by Roberta Rianna | 18 Marzo 2024 9:22
Ventun’anni in Interpump, 14 in Amplifon, 11 in Moncler, con decine di acquisizioni “portate a casa” e negozi triplicati per quest’ultimo. E un unico, chiaro, obiettivo: guidare la crescita delle aziende su cui scommette per garantire un cospicuo ritorno ai soci-investitori. Ecco chi è e cosa vuole davvero Tip – Tamburi Investment Partners Spa, Gruppo industriale indipendente e quotato a Piazza Affari, che ha chiamato a sé oltre trenta influenti e danarose famiglie italiane (i cosiddetti family office) – tra cui Ferrero, Angelini, Lavazza, Marzotto – operando spesso sul mercato attraverso la formula dei club deal.
«Siamo permanent capital», ripete sovente il suo presidente e fondatore Giovanni Tamburi, «non siamo quelli che comprano per poi rivendere. Noi nelle aziende puntiamo a restarci». Ecco perché la valorizzazione delle quote di Alpitour World, avviata a ottobre scorso con il mandato esplorativo affidato a Goldman Sachs Bank[1], non spaventa e piuttosto incuriosisce. Quei giornali che allora hanno titolato sulla vendita potrebbero, infatti, essersi “sbagliati”: l’intenzione di Tamburi&Co., dichiarata a più riprese[2], e ora esplicitata nella lettera agli azionisti legata alla relazione finanziaria sul 2023, è quella di trovare «il partner giusto»: colui o coloro che garantiscano al Gruppo leader del turismo italiano «continuità industriale», a condizioni favorevoli per chi “ci ha messo i soldi”, ovvero il club deal Asset Italia 1 Srl, promosso da Tip e di cui la stessa è il maggior investitore, detenendo direttamente e indirettamente circa il 59% di Alpitour su basi fully diluted.
Fatta questa premessa, torniamo al presente. È giovedì scorso, ovvero il 14 marzo, quando il consiglio di amministrazione di Tip approva la proposta di relazione finanziaria annuale per l’esercizio 2023 da sottoporre all’assemblea degli azionisti convocata per fine aprile. I risultati, nonostante le guerre in corso e l’economia altalenante, sono brillanti: l’utile consolidato pro forma è di 149,1 milioni di euro, in crescita rispetto ai circa 139 milioni del 2022. Il patrimonio netto è di 1,44 miliardi, di gran lunga più alto degli 1,17 miliardi dell’anno passato, a fronte di distribuzioni di dividendi per 21,7 milioni e acquisti di azioni proprie per 20,4 milioni.
Sorride Tamburi, la sua capacità di guardare lontano gli ha dato ancora una volta ragione, è “molto rilevante – si legge a chiare lettere nel comunicato che riassume il bilancio – è stato anche il contributo positivo di Alpitour, Gruppo in forte crescita, che nell’esercizio 2022/23 (chiuso al 30 ottobre) ha raggiunto un ottimo risultato grazie all’andamento del settore, ma soprattutto grazie agli investimenti effettuati e all’ottimizzazione della struttura e del modello di business realizzati durante il periodo pandemico”. La Trevolution che ha riguardato la divisione t.o.[3], per intenderci, e nondimeno l’evoluzione in termini di asset e strategia della compagnia aerea di casa Neos[4] e della catena alberghiera di proprietà Voihotels-VRetreats[5]. Tre facce della stessa prismatica medaglia, che – per correttezza e buoni risultati – hanno confermato la grandiosa capacità di gestione del presidente e ceo di Alpitour, Gabriele Burgio, legato a “Gianni” Tamburi da amicizia e stima decennali, visti anche i comuni trascorsi in Nh Hoteles, oggi solida realtà alberghiera sbocciata grazie a loro.
