Sono passati quasi dieci anni dalla prima reintroduzione dell’imposta di soggiorno in Italia e Confindustria Alberghi torna sulla questione ricordando i tanti interventi e segnalando criticità e preoccupazioni: “In una recente lettera al ministro Centinaio, ferma restando l’ambizione che questa imposta possa essere abolita, abbiamo sostenuto l’esigenza di una revisione organica della materia – si legge nella nota – È di queste ore la notizia che la vice ministro dell’Economia, Laura Castelli, ha chiesto l’inserimento nel decreto Crescita di una norma volta a rendere più stringenti i controlli. Certamente è importante garantire l’adempimento, ma va sottolineato che l’intero sistema delle verifiche, dei controlli e delle sanzioni ha bisogno di essere profondamente rivisto”.
La confederazione degli albergatori ricorda che la categoria “oltre a essere chiamata a svolgere un’attività di riscossione per conto del comune – attività che non viene né riconosciuta né remunerata – è per giunta soggetta a un sistema sanzionatorio particolarmente afflittivo: in quanto agenti contabili, eventuali versamenti errati o mancanti anche solo parziali, si configurano come peculato e quindi perseguibile penalmente, cui si aggiungono le sanzioni amministrative previste dai regolamenti comunali”.
Di recente sulla materia è intervenuto anche il Consiglio di Stato mettendo in evidenza in un caso “alcune contraddizioni in merito ai provvedimenti sanzionatori”.
Confindustria Alberghi sottolinea inoltre che “allo stato attuale il sistema dei controlli si concentra principalmente se non esclusivamente sulle imprese alberghiere, mentre le altre tipologie di ricettivo – pur rappresentando ormai una quota estremamente rilevante del mercato – sono toccate solo marginalmente dal fenomeno”.
La richiesta degli albergatori è che venga rivisto il quadro complessivo della materia per garantire l’efficacia del controllo per tutte le tipologie di soggetti tenuti e un sistema sanzionatorio equo.