by Redazione | 7 Aprile 2020 7:00
Riceviamo e pubblichiamo integralmente la lettera aperta di Mario Malerba, da trentotto anni nel mondo del turismo e oggi alla guida di Team Valore, un gruppo di 200 agenzie di viaggi distribuite sul territorio nazionale. Il suo obiettivo è di ribadire, per l’ennesima volta, l’importanza della filiera produttiva del travel, che deve ricevere il giusto supporto in un momento di grande crisi come questo, per via dell’emergenza coronavirus.
Apprezzo gli interventi e le lettere aperte dei più importanti imprenditori e delle associazioni di categoria del turismo: le nostre aziende stanno affrontando l’inimmaginabile. Rispetto ad altri settori merceologici, le imprese turistiche sono poco capitalizzate, a causa della bassa marginalità, dell’alto livello di concorrenza e della struttura verticale del mercato di intermediazione: non hanno patrimonializzato e non sono strutturalmente predisposte a superare una crisi pandemica come quella che stiamo vivendo.
Il mercato italiano del turismo, salvo poche e conosciute società, è costituito da microimprese che spesso non hanno voce: nel solo comparto delle agenzie di viaggi si contano 40mila addetti polverizzati in circa 9mila realtà tra agenzie con singole partite iva, network con sedi centrali e filiali e, ultima tendenza, i personal travel agents, ovvero professionisti che prestano i loro servizi di consulenza in smart working. Anche tra i tour operator c’è molta dispersione, con circa 120 aziende per un totale di 8.500 lavoratori. Alberghi e ristoranti sono per la maggior parte a gestione famigliare: i ristoranti, ad esempio, sono 40mila per un totale di 400mila addetti. La situazione non cambia sul fronte delle imprese specializzate in eventi, incentive e business travel, che nel 2018 hanno realizzato un totale di 421.503 eventi e spesso sono società di persone con pochi dipendenti. Persino nel settore dell’incoming, che fino all’anno scorso ha convogliato in Italia milioni di stranieri, si osservano centinaia di piccole aziende.
L’intento di questa lettera aperta è sottolineare che tutte le persone, gli imprenditori e i lavoratori che operano nel settore turistico, in base alle statistiche, rappresentano una variabile compresa tra il 15% e il 20% della forza lavoro italiana e producono un giro d’affari che rappresenta il 13% del Pil. Queste persone hanno bisogno di un sostegno immediato: giorni e mesi di inattività porteranno a chiusure, licenziamenti, fallimenti. Il governo non può limitarsi a cure palliative: la cassa integrazione e gli altri interventi adottati nei dl emanati sino ad oggi rappresentano dei piccoli passi, ma adesso si deve immettere immediatamente liquidità a lungo termine a tasso zero, prorogando il pagamento di tasse, contributi, mutui e altre spese almeno di un anno, come suggeriscono le proiezioni elaborate dagli analisti economici. La politica tutta deve muoversi per sostenere il turismo: serve un tavolo tecnico con i ministeri interessati, i rappresentanti di tutte le categorie e le banche.
Se si lasciano alla deriva tutte queste persone, non si rischia solo il collasso di un comparto economico, si rischia il collasso del Paese: il turismo, infatti, ha forti ripercussioni sull’immagine e sulla tenuta stessa del sistema Italia. Gli operatori che si occupano di incoming, portando gli stranieri in Italia agevolano e promuovono il made in Italy nel mondo, così come gli addetti del business travel sono la chiave strategica delle nostre esportazioni. Anche chi opera nell’outgoing gioca un ruolo di primo piano, perché permette ai cittadini del mondo di incontrare gli italiani e di scoprire la loro innata empatia che, mi sento di dire, è il motore di tutto il nostro sistema import-export. Aggiungo che i professionisti del turismo sono prima di tutto persone che una domenica di un certo giorno, mese, anno si recheranno alle urne. Un popolo stimato di 7.880.000 elettori, considerando anche l’indotto, su 50 milioni di aventi diritto al voto. La mia lunga esperienza nel turismo mi ha insegnato a combattere soprattutto per le giuste cause. Non chiedo niente per me, ma porto avanti con forza e attraverso ogni canale possibile il mio messaggio, che è comune a quello di tanti imprenditori del settore: se non si salva subito la filiera produttiva del turismo, che è una delle più importanti in Italia come numeri e come immagine, il Paese intero non ce la farà.
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