Onefinestay Archivi - L'Agenzia di Viaggi Magazine https://www.lagenziadiviaggimag.it/tag/onefinestay/ Network multimediale di informazione turistica Mon, 27 Jan 2020 11:44:59 +0000 it-IT hourly 1 https://euhkb3nhdo3.exactdn.com/wp-content/uploads/2017/02/cropped-logo_quadrato.png?lossy=1&resize=32%2C32&ssl=1 Onefinestay Archivi - L'Agenzia di Viaggi Magazine https://www.lagenziadiviaggimag.it/tag/onefinestay/ 32 32 onefinestay, ora il tailor made rivoluziona l’extralberghiero https://www.lagenziadiviaggimag.it/onefinestay-ora-il-tailor-made-rivoluziona-lextralberghiero/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=onefinestay-ora-il-tailor-made-rivoluziona-lextralberghiero https://www.lagenziadiviaggimag.it/onefinestay-ora-il-tailor-made-rivoluziona-lextralberghiero/#respond Mon, 27 Jan 2020 11:34:47 +0000 https://www.lagenziadiviaggimag.it/?p=35894 onefinestay, ora il tailor made rivoluziona l’extralberghiero

Potrebbe essere Londra. O New York. Invece siamo nel loft dell’artista e pittrice Valentina de Martini a San Lorenzo, Roma. Casa e atelier, l’appartamento-galleria d’arte nel quartiere bohemien della Capitale è una delle proposte della City Collection di onefinestay, il brand del gruppo francese Accor che gestisce case e ville ricercate ed eleganti, oltre 5.000 proprietà, in destinazioni top a livello internazionale.

L’azienda è attiva in Italia dal 2016 con la linea “City Collection” in tre città – Roma, Firenze e Milano – e opera sul mercato degli affitti brevi in case di lusso con servizi personalizzati anche in altre sei città nel mondo: Londra, New York, Parigi, Los Angeles, San Francisco, Sydney.

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onefinestay, ora il tailor made rivoluziona l’extralberghiero

Potrebbe essere Londra. O New York. Invece siamo nel loft dell’artista e pittrice Valentina de Martini a San Lorenzo, Roma. Casa e atelier, l’appartamento-galleria d’arte nel quartiere bohemien della Capitale è una delle proposte della City Collection di onefinestay, il brand del gruppo francese Accor che gestisce case e ville ricercate ed eleganti, oltre 5.000 proprietà, in destinazioni top a livello internazionale.

L’azienda è attiva in Italia dal 2016 con la linea “City Collection” in tre città – Roma, Firenze e Milano – e opera sul mercato degli affitti brevi in case di lusso con servizi personalizzati anche in altre sei città nel mondo: Londra, New York, Parigi, Los Angeles, San Francisco, Sydney.

Tra gli 87 appartamenti gestiti in Italia – 44 a Roma, 16 a Firenze e 27 a Milano – l’ultima acquisizione è proprio il loft di San Lorenzo, in via dei Volsci, ex laboratorio di un fabbro riconvertito in abitazione: zona giorno a pianta aperta, pareti bianche rivestite da quadri, tra dipinti di animali e ritratti a figura intera; mobili in legno e luci industriali a contrasto; isola in cucina con tavolo da pranzo per otto persone; atelier a vista con tele in lavorazione; due camere da letto; vetrata che affaccia su un cortile interno con una scala a chiocciola viola che conduce alla terrazza sul tetto.

Emanuele Carotti general manager Italia onefinestay«È una casa dalla forte personalità, che è quello che cerchiamo, ed è anche comoda per la vicinanza alla stazione Termini – dice Emanuele Carotti, general manager Italia di onefinestay da luglio 2019 – Nel perfetto stile del brand, puntiamo alla personalizzazione dell’esperienza e l’esclusività che offriamo riguarda anche l’anima della casa, non si tratta solo di lusso. Selezioniamo in media un appartamento su dieci, di quelli che vediamo. I nostri mercati principali sono Stati Uniti, Canada, Australia, Inghilterra. L’Italia invece è un mercato piccolo, poco superiore all’1%, che contiamo di far crescere. Ospitiamo soprattutto famiglie che viaggiano per piacere. Roma poi è la destinazione leisure per eccellenza».

