by Natalia Cascio | 23 Aprile 2024 7:00
Giordania, terra di storia antica e paesaggi mozzafiato. Dall’imponente Petra, scolpita nella roccia millenni fa, alle affascinanti città romane di Jerash e Amman, ogni angolo di questo Paese respira un’atmosfera magica che trasporta indietro nel tempo. È stato l’invito di Boscolo Tours a partecipare a un viaggio in Giordania a fine marzo a donarci il privilegio di ammirare la maestosità di Petra senza folla, godere del silenzio del deserto, familiarizzare con i responsabili locali delle strutture turistiche, sempre sorridenti e disponibili. Partenza da Fiumicino con un volo Royal Jordanian per Amman. D’eccezione (ed eccezionalmente vivaci) i compagni di viaggio del “dream team” del tour operator padovano Boscolo Tours, che durante la Bit 2024, tra l’altro, è stato nominato dal Jordan Tourist Board tra i primi tre t.o. che operano meglio sulla destinazione. «Per Boscolo la Giordania è una meta importante, con un alto tasso di crescita. Siamo qui per testare la sicurezza del Paese con tutta la forza vendite, il marketing e giornalisti ospiti dell’Ente del turismo Jtb», spiega Salvatore Sicuso, direttore commerciale di Boscolo, che guida il gruppo composto da Mara, Glenda, Emanuela, Antonella e Barbara.
Si parte. Arriviamo ad Amman che è già tarda sera. È il giorno tredici di Ramadan. La prima notte siamo ospiti dell’Ambassador Boutique Hotel, una delle strutture impiegate dal t.o. per i viaggi di gruppo in Giordania. ll programma prevede cena in camera con box dinner, invece è stato preparato un buffet. Mangiare insieme, seduti a tavola, è sempre una grande opportunità per conoscersi. La notte scorre comoda e tranquilla. La sveglia è pochi minuti prima delle 5, quando fuori è ancora buio. È tempo della prima delle cinque preghiere islamiche della giornata, salmodiata dalla voce del muezzin e diffusa dai minareti della città. Subito siamo immersi nella cultura del Paese.
Nel secondo giorno di viaggio Sufian, la sapiente guida della dmc Dakkak cui si è affidato Boscolo, ci accompagna nel tour, arricchito dall’incontro con il direttore del Jordan Tourism Board, Abed al Razzaq Arabiyat. Prima tappa la Cittadella di Amman. Nel sito archeologico sono venuti alla luce reperti che testimoniano il passaggio delle popolazioni che qui si sono incrociate: da quella neolitica ai romani, passando per i greci fino ad arrivare al dominio musulmano nel 661 d.C. Testimonianze si possono ammirare anche nel Museo Archeologico all’interno della stessa Cittadella. Fa un certo effetto, affacciandosi dall’alto, lo stridente contrasto tra la storia, le culture, il passato e, dietro, la città moderna, vasta, da cui spiccano le alte costruzioni dei quartieri dirigenziali.
Prima di avviarci all’incontro con il direttore di Jtb, riusciamo a “strappare” qualche minuto per la visita al mercato. Frutta e verdura, sementi e spezie ci abbagliano per colori ed esposizione. Non è per turisti: è il mercato locale ed è perfetto per non sentirsi solo visitatori, ma viaggiatori. È il quattordicesimo giorno di Ramadan e dopo l’incontro con Abed al Razzaq Arabiyat ci dirigiamo verso Petra passando per Madaba, dove nella suggestiva chiesa bizantina di San Giorgio ammiriamo il magnifico mosaico della Mappa della Terrasanta, risalente al VI secolo dopo Cristo. E poi, ancora, in visita al Monte Nebo. Nel monastero è ricordato il profeta Mosé, che il Deuteronomio dice essere morto qui dopo aver guidato il popolo ebraico in vista di Israele. Nel monastero francescano, si incontrano ebraismo e cattolicesimo, e per questo è méta di pellegrini. Sulla via che ci porta verso la mitica città scavata nella roccia ci sorprende una fitta pioggia. La nostra guida Sufian ci garantisce che sarà l’ultima della stagione, poi ci saranno mesi di siccità. Il sole tramonta sotto le nuvole e per i musulmani è finalmente l’ora in cui possono nutrirsi. Mentre il pullman s’inerpica, il nostro autista viene fermato da due locali che, sotto la pioggia battente, offrono a lui e alla nostra guida acqua e datteri utili per rompere, finalmente, il digiuno. Solidarietà. Un sentimento che abbiamo trovato ovunque qui in Giordania, insieme a disponibilità e cortesia. Bel popolo.
Si arriva al P Quattro Relax Hotel all’ora di cena. La stanza è ampia e accogliente, il buffet ricco. Poi, un po’ infreddoliti dalla temperatura, si va a letto in attesa dell’indomani, quando il programma prevede una lunga visita a Petra, alle radici della civiltà.
