Iata dichiara battaglia legale al governo olandese su Schiphol, l’aeroporto di Amsterdam dove continuano a venire tagliati voli. Con una “decisione improvvisa” – afferma l’associazione delle compagnie aeree – si è deciso di “ridurre la connettività dello scalo a 460mila voli da novembre 2023, rispetto al limite già imposto di 500mila collegamenti l’anno.
Secondo Iata, si tratta di una “decisione politica dell’esecutivo dei Paesi Bassi che contravviene al regolamento Ue 598/2014 sulle restrizioni relative al rumore negli aeroporti europei e ignora la Convenzione di Chicago, accordo internazionale vincolante firmato dall’Olanda stessa. L’allegato 16 di tale convenzione contiene disposizioni per un approccio equilibrato alla gestione del rumore degli aeromobili che gli Stati sono obbligati a seguire.”
Secondo l’associazione, la mossa olandese non soddisfa i requisiti dell’approccio equilibrato, appunto, previsti dall’Unione europea. Ovvero: “La decisione di ridurre la capacità di Schiphol è stata presa senza alcuna consultazione significativa con l’industria; il taglio dei voli, che dovrebbe essere l’ultima strada percorribile, è stata invece la prima opzione; il ristoro del danno economico per l’industria aeronautica dei Paesi Bassi non viene preso in considerazione”.
«I Paesi Bassi stanno nuocendo alla loro stessa economia distruggendo la connettività, tra l’altro in violazione del diritto Ue. L’approccio ostile all’aviazione, che provoca la perdita di posti di lavoro, è una risposta sproporzionata alla gestione del rumore. Il governo ha fatto della riduzione dei voli l’obiettivo, piuttosto che lavorare con l’industria per raggiungere scopi di riduzione del rumore e delle emissioni, al fine di ripristinare l’occupazione e rivitalizzare l’economia post pandemia. Il pericoloso precedente creato da questo approccio illegale non ha lasciato altra scelta che sfidarli in Tribunale», ha dichiarato Willie Walsh, direttore generale di Iata.