Tra i fenomeni letteralmente esplosi in una manciata di settimane, dall’insorgere dell’emergenza sanitaria del coronavirus, c’è da annoverare sicuramente quello delle videoconferenze e webinar.
Può bastare un esempio emblematico: in una sola settimana, dal 15 al 21 marzo, nel mondo ci sono stati più di 62 milioni di download di app per videoconferenze, pari al +45% rispetto alla settimana precedente che già aveva segnato un’impennata.
Al tempo del Covid-19 i webinar e le webconference spopolano con un flusso ininterrotto che trova i suoi picchi in due distinte fasce orarie che vanno dalle 15 alle 17 e dalle 19 alle 20. Il pomeriggio, secondo gli analisti di Google che hanno elaborato i primi rilevamenti durante l’emergenza sanitaria, è il momento preferito per organizzare corsi di formazione o briefing di varia natura.
Le piattaforme preferite hanno nomi ormai familiari ai più: da quella amicale di Houseparty, generalmente utilizzata per ristretti gruppi di persone (in prevalenza famiglie) e la più apprezzata dalle giovani generazioni, si passa a quelle più professionali come Zoom, Cisco Webex, Hangouts Meet e Microsoft Team.
Tutte le case madri di questi nuovi strumenti di vita sociale e lavorativa hanno lanciato offerte promo, gratuità e abbonamenti periodici che vanno da quelli mensili a quelli annuali, con costi comunque contenuti, e questo soprattutto per consentire alle imprese di organizzare briefing periodici con il personale che lavora in modalità smart working. In media i costi variano a seconda del numero di partecipanti: si va da una fee di 20 euro fino a 100 euro al mese, con la possibilità di coinvolgere dalle 50 persone fino a 10mila utenti.
Il gradino più alto del podio di queste app è occupato da Zoom Cloud Meetings, che nelle prime due settimane di marzo ha fatto registrare volumi di traffico sbalorditivi: 14 volte superiori alla media mensile negli Usa, 22 volte in più in Francia e ben 55 volte superiore alla media in Italia.
Google Meet, solo in Italia, è stata scaricata 140 volte in più dall’inizio di marzo a oggi. E gli analisti di Google evidenziano che, “in un periodo ancora incerto di isolamento sociale la crescita esponenziale delle app per webinar e videoconferenze è destinata a raggiungere altri picchi da qui alla fine di aprile”.
Solo nel settore turistico si moltiplicano di giorno in giorno meeting online, webinar e briefing in versione conference call: è l’unica modalità che permette di condividere strategie, informarsi e formarsi al tempo del coronavirus.
C’è poi l’aspetto legato al grande business che si è generato intorno a queste app: ad esempio, soltanto Zoom ha beneficiato di un rialzo del suo titolo a Wall Street senza precedenti: l’azienda, che ha chiuso l’ultimo bilancio con 623 milioni di dollari di ricavi (+88%) e 21,7 milioni di utili, è quotata al Nasdaq da un anno e oggi vale oltre 33 miliardi di euro.
E sempre Zoom è stata al centro di una violenta polemica legata a una delle controindicazioni più vistose, legate alla privacy, poiché il sito d’inchiesta The Intercept ha denunciato il fatto che alcune videoconferenze non erano criptate e potevano essere seguite dal team di Zoom, al punto che la Nasa, lo scorso mese, ha vietato l’organizzazione di videoconferenze e briefing tramite Zoom.
Ma, al di là delle polemiche e presunte violazioni di privacy, rimane il boom di questo fenomeno destinato a perdurare almeno fino al ritorno alla normalità che mezza popolazione mondiale attende con crescente trepidazione.