by Andrea Lovelock | 8 Maggio 2020 13:38
Liquidità alle imprese, sicurezza sanitaria e protocolli condivisi per la libera circolazione dei turisti: queste le tre vere emergenze identificate dall’Unione Europea per il rilancio del turismo. Se n’è parlato nella conference call in diretta streaming tra rappresentanti istituzionali dell’Ue, forze politiche e associazioni di categorie italiane coordinata da Magda Antonioli, direttrice del corso di Politica e strategia del turismo dell’università Bocconi di Milano.
Il quadro di interventi economici Ue è stato illustrato nei dettagli da Carlo Corazza, responsabile del Parlamento europeo in Italia, che ha evidenziato come «l’Unione Europea sta già facendo la sua parte con una robusta reazione all’emergenza Covid-19 nel turismo, che si è tradotta in un Recovery Plan che prevede 1/5 delle risorse da orientare al settore turistico e l’inserimento di una voce specifica dedicata al turismo nei prossimi bilanci Ue. Inoltre sono state adottate garanzie pubbliche con prestiti ponte e approvate ampie deroghe agli aiuti di Stato».
Nello specifico, ha aggiunto Corazza, «la Bce ha avviato un programma di liquidità da 750 miliardi di euro, che le consente di acquistare più titoli italiani rispetto ai limiti prefissati prima. Si tratta di un’enorme liquidità che riguarderà anche le banche, per assicurare cash, erogare prestiti e sospendere i mutui. C’è anche un allentamento delle rigide regole nell’analisi dei debitori. E ancora, dal 1° luglio avremo prestiti di 240 miliardi di euro, garantiti dai bilanci dello Stato anche fino a 30 anni e ulteriori 200 miliardi di euro della Banca di Investimenti. Infine ci sono 100 miliardi dello Sure per tutelare l’occupazione nei Paesi membri e – di questa somma – l’Italia potrà beneficiare di almeno 20 miliardi; e ancora, i fondi strutturali per 7 miliardi di euro per alimentare il Fondo sociale europeo da erogare nel territorio italiano. Sappiamo bene che tutto questo non basterà, ma è comunque l’inizio di un forte sostegno al settore».
È poi intervenuto Vito Borrelli, capo rappresentanza Italiana Parlamento europeo, che ha ribadito: «Le sfide del settore turistico sono molteplici e meno prevedibili rispetto ad altri settori: c’è un ecosistema di micro imprese, dai b&b alle agenzie di viaggi, che in Europa rappresenta circa il 10% del Pil, il 12% dell’occupazione e coinvolge 3 milioni di imprese. A fronte di questa realtà il Commissario Europeo Breton ha già detto che c’è una forte sensibilità nei confronti delle imprese turistiche e ha identificato due aspetti su cui lavorare: il primo relativo alle misure di emergenza, rappresentate dall’iniezione di liquidità immediata che dovrebbe permettere a gran parte dei paesi Ue l’utilizzo; il secondo riguarda un intervento strutturale a lungo termine, per reinventare il turismo di domani, nel dopo Covid-19.
Una crisi che per Borrelli «rappresenta una grave minaccia nel nostro stile europeo, nell’abitudine di viaggiare, nello scambiare le nostre conoscenze e culture. E questo vuol dire che dobbiamo mettere il turismo al centro del New European Green Deal e quindi renderlo più digitale, sostenibile ed elemento strategico delle programmazioni di tutti i paesi. L’European Tourism Summit che è stato annunciato, e che si organizzerà a breve, sarà il primo passo per approcciare in modo innovativo a un diverso modo di fare turismo».
A seguire, il presidente dell’Enit Giorgio Palmucci ha sottolineato che «l’agenzia sta tenendo aperti i suoi 28 uffici all’estero in smart working e ha allestito un cruscotto di crisis management per mettere a disposizione delle associazioni di categoria e delle imprese tutte le informazioni utili per monitorare la situazione day by day – con un’attenta verifica delle prenotazioni – del sentiment dei viaggiatori esteri attraverso i presidi sui social e dei continui monitoraggi su Ota e tour operator esteri. Nel contempo siamo vigili nel contrastare anche certe campagne dei media stranieri che potrebbero scoraggiare i viaggi e soggiorni in Italia».