Il gm illustra gli obiettivi di onefinestay, che nel 2020 riapre le porte di casa e si ripresenta alle tre città italiane in cui opera, con investimenti anche nella comunicazione. «L’obiettivo per il 2020 è la crescita a doppia cifra del fatturato, incrementando le prenotazioni e mantenendo intatta la qualità, non vogliamo essere uno dei tanti marketplace – spiega – Al momento non prevediamo di espanderci in altre città italiane. A livello di collaborazioni, oggi abbiamo accordi internazionali con network di agenzie e tour operator. In particolare con Traveller Made e Signature Travel Network; in Italia con qualche singola agenzia legata a questi gruppi, ma non ci sono partnership specifiche».

Oltre alla linea City (media soggiorno 7 notti) – presente in 9 città e gestita in toto da onefinestay, con team a disposizione h24anche per tutte le ancillary e una serie di servizi extra realmente tailor made – il brand ha anche la “Villa Collection” (media 7-10 notti): ville in località suggestive nel mondo come Caraibi e Messico, proprietà che in Italia si trovano sulle colline del Chianti, sul lago di Como, in Costiera amalfitana. In questo caso l’azienda garantisce lo standard qualitativo e l’assistenza in loco è affidata a un team locale.

Tra le novità che onefinestay sta lanciando in Italia, nell’anno in cui festeggerà i 20 anni del brand, c’è il «programma Ambassador, un bonus di 500 euro a chi mette in contatto con persone interessate a esplorare l’opportunità di entrare nel circuito dei proprietari di case, un’opportunità di segnalazione anche per gli agenti di viaggi», conclude Carotti.

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Onefinestay, l’Airbnb luxury che vuole le adv https://www.lagenziadiviaggimag.it/onefinestay-lairbnb-luxury-che-vuole-le-adv/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=onefinestay-lairbnb-luxury-che-vuole-le-adv https://www.lagenziadiviaggimag.it/onefinestay-lairbnb-luxury-che-vuole-le-adv/#respond Mon, 30 Oct 2017 10:05:06 +0000 https://www.lagenziadiviaggimag.it/?p=11906 Onefinestay, la piattaforma per affitti brevi in dimore private di lusso (ma con i servizi di un hotel) della galassia Accor, punta con decisione anche sul mercato italiano, con due uffici a Milano e Roma e un portafoglio di case che è già arrivato a quota cinquecento.

Ma, per favore, non chiamatelo Airbnb di lusso. «Anche se la scorsa estate ci è capitato di ospitare in una delle nostre dimore in Provenza uno dei top manager di Airbnb, siamo tutt’altro rispetto a loro.

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Onefinestay, la piattaforma per affitti brevi in dimore private di lusso (ma con i servizi di un hotel) della galassia Accor, punta con decisione anche sul mercato italiano, con due uffici a Milano e Roma e un portafoglio di case che è già arrivato a quota cinquecento.

Ma, per favore, non chiamatelo Airbnb di lusso. «Anche se la scorsa estate ci è capitato di ospitare in una delle nostre dimore in Provenza uno dei top manager di Airbnb, siamo tutt’altro rispetto a loro. Siamo presenti in tutte le località più belle, oltre alle città d’arte anche in Sardegna, Toscana, Capri, lago di Como e Alpi (Roma rimane comunque la città con l’offerta più ampia, con 60 soluzioni mentre Milano arriva a 11 appartamenti-boutique)», dice Hugues van Heesewijk, ceo Europe, che anticipa il lancio tra qualche settimana di una sezione dedicata alle agenzie di viaggi all’interno del portale.

«Tra i nostri progetti c’è anche il segmento trade, vogliamo iniziare a collaborare con le agenzie (con clientela medio-alta, ndr), alle quali riconosceremo commissioni che variano dal 5 al 15%».

