«Il turismo italiano inizia a far paura e cercano di colpirci come possono». Daniela Santanchè alza il muro e nel mirino del ministro del Turismo finisce la stampa internazionale, accusata di creare «un allarmismo infondato sull’aumento della tassa di soggiorno» preannunciata prima dell’estate.
L’argomento resta delicato e da quando sono cominciate a circolare indiscrezioni in merito – come, ad esempio, il possibile incremento fino a 25 euro, a camera, negli hotel del segmento luxury ed extralusso – si è alzata la temperatura.
Prima una breve nota del Mitur ha “reso noto, per quanto di sua competenza, che non si sono ancora concluse le interlocuzioni con le associazioni di categoria e gli altri attori istituzionali in vista di una possibile proposta di modifica della disciplina dell’imposta di soggiorno: il dialogo proseguirà a settembre”.
Poi, appunto, la secca smentita di Santanchè, che risponde per le rime soprattutto alla stampa estera: «Nessuno – chiarisce con decisione il ministro – ha mai parlato di un aumento della tassa senza criterio. Abbiamo sempre evidenziato l’importanza di portare avanti il dialogo con le associazioni di categoria e i Comuni per lavorare insieme a una possibile revisione dell’imposta di soggiorno. Un’imposta che magari sia proporzionata al costo della stanza e che diventi di scopo, quindi anche finalizzata a sostenere investimenti e politiche del turismo».
L’invito della titolare del Mitur, quindi, è attenersi ai fatti: «Tutte le ricostruzioni di queste settimane sono frutto di interpretazioni talvolta anche fantasiose. Nelle prossime settimane riuniremo il tavolo di lavoro e sarà nostra cura renderne noti i risultati».
A oggi la tassa è stata istituita da 1.268 Comuni, circa uno su 5 (il 22%) degli aventi diritto e ha fruttato incassi complessivi per 778 milioni di euro.