Ma perché valorizzare le quote Alpi? O meglio: perché farlo proprio ora? Tamburi rompe, al suo solito, il consueto oscurantismo dell’alta finanza e lo spiega con chiarezza nella lettera agli azionisti, puntualmente condivisa con i media: «Mesi fa – racconta – abbiamo iniziato un processo di valorizzazione perché, dopo quello che abbiamo passato durante il Covid, era giusto fare un sondaggio sugli interessi di terzi. Il processo è in corso, da noi un po’ rallentato visti i risultati in miglioramento rispetto all’esercizio record chiuso a ottobre 2023».
«Alcuni interessati – prosegue – avevano infatti osservato che i risultati dello scorso anno potevano essere condizionati da quell’entusiasmo post pandemia che aveva portato tutti a voler viaggiare di più. Quello che invece stiamo dimostrando è che anche i mesi successivi alla chiusura non solo vanno meglio del budget, ma consolidano un incremento delle crescite che sembra proprio strutturale. E che anche gli effetti negativi della guerra israelo-palestinese sull’Egitto (destinazione importante per il Gruppo) da una parte sono limitati, dall’altra sono contrappesati dagli incrementi di altre destinazioni. Sarà la leadership assoluta sul mercato italiano, sarà l’unicità dell’articolazione dell’offerta (alberghi, aerei, tour operator, vendite online, etc), ma i numeri ad oggi sono ulteriormente migliorati».
«E se anche non è facile, in un settore così specializzato come il turismo, trovare degli interessati a un’articolazione così complessa e peraltro condizionata da vincoli, come ad esempio la necessità di un beneficial owner finale europeo per la compagnia aerea, non c’è la benché minima intenzione – sottolinea con forza – di accettare proposte che non tengano in adeguato conto cos’è e cosa può ancora diventare. Nell’interesse, come sempre, di voi azionisti, faremo il possibile per trovare le migliori soluzioni tecniche, societarie e finanziarie».
Secondo rumors di mercato, i potenziali pretendenti sarebbero oggi tre[6] e non cinque: il fondo Usa Certares, un altro fondo di private equity internazionale e un Gruppo asiatico, per un affare da tempo stimato tra gli 1,3 e 1,5 miliardi di euro. Uno scenario che vede sullo sfondo l’alternativa (qualora le offerte non dovessero essere congrue) di quotare Alpitour in Borsa, ma farlo più in là, magari tra un anno, quando l’ingresso a Piazza Affari si suppone possa essere più favorevole. Su tutto, poi, l’intenzione di Tamburi di reinvestire nella stessa Alpi[7], garantendo – anche attraverso questa mossa – continuità al progetto industriale e la permanenza in carica del top management, Burgio in primis.
Nel contempo, da Tip giunge notizia del via libera “al processo evolutivo di Asset Italia con modalità parzialmente differenti da quelle originarie”. Il percorso che verrà intrapreso prevede che – in luogo della prospettata integrazione di questa in Tip – i soci di Asset Italia, tra cui la stessa Tip, divengano soci di singoli veicoli dedicati rispettivamente all’investimento in Alpitour e Limonta o, comunque, soci diretti o indiretti delle società-target in cui si è investito, “ciò anche allo scopo di creare binari più efficaci e distinti, anche dal punto di vista temporale, in relazione ai processi di valorizzazione delle singole 10 società-target, secondo la modalità tecnica che sarà individuata quale più opportuna ed efficiente per perseguire tali obiettivi”.
Ma questione Alpi a parte, è l’incipit della lettera di Tamburi agli azionisti che riassume lo stato dell’arte della finanza 2024: «Strana tempora currunt». «Non sono in grado di entrare nei meandri della politica né della geopolitica, ma le questioni economiche cerco di capirle. La fatica non è tanto per quella ormai endemica incertezza su cui J. Galbraith scrisse un gran libro più di quarant’anni fa e che continua ad essere attuale, ma perché i fenomeni che viviamo in questi tempi sono veramente peculiari, particolari. Strani appunto, in parte anche contraddittori», afferma il banchiere d’affari. «Le borse, nel 2023, tra le varie stranezze, hanno visto premiate le banche, i titoli a grande capitalizzazione ed alcuni legati alla tecnologia. Ma le mid e small cap, salvo eccezioni, sono state snobbate», spiega.