Ma tre le mosse su cui il portale conta per allargare la propria base di consumatori c’è anche la partnership siglata con il gruppo Accor, che ha acquisito onefinestay nel luglio 2016. «Nelle prossime settimane i nostri appartamenti – a livello globale si parla di 10mila case e ville in 180 destinazioni – saranno prenotabili attraverso AccorHotels.com, con il risultato che saremo presenti anche su metasearch, Olta e Gds. A questo proposito stiamo stringendo l’accordo con un paio di loro».

Entro la fine  dell’anno poi, onefinestay potrà ampliare ulteriormente la propria offerta grazie alla fusione con altri due portali di appartamenti come SquareBreak e TravelKeys, entrambi acquisite sempre da Accor.

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Accor compra Squarebreak e sale a quota 10mila appartamenti https://www.lagenziadiviaggimag.it/accorhotels-compra-squarebreak-e-sale-a-quota-10mila-appartamenti/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=accorhotels-compra-squarebreak-e-sale-a-quota-10mila-appartamenti https://www.lagenziadiviaggimag.it/accorhotels-compra-squarebreak-e-sale-a-quota-10mila-appartamenti/#respond Wed, 09 Aug 2017 05:00:03 +0000 https://www.lagenziadiviaggimag.it/?p=9728 AccorHotels ha acquisito per intero la piattaforma francese Squarebreak. In questo modo, la società punta a creare una grande rete di appartamenti sparsi in tutto il mondo.

Solo pochi mesi fa, infatti, AccorHotels aveva rilevato il sito americano TravelKeys e quello inglese onefinestay. Il nuovo network di cui disporrà ora la catena alberghiera conterà 10mila appartamenti, una parte dei quali di lusso.

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AccorHotels ha acquisito per intero la piattaforma francese Squarebreak. In questo modo, la società punta a creare una grande rete di appartamenti sparsi in tutto il mondo.

Solo pochi mesi fa, infatti, AccorHotels aveva rilevato il sito americano TravelKeys e quello inglese onefinestay. Il nuovo network di cui disporrà ora la catena alberghiera conterà 10mila appartamenti, una parte dei quali di lusso.

Secondo Il Sole 24 Ore, AccorHotels punta a raggiungere il break even di onefinestay entro il 2019. Intanto Airbnb ha cominciato a inserire nella sua rete anche camere di albergo oltre agli appartamenti.

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Gli hotel del futuro tra Whatsapp, local e minibar a km 0 https://www.lagenziadiviaggimag.it/gli-hotel-del-futuro-whatsapp-local-minibar-km-0/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=gli-hotel-del-futuro-whatsapp-local-minibar-km-0 https://www.lagenziadiviaggimag.it/gli-hotel-del-futuro-whatsapp-local-minibar-km-0/#respond Fri, 24 Feb 2017 09:56:09 +0000 https://www.lagenziadiviaggimag.it/?p=4147 Il futuro prossimo dell’ospitalità passa per la tecnologia, ma anche per le esperienze locali e il food. Lo sanno bene alla scuola di alta formazione svizzera Les Roches Global Hospitality Education che ha sviscerato i trend più importanti del settore nel report Il futuro dell’imprenditorialità del settore dell’ospitalità, realizzato in collaborazione con Skift.
Ad affascinare e trainare, quindi, i cambiamenti più interessanti è come sempre il digitale, in particolare attraverso l’uso del mobile, cui è legato il primo trend quello di concierge digitali e servizi hotel.

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Il futuro prossimo dell’ospitalità passa per la tecnologia, ma anche per le esperienze locali e il food. Lo sanno bene alla scuola di alta formazione svizzera Les Roches Global Hospitality Education che ha sviscerato i trend più importanti del settore nel report Il futuro dell’imprenditorialità del settore dell’ospitalità, realizzato in collaborazione con Skift.
Ad affascinare e trainare, quindi, i cambiamenti più interessanti è come sempre il digitale, in particolare attraverso l’uso del mobile, cui è legato il primo trend quello di concierge digitali e servizi hotel.

