by Redazione | 17 Dicembre 2024 12:25
Un contributo all’economia italiana che si aggira sugli 8 miliardi. Sono oltre 7,9 per la precisione quelli stimati di Airbnb nel 2023, in base ai nuovi studi di Oxford Economics e Nomisma, che mettono in risalto i vantaggi degli affitti brevi[1], che supportano oltre 54.000 posti di lavoro.
In particolare, viene evidenziato che mettere in condivisione la propria casa sia una fonte di benefici economici significativi per le famiglie, le comunità locali e l’economia turistica in generale e, soprattutto, contribuisce a diffondere il turismo nelle aree rurali e meno battute in Italia e in Europa.
Osservando lo scenario generale, secondo Oxford Economics nel 2023 i viaggiatori che, in tutta l’Ue, hanno scelto di soggiornare in appartamento hanno generato un ritorno economico pari a 149 miliardi di euro, 2,1 milioni di posti di lavoro e 40 miliardi di euro di entrate fiscali complessive.
Prime a beneficiarne le destinazioni extraurbane: il 55% dei viaggiatori che ha usufruito degli affitti brevi lo ha fatto al di fuori delle grandi città, un trend in crescita. Inoltre i pernottamenti in località rurali sono raddoppiati dal 2020, dimostrando di essere una chiave valida per costruire un settore turistico più sostenibile
«Negli anni gli affitti brevi sono diventati la soluzione preferita di molte famiglie europee per viaggiare in modo conveniente in tutta Europa – osserva Juliette Langlais, campaign director di Airbnb per l’Europa, il Medio Oriente e l’Africa – Allontanando i turisti dalle destinazioni urbane più affollate, dove si concentra la maggior parte dell’offerta alberghiera e dei flussi turistici e sono maggiori le criticità per le comunità locali, gli affitti brevi hanno distribuito i benefici del turismo a famiglie e imprese locali in molte destinazioni extraurbane».
Oxford Economics rileva che l’impatto degli affitti brevi sul mercato immobiliare è minimo e circoscritto a specifici quartieri e non sorprende che le normative eccessivamente stringenti e poco mirate adottate in alcune città europee non siano riuscite a risolvere le problematiche.
A Parigi, ad esempio, un divieto de facto degli affitti brevi sulle seconde case non è riuscito a impedire un aumento dei prezzi degli affitti medi e delle proprietà, che sono cresciuti rispettivamente del 21% e del 15% da quando le norme in vigore sono state introdotte, sei anni fa.
Ad Amsterdam il numero di soggiorni turistici è aumentato del 12% dal 2019, nonostante l’introduzione di norme severe che limitano gli affitti brevi a un massimo di 30 giorni all’anno per tutta la città, con una diminuzione del 50% dei soggiorni in strutture turistiche arredate. Gli hotel hanno così beneficiato del forte aumento di pernottamenti turistici, a detrimento delle famiglie locali.
«Gli affitti brevi – conclude Langlais – fanno parte delle opzioni per un turismo più sostenibile che garantisca il diritto dei residenti nei Paesi dell’Unione Europea di vivere, ospitare e viaggiare in modo accessibile in tutta Europa. Continuiamo a tutelare questo diritto».
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