Trump non imponga un nuovo divieto di viaggio negli Stati Uniti. È la richiesta inviata dall’American Society of Travel Advisors (Asta), la principale associazione dei lavoratori dell’industria turistica statunitense, alla nuova amministrazione, che sarà ufficialmente insediata da lunedì 20 gennaio.
In campagna elettorale, Donald Trump ha promesso di ripristinare il divieto di viaggio, affermando che aiuterebbe a prevenire l’arrivo negli Stati Uniti di rifugiati provenienti da Gaza e a impedire l’ingresso di cittadini provenienti da Paesi a maggioranza musulmana. Nel gennaio 2017, all’inizio del suo primo mandato, Trump firmò un decreto presidenziale con cui vietava l’ingresso negli Stati Uniti dei cittadini di sette Paesi a maggioranza musulmana. Una decisione osteggiata dall’industria dei viaggi, secondo cui si trattava di un messaggio ostile che avrebbe avuto ripercussioni negative su tutto il settore turistico. Il divieto di viaggio fu bloccato da un giudice distrettuale dello Stato di Washington, ma la versione emendata fu poi mantenuta in vigore dalla Corte Suprema e revocata solo dal successore alla Casa Bianca, Joe Biden.
Nel 2017, l’amministratore delegato dell’Asta, Zane Kerby, disse che il “travel ban” di Trump provocava «molta incertezza nel settore dei viaggi» e la prospettiva di una sua reintroduzione alimenta perciò le preoccupazioni per l’attuale stabilità del comparto.
“Qualsiasi restrizione sui viaggi da, per o all’interno degli Stati Uniti creerebbe un’enorme incertezza in un settore che è altamente vulnerabile e reattivo all’incertezza”, ha scritto Kerby nella lettera inviata nei giorni scorsi, secondo quanto riportato da Travel Weekly. Per l’associazione, la stretta sui viaggi potrebbe condizionare la competitività degli Stati Uniti, “influenzando negativamente la posizione del nostro Paese nel mercato dei viaggi internazionali”.