È stata poi la volta delle associazioni d’impresa, in particolare di Marina Lalli, vicepresidente di Federturismo, che si è detta «rassicurata dalle parole del Commissario Ue Breton perché traspare una consapevolezza del peso economico del turismo. Nell’Ue hanno finalmente compreso la gravità della situazione. Noi come imprese abbiamo bisogno dello Stato e dell’Europa e secondo noi le linee di azione devono essere su tre macro aree, relative alla liquidità, al lavoro e alla sicurezza.
Lalli è entrata nel dettaglio: «Auspichiamo prestiti a fondo perduto, o attraverso l’estensione di una direttiva europea relativa alle calamità naturali oltre a una concreta azione creditizia del sistema bancario. C’è poi il tema del sostegno al lavoro: in Europa ci sono 27 milioni di lavoratori che operano nel turismo e si deve intervenire per evitare che oltre all’emergenza sanitaria si aggiunga una bomba sociale. E la sicurezza: dobbiamo avere ben chiari i protocolli sanitari, con regole che valgano per tutti, pensate a livello comunitario. Una sorta di Schenghen 2.0 e quindi requisiti come una sorta di patentino di immunità, monitoraggi uniformi. E questo per far ripartire ambiti strategici e vitali per il turismo, come il trasporto aereo. Infine, sarebbe auspicabile cogliere l’occasione di questa terribile crisi per metter mano a certi aspetti che già non andavano bene nel comparto, come la sostenibilità, l’overtourism e la tutela ambientale».
Molto pessimista Luca Patanè, presidente di Confturismo, che ha spiegato come «il nostro Paese, pur essendo il più colpito dal traumatico stop del turismo, subisce una lentezza di azione da parte del Governo nell’avviare il sostegno alle imprese. Posso portare una testimonianza personale: ho quattro società turistiche in Inghilterra, Svezia, Francia e Svizzera che hanno già ricevuto i contributi richiesti, mentre in Italia non si è visto ancora nulla, o comunque poco.
Patanè è entrato nel merito del dopo Covid-19: «Non sono ottimista né per la stagione estiva né per l’andamento annuale in generale: il problema non è il budget a disposizione delle famiglie, né sarà la paura che sta scendendo con il ritorno alla voglia di partire; il problema vero è nelle regole sulla sicurezza: a partire dalle compagnie aeree, vero punto critico. In Italia si vive di turismo di nord e sud dell’Europa: in tale contesto, i viaggiatori automuniti non avranno problemi, ma tutti gli altri turisti che si muovono in aereo, non potranno raggiungere mete d’eccellenza in Sicilia o Sardegna. Auspico una grande regia europea per salvaguardare anche tutto l’indotto che genera il turismo, basti pensare allo shopping».
Infine Vittorio Messina, presidente di Assoturismo, si è soffermato sullo stato di abbandono in cui versano le imprese turistiche: «Ci sentiamo abbandonati a noi stessi. Non abbiamo ancora ottenuto la liquidità richiesta: è giusto parlarne anche in Europa, perché il nostro sistema turistico ricettivo, oggi in piena emergenza, si troverà a fronteggiare una concorrenza selvaggia soprattutto da parte dei competitor europei e dovremo concordare in sede Ue un modus operandi che non penalizzi alcuna destinazione».
Messina ha ricordato poi che «le vacanze balneari sono la seconda modalità più venduta in Europa: ebbene, a stagione praticamente avviata, non ci sono regole certe e gli operatori non hanno nemmeno tempistiche per far partire la stagione. Non è possibile lasciare una filiera come quella turistica, senza sapere quali sono i protocolli sanitari da condividere e rispettare nelle destinazioni turistiche. Oggi il problema non è la sostenibilità o l’overtourism, bensì cercare di tornare a livelli soddisfacenti. Inoltre, c’è da auspicare che venga liberalizzato un accesso al credito agevolato, con regole uguali per tutti i Paesi europei. Infine, dobbiamo lavorare tutti insieme per far recuperare la fiducia tra i viaggiatori, per invogliarli a tornare a viaggiare».
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