Stop alla decontribuzione al Sud: è allarme tra gli albergatori
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Dal prossimo 30 giugno non sarà più possibile beneficiare dell’esonero contributivo previsto da Decontribuzione Sud. Una misura operativa che dal 2021 ha contribuito al mantenimento e rilancio dell’occupazione nel settore turistico nel Meridione d’Italia. Di fatto, si tratta (o meglio, si trattava) di uno sgravio del 30% sui contributi previdenziali per i datori di lavoro privati con sede in Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia.
La possibilità di utilizzare tale sgravio per i contratti di lavoro subordinato nelle regioni del Sud era stata prevista dal dl 104/2020 e doveva scadere a dicembre 2023. Ma proprio alla fine dell’anno scorso, con una apposita comunicazione del ministero del Lavoro era stata adottata una ulteriore proroga al 30 giugno.
A commento di questo stop, il presidente di Confindustria Alberghi, Maria Carmela Colaiacovo, non nasconde la sua preoccupazione: «La notizia arriva proprio alla vigilia dell’avvio della stagione turistica quando imprese e lavoratori sono nella fase di massimo impegno. L’esonero contributivo ha giocato un ruolo importante nel settore alberghiero dove impegno e risorse umane hanno un ruolo centrale. Imprese labour intensive che si misurano, in particolare nel Sud Italia, con una concorrenza internazionale sostenuta da un sistema di costi fortemente competitivo. È necessario un ripensamento, le misure previste nel decreto Coesione, che dovrebbero surrogare all’assenza di Decontribuzione Sud, non si adattano alle esigenze del settore alberghiero».