La Brexit come opportunità per il turismo italiano, in attesa che si ristabilizzino e ripartano i flussi turistici internazionali ed extra Ue. È quanto emerge dal webinar “Brexit, un’occasione di rilancio per il turismo italiano” organizzato da Global Blue, che opera nel settore del tax free shopping.
Con l’uscita del Regno Unito dall’Unione europea il 1° gennaio 2021, infatti, si è venuta a creare una potenzialità commerciale data dall’esenzione dell’Iva, il cosiddetto tax free shopping. E sono ancora forse in pochi, quelli che hanno già colto, e sfruttato, questa nuova opportunità.
L’evento, moderato dal corrispondente da Londra de Il Sole 24 Ore, Simone Filippetti, ha visto tra i relatori Stefano Rizzi, country manager di Global Blue Italia, Alessandra Priante, direttore Europa World Tourism Organization (Unwto), Giorgio Palmucci, presidente di Enit, e Luis Millan, market research manager di ForwardKeys.
Le prospettive per l’Italia, soprattutto nel medio termine, legate al turismo dall’Inghilterra sembrano particolarmente buone. Il Bel Paese è infatti oggi, secondo Global Blue, la terza meta preferita in Europa (dopo Spagna e Francia) dai viaggiatori inglesi. Come sottolinea Stefano Rizzi, le opportunità non riguardano soltanto i turisti inglesi, ma anche quei 5 milioni di cittadini europei che vivono nel Regno Unito e che spesso tornano per vari motivi nel proprio Paese di origine.
C’è poi un altro elemento che gioca a favore delle prospettive legate allo shopping tax free: il fatto che dalla fine dello scorso anno, il governo inglese abbia sospeso per i cittadini di tutte le nazionalità la possibilità di fare tax free shopping in Inghilterra.
Un inaspettato, quanto gradito, regalo per altri Paesi, verso i quali, sottolinea Rizzo, il turista extra Ue (cinese, arabo, russo) sarà più propenso a spendere.
Prospettive rosee frenate però dalle restrizioni cui sono soggetti attualmente i cittadini Uk che vogliano muoversi all’estero. Attualmente il governo inglese ha adottato un sistema di codici a colori, che categorizza i Paesi in base al rischio sanitario legato al Covid, e l’Italia, come il Portogallo e altre destinazioni, rientra nella Amber List che prevede, oltre all’obbligo di diversi tamponi, anche una quarantena obbligatoria al ritorno.
Come sottolinea Luis Millan di Forward Keys, società di analisi dati, a prescindere dalla situazione epidemiologica, le decisioni di viaggio degli inglesi sembrano essere molto influenzate dall’atteggiamento del governo rispetto alle destinazioni. Al momento, «permane un atteggiamento meno ottimista riguardo il viaggio in Italia: dati di Forward Keys dimostrano che le prenotazioni aeree per l’estate da giugno ad agosto sono soltanto al 13% di quelle del 2019».
D’altro canto, però, sembra affermarsi una preferenza per soggiorni più lunghi (2-3 settimane in media e 11 notti), e una tendenza a una maggiore proporzione di turisti individuali e piccoli gruppi.
Se il tax free shopping si rivelerà o meno un’arma per rilanciare il turismo inglese in Italia, dipende molto anche da come questa possibilità verrà comunicata ai potenziali viaggiatori Uk. Dai dati Global Blue, infatti, risulta che l’awarness dei turisti inglesi rispetto a questa possibilità sia ancora molto limitata, ma per coloro che ne sono già a conoscenza, costituisce un forte incentivo a spendere.
E proprio di comunicazione, anche rispetto alla sicurezza generale di una destinazione, ha parlato Priante, secondo la quale «per riprendersi, il turismo ha bisogno soprattutto di programmazione. È necessario recuperare la fiducia dei potenziali turisti, in modo che il viaggio torni a essere visto come qualcosa di leggero e piacevole».
Sicurezza come elemento imprescindibile per la ripresa, anche secondo Palmucci: «L’organizzazione della ripartenza sta andando bene. È sufficiente osservare l’andamento della campagna vaccinale. Gli operatori del settore, nonostante le difficoltà economiche, hanno investito e si sono attrezzati per garantire la sicurezza, che rimarrà un elemento imprescindibile anche dopo la pandemia».
Palmucci ha anche sottolineato come, «negli ultimi 12 mesi si sia sviluppata una consapevolezza su cosa significa se il turismo, che rappresenta il 13% del Pil, si azzera. Ma non dobbiamo dimenticare che l’Italia rimane una destinazione ambita, con un’offerta così ampia da permetterci di avere turisti tutto l’anno».