Lo dicono tutti, e per una volta le aspettative positive mettono d’accordo Italia e resto del mondo. Un po’ ovunque il 2017 sarà un anno di crescita per il turismo legato al segmento Mice, a cui Bit dedica una delle tre macro-aree (le altre due sono Leisure e Luxury). Per quanto riguarda il nostro Paese, ad esempio, proprio congressuale e incentive sono al centro della politica di promozione del governo e dell’Enit, che puntano sul potenziamento delle realtà esistenti – da Roma a Milano e Torino, ma senza dimenticare Firenze, Rimini e Bologna – per centrare l’obiettivo della destagionalizzazione e per catturare i repeater.
Tutto per un motivo molto semplice: quello congressuale è un segmento ad alta marginalità per le città sede di convegni, che possono contare su viaggiatori con una capacità di spesa tre volte superiore rispetto a quella di un turista leisure tradizionale.
Per l’anno in corso, poi, il bel tempo sembra assicurato dai due anni consecutivi di crescita. «Gli eventi aziendali sono contraddistinti dal segno più rispetto alle performance 2015, quelli associativi tengono anche grazie al contributo degli sponsor», ha dichiarato qualche giorno fa al Sole 24 ore Mario Buscema, presidente di Federcongressi. E se per il 2016 i dati definitivi sono ancora in corso di elaborazione, i numeri a cui bisogna fare riferimento sono ancora quelli dell’Osservatorio italiano dei congressi e degli eventi curato dall’Alta Scuola in Economia e Relazioni internazionali dell’Università Cattolica.
Risultato: due anni fa in Italia sono stati complessivamente realizzati più di 390mila eventi con un minimo di 10 partecipanti ciascuno (+11,5% rispetto al 2014), per un totale di quasi 26milioni di partecipanti (+7,3%). Sul fronte della distribuzione geografica, le città del nord – qui sono presenti 220 sedi congressuali (il 52,8% del totale nazionale) – la fanno da padrone, seguite da quelle del centro Italia (25,9% delle location, qui le capofila sono Roma, con 400 location e Firenze, con le sue 108) e dal sud (13,2%) e le isole (8,1%).
«Nonostante permangano elementi di criticità – si legge nell’introduzione dello studio – come la frammentazione dell’offerta e un potenziale non ancora completamente espresso dalle regioni del sud a causa di carenze infrastrutturali, l’appeal del Paese come destinazione per congressi ed eventi è in salita».
Merito della ripresa economica, ma anche degli investimenti di operatori e destinazioni e la piena presa di attività del Convention Bureau Italia, l’organismo privato costituito due anni fa da Federcongressi&eventi con Confesercenti-Assoturismo, Confturismo-Confcommercio, Federalberghi e Federturismo-Confindustria per promuovere l’Italia soprattutto nei mercati internazionali.