Tassa di soggiorno, gli incassi superano il miliardo
Il 2024 ha segnato un traguardo storico per l’imposta di soggiorno: per la prima volta, gli incassi generati dai turisti che pernottano in città d’arte e località di villeggiatura hanno superato il miliardo di euro. Per l’esattezza, 1 miliardo e 10 milioni. A fornire i dati aggiornati è l’Osservatorio nazionale di Jfc, che li ha elaborati per il Sole24Ore. Numeri che, quindi, vanno al di là delle previsioni di appena un mese fa, quando lo stesso Osservatorio stimava che gli introiti avrebbero sfiorato il miliardo, ma non superato.
Questo risultato – viene spiegato – rappresenta un incremento del 27% rispetto al 2023 e testimonia il ruolo sempre più centrale di questa tassa per le casse comunali. Secondo le proiezioni dell’Osservatorio, il trend continuerà a crescere, con stime per il 2025 che indicano un ulteriore aumento del 17%, portando il totale a circa 1 miliardo e 180 milioni di euro.
Roma è al vertice della classifica dei Comuni con il maggior gettito, con un incasso di quasi 287 milioni di euro nel 2024, “più di un quarto del totale nazionale”. Una cifra che inevitabilmente è destinata ad aumentare nel 2025, anno del Giubileo, con un afflusso previsto di circa 32 milioni di pellegrini. Tra la altre città, seguono a grande distanza Milano e Firenze, entrambe con circa 76 milioni di euro, mentre Venezia si attesta a 40 milioni. Tra le località balneari, Rimini guida la classifica con un gettito di 14 milioni di euro.
Anche il periodo delle festività natalizie e di inizio 2025 ha registrato risultati significativi. “La stima dei proventi relativi ai 17 giorni che vanno da sabato 21 dicembre a lunedì 6 gennaio – si legge sul Sole24Ore – è di 53 milioni di euro”, con Roma che ha incassato il 44% del totale (23,5 milioni).
L’imposta di soggiorno, introdotta a livello nazionale nel 2011, ha registrato una crescita continua, passando dai 77 milioni di euro del primo anno fino a sfondare, come detto, il miliardo di euro. Questo aumento è dovuto non solo all’incremento dei flussi turistici, ma – viene sottolineato – anche all’ampliamento della platea dei Comuni che applicano la tassa: oggi sono 1.314, contro i 13 del 2011, e altri 31 si aggiungeranno nel 2025.
Inoltre, molte città hanno aumentato le tariffe o esteso i periodi di applicazione. Roma, ad esempio, ha fissato il tetto massimo a 10 euro per notte a partire da ottobre 2023, mentre Firenze ha introdotto una tariffa di 8 euro per alcune categorie di alloggi. E proprio nei giorni scorsi anche la giunta comunale di Bergamo ha formalizzato il rialzo della tassa di soggiorno, che passa dal 6% al 7% con un tetto di 5 euro a persona per notte per un massimo di 5 notti. Il maggior gettito atteso è di 200 mila euro.
Sebbene l’imposta nasca per sostenere il settore turistico, una buona parte dei proventi viene destinata a interventi non legati al turismo. Parliamo di «cifre monstre – spiega Massimo Feruzzi, amministratore unico di Jfc – che ci indicano come questa imposta sia ormai considerata dai Comuni uno strumento essenziale per acquisire risorse, la maggior parte delle quali utilizzate per interventi non turistici».
Proposte di riforma sono in discussione da tempo. Una risoluzione della Commissione Finanze del Senato, presentata a febbraio 2024, proponeva di vincolare gli incassi esclusivamente a investimenti nel turismo e di legare l’importo della tassa al costo del pernottamento anziché alla categoria della struttura. Nel corso dell’anno – ricorda il Sole24Ore – incontri tra governo, Comuni e associazioni di categoria hanno avanzato l’ipotesi di estendere l’applicazione dell’imposta a tutti i Comuni, non solo a quelli turistici o capoluoghi.
La crescita dell’imposta è strettamente legata all’aumento dei flussi turistici, in particolare quelli internazionali. Come viene riportato nell’articolo, secondo il Centro Studi Turistici di Firenze per Assoturismo Confesercenti, il 2024 si è chiuso con oltre 458,5 milioni di pernottamenti, in aumento del 2,5% rispetto al 2023, grazie a un incremento del 7,4% dei visitatori stranieri.
Nonostante il successo economico, rimane aperto quindi il dibattito su come gestire e utilizzare al meglio questo strumento fiscale, che ormai rappresenta una voce fondamentale nei bilanci dei Comuni italiani.