Secondo le stime 2016 nel mondo esistono più di 4,3 miliardi di cellulari che stanno diventando di fatto il telecomando di viaggio. Con lo smartphone si fa tutto: prenotare un albergo, visualizzare gli eventi di una città e entrare in camera. Il pioniere è stato Starwood nel 2014 con il suo Spg keyless program, un’app che permetteva di aprire la porta della camera in albergo senza chiavi. Nel 2016, la catena ha annunciato di utilizzare ormai il servizio a regime in 160 strutture in 30 Paesi del mondo.

Al W hotel di Parigi lo staff usa Whatsapp per rispondere alle domande dei clienti, mentre al Virgin Hotel di Chicago gli ospiti possono controllare tutti i servizi offerti con il cellulare: ordinare un pasto, certo, ma anche decidere la temperatura della stanza. Stando ai dati del 2015, gli utenti che utilizzano le app di instant messaging sono oltre 3 miliardi e hanno superato quelli che utilizzano i social media, ecco il perché di tanto interesse su chatbot e chat. Alcune catene, come Marriott e Virgin hanno addirittura deciso di testare delle proprie app di instant messaging, altre, come W di Starwood, invece utilizzano Whatsapp e Blackberry Messanger.

Tutto questo è reso possibile dall’Internet delle cose (IoT), ovvero apparecchi controllabili virtualmente e a distanza da dispositivi connessi alla Rete. Aloft, il brand di Starwood, sta testando un assistente di stanza che può essere attivato e disattivato con comando vocale e che sfrutta la stessa interfaccia di Siri creata da Apple. Della stessa proprietà, invece, M Beta nella struttura di Charlotte, North Carolina, ha deciso di installare grossi bottoni fisici all’interno degli ambienti dell’hotel per avere un feedback sincero e diretto della clientela. Questo semplice espediente consente di capire cosa piace e cosa meno, ma soprattutto su larga scala dà la nascita a un database di informazioni sui gusti dei clienti che permette ai manager hotel di inventare nuovi strumenti e offerte per soddisfare la clientela.

Per chi poi da indipendente punta a fare dell’ospitalità il suo business c’è da monitorare, se non seguire, il modello Airbnb (60 milioni totali di ospiti e 2 milioni di proprietà da affittare in 34mila città del mondo). Non è facile per chi non è un gestore professionista districarsi tra tariffe dinamiche, picchi di flussi e eventi che portano al tutto esaurito. Per questo una delle rivoluzioni della piattaforma è stata integrare uno strumento di revenue management come Beyond Pricing, Wheelhouse, Everbooked e Smart Host, in passato di competenza solo degli albergatori.

E se il servizio acquista in professionalità è più facile essere contattati da una clientela di professionisti. Morgan Stanley stima che entro quest’anno quasi un quarto dei business traveler sceglierà un Airbnb per le trasferte. Una tendenza che a sua volta genera un’altra miglioria per chi affitta sulla piattaforma, quella di dotarsi dei servizi di star up come GuestReady, Pillow e Hostmaker che possono aiutare la proprietà a trovare i servizi di cui l’ospite business può avere bisogno come front desk h24, centri congressi e luoghi per meeting.

Non solo. Airbnb aspetta di sfruttare appieno le potenzialità di Trip, la nuova piattaforma lanciata alla fine dello scorso anno, per trovare esperienze di viaggio autentiche e i locali a fare da guida. Il lancio è stato obbligato visto che già competitor come Homeaway rendevano possibile interagire e incontrare gli abitanti del luogo. Questo non invoglierà di certo i business traveller puri, che non lo hanno mai fatto prima, ma potrebbe invece essere un plus per chi è già un utilizzatore e magari vuole trasformare la trasferta in un momento bleisure.

