a Madrid e a breve ritorneremo a Genova», racconta.
Com’è iniziata l’avventura crocieristica?
«Venivo dal finance e a maggio 2011 sono approdato in Costa. A 27 anni ho avuto l’opportunità di lavorare in Cina; a Shanghai c’era solo un ufficio commerciale di rappresentanza ed ero l’unico italiano. Ho vissuto un’esperienza unica da startup; in breve siamo diventati una compagnia: da una nave stagionale a quattro tutto l’anno. Poi, ho avuto la responsabilità di Austria e Svizzera per Costa e Aida. A ottobre 2019 mi sono spostato in Spagna ed è arrivato il Covid. Ne siamo usciti, con il mercato spagnolo che percentualmente ha recuperato più in fretta degli altri. A luglio 2022, la nomina a general manager per Spagna, Portogallo e Francia. Quest’estate si è aggiunta l’Italia, con la creazione di una region e a capo, appunto, un regional director».
Ha notato differenze nel nostro mercato agenziale rispetto agli altri Paesi?
«Una cosa è certa: è una distribuzione più frammentata rispetto ad altri Paesi, dove ci sono grandi player e fenomeni di aggregazione importanti tra le agenzie».
Cosa pensa delle agenzie di viaggi italiane?
«Sono il nostro canale di vendita numero 1 e lo saranno ancora; continueremo a puntare sulle adv e a investire».
Quanto è utile il network Welcome Travel Group, che ha appena chiuso l’operazione Conad, per i vostri obiettivi?
«È fuori discussione il valore del network per noi. Abbiamo dimostrato – con numeri, relazione e valore aggiunto apportato alle agenzie affiliate – quanto sia importante».
L’ultima trimestrale di Carnival vede Costa Crociere capofila della ripartenza. Si sente “responsabile”?
«Responsabile è un parolone. Come sempre, è lavoro di squadra. Pur non potendo condividere numeri, i risultati sono molto soddisfacenti».
Quali obiettivi ha Costa a breve, medio e lungo termine?
«Abbiamo una roadmap focalizzata almeno fino al 2026. Non cresciamo in numero di navi, quindi l’obiettivo è: valore valore valore. Innanzitutto per il cliente, e anche per la distribuzione. Chi riconosce il valore dell’esperienza a bordo è disposto a tornare, quindi ne beneficia la distribuzione».
In che misura puntate su nuovi clienti e sul consolidamento dei repeater?
«Abbiamo una percentuale di repeater indubbiamente importante: clienti storici che riconoscono il valore della marca e sono affezionati a noi. Ma ogni anno dobbiamo trovarne di nuovi, muoverci su entrambi i fronti ed essere all’altezza delle aspettative dei viaggiatori».
Cresce l’interesse dei giovani per le crociere?
«C’è forte variabilità dell’età media, a seconda di mercato, stagionalità e itinerari. Quello dei giovani a bordo è un macrotrend globale. Il prodotto crociera è andato oltre quei bias, come l’essere per anziani o di massa, e oggi intercetta segmenti di mercato che fino a qualche anno fa sembravano irraggiungibili».
Quali sono i primi riscontri sulle Costa Voyages?
«I primi dati su performance economica e soddisfazione del cliente sono incoraggianti. È un’esperienza nell’esperienza, per differenziare e arricchire itinerari più lunghi rispetto al classico 7 giorni».
È possibile un ritorno, non suo, ma di Costa, in Asia?
«Il mercato cinese è ancora chiuso. A parte il legame affettivo, l’Asia ha dimostrato un potenziale enorme; continua a essere interessante».
I colossi cinesi del travel possono essere veicolo per vendere crociere in Italia?
«Il mercato crocieristico nel mondo è interessante per qualunque distributore, per value for money offerto al cliente e margini per la distribuzione. Capirei l’interesse di un operatore globale per il mercato italiano: è solido, maturo, con ottime prospettive, sotto penetrato rispetto ad altri, come Germania e Uk. Almeno sulla carta, il potenziale di crescita c’è».