E poi nota: «I risultati effettivi di bilancio di molte aziende sono ai massimi livelli mai raggiunti; anche centinaia di altre società hanno avuto risultati simili, ma le borse continuano a non accorgersene. Da qualche settimana molti operatori segnalano che il 2024 sarà l’anno delle mid cap. Speriamo che almeno su questo non sbaglino le previsioni, o meglio gli orientamenti, perché ormai le previsioni in quanto tali si sono dimostrate talmente fallaci da scoraggiare tutti».
«Quest’anno – prosegue – evito di fare la carrellata delle singole aziende, così non ho più il problema di trovare gli aggettivi più giusti per fare i più adatti complimenti a imprenditori e manager che, come già riportato, hanno performato in positivo ancora una volta, confermando che siamo in presenza di tante storie eccezionali, con ulteriori prospettive di miglioramento, con leadership indiscutibili che non potevano non dare certi output».
Infine, un passaggio sul gruppo di società non quotate, pertanto meno visibili prima facie, che continua ad irrobustirsi. Tra queste c’è, appunto, Alpitour. «Il loro valore – conclude Tamburi – si sta avvicinando al miliardo di euro e riteniamo possa essere un fantastico serbatoio di Ipo, o di combinazioni societarie comunque virtuose, per i prossimi anni».
Imprescindibile, per Giovanni Tamburi, un volo pindarico sullo scenario globale. Primo capitolo riguarda l’Asia, dove «c’è troppa voglia di continuare a crescere, di allinearsi quanto più possibile all’Occidente per pensare che ci possano essere dei forti rallentamenti». E riguardo alla Cina nello specifico, «la sensazione è che i vertici politici del Paese non possano permettersi di mandare troppo indietro le aspettative economiche delle famiglie, perché dopo l’enorme crescita che li ha visti protagonisti da molti anni, la popolazione non può ammettere di essere stata illusa». Da qui la premonizione, che il gigante asiatico «continuerà a crescere molto e più che altro cercherà di recuperare il gap creato dall’uscita dalle produzioni in loco di tanti gruppi internazionali negli ultimi 2/3 anni, anche perché tale disimpegno è strutturale, come si sa, a partire da Apple».
Passando ai mercati finanziari, «oltre alle stranezze toccate in precedenza, vanno segnalati fenomeni, già in parte accennati nella lettera di un anno fa. Il primo e ai nostri occhi più importante riguarda i prezzi delle aziende, che continuano a scendere».
Last but not least, «l’avvento, sempre più impetuoso, delle potenzialità almeno apparentemente offerte dall’intelligenza artificiale», che rappresenta «il maggiore, non solo dei condizionamenti, ma anche di nuovi modi di operare, sempre più meccanicistici». Su questo punto l’ultimissima riflessione di Tamburi: «Tutti confidano che l’intelligenza artificiale possa essere più di un turbo, però questo vale solo per chi sta dalla parte giusta, ovviamente. Ma anche lì, dopo il sali e scendi del metaverso, conviene essere prudenti. Per cui, su questo abbiamo pochi dubbi, dobbiamo innanzitutto continuare a star vicini alle nostre aziende, aiutarle ad affrontare questo periodo strano in chiave più che altro strategica, per cercare di selezionare e per quanto possibile cogliere tutte le opportunità possibili».
Fatto bagaglio di tutte queste considerazioni, quello che Giovanni Tamburi vede con chiarezza è «un 2024 di maggiori opportunità, sia per Tip che per le partecipate, più di acquisto che di vendita». Chiosa che certamente vale, almeno in parte, anche per Alpitour World.
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