Inoltre il fenomeno Airbnb ha creato una profilazione delle piattaforme concorrenti, aumentando di fatto la domanda dell’affitto a breve termine. Basta guardare a Onefinestay, il servizio di affitti di lusso acquistato da Accor Hotels per 168 milioni di dollari nell’aprile scorso. Che però non è l’unica piattaforma a offrire alternative. Esistono anche Gateway che offre piccole case costruite in suggestivi set naturali e Resi, al momento il preferito dai businessman. Si stima che l’affitto a breve termine valga 550 miliardi di dollari comprendendo anche l’indotto delle start up che offrono servizi a corollario come assicurazioni e concierge.

Il local che fa la differenza

Grazie a realtà come le piattaforme di sharing economy per l’ospitalità, il motto “vivi come i locali” è diventato un vero e proprio mantra che assume sempre più peso tra i viaggiatori, ma può essere molto difficile da gestire per gli alberghi tradizionali che non possono permettersi di far scendere il livello del loro standard.

Un esempio estremo è quello rappresentato dal Fogo Island Inn di Newfoundland che, a dispetto dell’architettura moderna, si sente quasi più un centro culturale per l’isola sulla costa atlantica del Canada, che non un albergo. Gli ospiti vengono incoraggiati a passare del tempo con gli isolani imparando le tecniche di pesca locali o aiutandoli a costruire le barche, ma anche a partecipare alle riunioni tra gli imprenditori dal posto.

L’Embassy Row Hotel di Washington Dc invece ha deciso di integrare l’offerta del food con le influenze locali. L’albergo ha stabilito una partnership con una startup locale – la Union Kitchen Food Incubator – un hub che lavora con oltre 200 aziende del food, come Compass Coffee. Non solo l’albergo vende prodotti Compass nel suo bar, ma lavora con lo staff per pensare a nuove idee da servire.

In Europa invece Generator Hotels ha stretto ultimamente un accordo con il Boiler Room, gruppo che opera nel nightlife, per produrre una serie di feste esclusive negli hotel della catena, mentre il Marriott di Londra ha lanciato un food incubator, Canvas, dove imprenditori locali di food&beverage sono stati chiamati a portare le proprie idee. Un’azione di successo che si è concretizzata con un utile di 500mila sterline.

I locali vengono utilizzati anche per i consigli che una volta spettavano al concierge: dove andare, cosa fare, in che posto valga la pena mangiare, sono tutte domande a cui i privati cittadini possono rispondere utilizzando strumenti come Yelp, TripAdvisor, Forsquare e Instagram. Sempre l’Embassy Row Hotel, ad esempio, incoraggia i locali a postare suggerimenti fotografici su Instagram attraverso un contest. All’hotel, poi, non resta che stampare delle vere e proprie cartoline con i post e distribuirle ai clienti. Operazione simile anche a Londra, dove l’Andaz Hyatt ha deciso di unire le forze con Jantful, il local discovery service che permette di creare, personalizzare e stampare le mappe dei luoghi del cuore o di interesse.

Rivoluzione food negli alberghi

Dalle tavole alla tv e ora negli alberghi, il cibo è sempre più superstar e per gli albergatori diventa quindi fondamentale ripensare alla connessione tra ospitalità e gastronomia. Molti sono i resort che hanno ripensato al loro modo di gestire il business adibendo lotti di giardino a vigneti, dotandosi di piccole fattorie o costruendo birrifici. Altri hanno deciso di ripensare completamente l’offerta del minibar.

Hacienda Zorita in Spagna, ad esempio, è nata come vigna e si è evoluta in resort focalizzato sulla gastronomia. Negli anni, infatti, l’azienda ha sviluppato ulteriormente la sua attività aggiungendo alla produzione del vino, quella dell’olio e del formaggio, oltre all’allevamento dei maiali. Appena fuori San Diego invece il produttore di birra Stone Brewing sta progettando il primo hotel-birrificio del mondo.

Drastica cura local anche per i minibar, i cui ricavi sono vertiginosamente calati quasi del 30% dal 2007 al 2012. Basta con i tobleroni da 15 dollari: ora Bartech aiuta gli alberghi a riempire i frigo di prodotti diversi, spesso a km 0.

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