Tempesta Boris: treni in tilt in Austria, Polonia e Repubblica Ceca
Da giovedì scorso, ampie zone di Austria, Repubblica Ceca, Ungheria, Romania e Slovacchia sono colpite da forti venti e piogge molto violente che hanno causato inondazioni e hanno costretto all’evacuazione di migliaia di persone dalle loro case e ci sono state, purtroppo, anche alcune vittime.
Il ciclone Boris, questo è il nome dato all’ennesimo fenomeno la cui potenza distruttiva è alimentata dai problemi legati al cambiamento climatico, si è abbattuto con particolare violenza in Austria, nella regione del Tirolo. Qui alcune zone sono state ricoperte di neve fino a un metro, una situazione eccezionale per metà settembre, visto che fino a qualche giorno fa c’erano temperature fino a 30°C.
Una importante interruzione di energia elettrica ha costretto il Paese a sospendere i servizi ferroviari nella parte orientale ieri, domenica, e diverse linee della metropolitana sono state chiuse a Vienna, dove il fiume Wien minaccia di straripare.
Anche il traffico ferroviario tra la Polonia e la Repubblica Ceca è stato bloccato e le autorità polacche hanno chiuso il valico di frontiera di Golkowice con la Repubblica Ceca dopo che un fiume ha esondato gli argini. Bloccati anche i treni sulla linea che collega le città di Prudnik e Nysa.
Secondo i climatologi, che prevedono ancora forti piogge, il Danubio e i suoi affluenti in questo momento sono bombe d’acqua a orologeria e nei Paesi colpiti da Boris si corre a rafforzarne gli argini con il timore di una piena superiore a quella tragica del 2013.
Nella Romania, a Galati nel sud-est, sono state danneggiate 5.000 case e centinaia di persone sono state salvate.
La Slovacchia ha dichiarato lo stato di emergenza nella capitale, Bratislava.
La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen ha espresso in un messaggio su X la sua «solidarietà a tutte le persone colpite dalle devastanti inondazioni» e ha dichiarato che «l’Ue è pronta a fornire sostegno».