Jean Marc Mocellin è il nuovo direttore generale di Tahiti Tourisme. Lo abbiamo incontrato a Roma, dove si è tenuta una delle due tappe italiane di una serie di roadshow europei.
«Oggi è abbastanza semplice arrivare in Polinesia, anche se non ancora dall’Italia. È sufficiente registrarsi sulla piattaforma Etis. Noi siamo stati i primi nel mondo, a maggio 2020, a introdurre questa procedura: eravamo aperti verso gli Stati Uniti, quindi era fondamentale introdurre questa misura. Ovviamente per entrare a Tahiti bisogna essere vaccinati e risultare negativi a un test da fare prima di intraprendere il viaggio. Questo è obbligatorio transitando in America. All’arrivo, poi, viene eseguito un ulteriore test in aeroporto. Se il numero degli arrivi è alto viene consegnato ai viaggiatori un kit che permette di eseguire un auto-test in hotel».
Qual è la situazione attuale di casi di Covid e di vaccinati?
«Al momento il 70% della popolazione è vaccinata e registriamo circa 5 casi ogni centomila abitanti, quindi dai 10 ai 15 casi. Inoltre, c’è una legge che obbliga tutti gli operatori del turismo a essere vaccinati per poter lavorare. Per passare da un’isola all’altra, poi, è necessario mostrare il certificato di avvenuta vaccinazione. Questo perché l’assistenza ospedaliera adeguata si può avere solo a Tahiti e se il Covid entra nelle isole minori è un problema».
Ad oggi ancora non è permesso il turismo dall’Italia a Tahiti. Si prevede un’apertura dei corridoi turistici?
«Prima che comparisse la variante Omicron avremmo dovuto aprire il 15 dicembre. A questo punto non sappiamo quando questo potrà accadere».
Non appena si aprirà il corridoio turistico con l’Italia, a quale target punta Tahiti?
«Il nostro problema con il mercato italiano è che tutti vogliono viaggiare solo a luglio e agosto, che poi sono i mesi più cari perché alta stagione, e sembrano voler venire solo per fare mare e viaggi di nozze. Ma a Tahiti c’è molto di più, quindi il nostro intento è educare, formare gli agenti e i viaggiatori spiegando che le isole di Tahiti sono molto più che solo mare. Ora vogliamo richiamare l’attenzione dei senior. Sono viaggiatori che generalmente hanno più tempo, più denaro e più voglia di scoprire anche i lati culturali e tradizionali dei luoghi che visitano. Inoltre possono anche partire in bassa stagione beneficiando di tariffe più basse. Oltre ai senior, altri target che ci interessano sono relativi a delle nicchie specifiche, come i subacquei e i surfer. Molto adatte ai senior amanti della cultura sono le Isole Marchesi, quindi ci focalizzeremo anche su queste isole con delle azioni specifiche».
Saranno questi i plus su cui farà leva la promozione di Tahiti in Italia?
«Certo. Poi vogliamo mettere in luce le numerose possibilità che offriamo per quanto riguarda le accomodation. Dai resort agli hotel di lusso, dai bungalow overwater alle pensioni familiari e ad altri tipi di sistemazioni più semplici ed economiche. Senza dimenticare, poi, le sailing boat, barche o catamarani molto adatte alle famiglie se con più cabine, ma anche proposte alle coppie. Poi ci sono le crociere. Insomma, una varietà di offerta che dobbiamo far conoscere agli operatori. Ovviamente dobbiamo recuperare il numero di arrivi perduti in questi due anni, ma privilegiamo la qualità sulla quantità».
Quali connessioni aeree ci sono dall’Italia al momento?
«Attualmente si vola da Parigi facendo scalo in America a Los Angeles o San Francisco, oppure in Giappone. Le compagnie principali sono la compagnia di bandiera Air Thaiti Nui, Air France e French Bee. Data la lunghezza del viaggio, nel periodo pre-pandemia circa il 50% degli italiani che venivano in Polinesia si fermava quattro o cinque giorni negli Stati Uniti prima di arrivare a Tahiti».
Ci sono nuovi accordi con i tour operator italiani?
«La pandemia ha creato numerosi cambiamenti tra i tour operator. Alcuni non ci sono più, ma ce ne sono di nuovi e ci sono novità nello staff e tra i nostri referenti; quello che stiamo facendo e che vogliamo implementare è la formazione».