Come molte delle attrazioni turistiche più frequentate nel mondo, l’ingresso di Petra è un po’ hollywoodiano e di gusto discutibile: la grande insegna “I love Petra” troneggia all’entrata. Ma non è assolutamente preludio di ciò che ci aspetta dentro, dove i “siq” scavati tra le rocce dalle mille sfumature, dopo una suggestiva passeggiata di circa tre chilometri, ci portano alla casa del Tesoro, la più nota e ammirata costruzione del sito. Un impatto importante per noi che siamo molto sensibili alla bellezza e ai colpi di scena. Dromedari e beduini si fanno fotografare davanti al Tesoro, mentre ci addentriamo in una lunga passeggiata tra le tombe scolpite, i templi, il teatro e camminiamo sulle tracce del popolo dei Nabatei. Una bimba beduina si affaccia da un’altura sopra di noi, guarda, saluta. Vende chincaglieria. La famiglia, accanto a lei, si prodiga con discrezione per offrire qualche servizio ai turisti. Il pranzo al ristorante Basin, all’interno del sito archeologico, ci permette una sosta ristoratrice. Chi è più in forma, poi, decide di affrontare gli 800 gradini che servono a raggiungere il Monastero, al Dayr. Il panorama da lassù è meraviglioso, ci riferiscono. Ma noi scegliamo di goderci con calma la passeggiata di rientro e, poi, un po’ di shopping e il museo. Nel tardo pomeriggio ci accoglie il bellissimo Old Village Resort, dove, chi vuole, prima di cena può fare un bagno in piscina. Noi abbiamo preferito immergerci nella vasca da bagno dell’ampia camera, e provare le decantate virtù dei sali del Mar Morto. Vero relax.
L’esperienza nel deserto è profonda e unica. Arriviamo dopo la visita a quel gioiellino di Piccola Petra, dove si fermavano le carovane dirette in Siria e in Egitto provenienti dall’Arabia e dall’Oriente. Alle porte di Wadi Rum, uno dei luoghi più iconici da visitare nel Paese, conosciuto dai locali con il nome di “Valle della Luna”, Wadi al-qamar, ci aspetta una sosta per il pranzo al campo tendato Sun City Camp. Il pullman ci lascia e proseguiamo l’avventura sulle jeep 4×4 per godere per tre ore del paesaggio lunare del deserto di sabbia rossastra. In lontananza campi tendati. E poi il deserto vero, tra le rocce di arenaria, ciascuno con se stesso, il silenzio interrotto solo da un leggero refolo di vento e le tracce di un uccello che ha camminato su questa sabbia rossa e solitaria. Emozione.
Si torna sulla jeep e,dopo poco, una carovana di dromedari è pronta per farci salire in sella e accompagnarci per un tratto del tragitto che ci porterà nei pressi dell’Imagination Luxury Camp: un nome, un programma. Poco prima del campo, un aperitivo tra tappeti e narghilè in attesa del tramonto sul deserto. Il campo è suggestivo e di altissimo livello. Il proprietario, Suhaib Shamaseen, è un colto e affabile fotografo, e qui ha immortalato immagini mozzafiato, riuscendo a cogliere la luminosità delle stelle nel profondo buio della notte. Questo è il deserto. Cena a base di agnello cotto alla maniera beduina e coinvolgenti le danze. Poi, il silenzio più profondo mai percepito.
Dal deserto al Mar Morto il viaggio è lungo, ma l’atmosfera è gradevole e Sufian si prodiga a raccontare la storia e spiegare quanto c’è da sapere sulla famiglia reale di Giordania, la politica, l’economia, la scuola.
Alla fine del tragitto ci aspetta il punto più basso della terra, circa 430 metri sotto il livello del mare, dove il fiume Giordano alimenta con le sue acque il salatissimo specchio d’acqua del Mar Morto. In soli 40 chilometri siamo scesi di ben 1.300 metri di altitudine. La temperatura si è alzata notevolmente. Ora ci aspetta qualche ora di relax ospitati nel grande Crown Plaza Jordan Dead Sea Resort & Spa. Sulla spiaggia ci spalmiamo vicendevolmente il fango e poi in acqua. Non è necessario saper nuotare per rimanere a galla, però è indubbio che prima di capire il meccanismo, bisogna equilibrare i movimenti e gestire il peso del corpo in modo da non rotolare senza controllo. Stare a galla non è poi così facile. L’esperienza è tra il ridicolo e il comico. Ancora di più con la compagnia degli area manager del t.o, di gran parte delle regioni italiane: Emilio per il Triveneto, Lara e Alessandro per la Lombardia, Claudio per l’Emilia Romagna, Luciano per il Lazio e Antonio per Campania e Meridione.
Il giorno dopo si torna a casa. L’aeroporto di Amman è a soli 60 chilometri. Il volo Royal Jordanian ci riporta a Fiumicino. Riccoci in Italia al sesto giorno, dopo un viaggio breve ma intenso. La Giordania ormai è lontana, ma torniamo con la valigia piena di bellezza, incanto e magia.
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