Think tank turismo: il futuro secondo Burgio&Co.

Think tank turismo: il futuro secondo Burgio&Co.
09 Ottobre 11:00 2024 Stampa questo articolo

Uno sguardo al turismo e al trasporto aereo a 360 gradi, con un primo bilancio della stagione 2024: questi i temi centrali affrontati nelle scorse settimane nel corso della trasmissione social Morning Call’del Sole 24 Ore, alla quale hanno partecipato Gabriele Burgio, presidente e amministratore delegato di Alpitour World, Alfredo Pezzani, chief business officer di Aci bluteam, e Magda Antonioli, vice presidente dell’European Travel Commission e presidente dell’Osservatorio Turistico Nazionale.

Un turismo in ottima salute, sia in entrata che in uscita, come ha sottolineato il numero uno di Alpitour con una doverosa premessa: «Occorre distinguere tra outgoing e ricettivo. Nel primo ambito, abbiamo avuto un inizio d’anno complicato: per gli italiani che da sempre amano l’Egitto, da ottobre 2023 (quando è scoppiato il conflitto arabo-israeliano, ndr), è stato difficile sostituire l’offerta per neutralizzare l’inevitabile crollo della domanda. Abbiamo comunque orientato i nostri clienti verso Capo Verde e investito molto sul lungo raggio, pur con margini inferiori. Poi durante la primavera son ripartite molte mete estere e si è consolidata la situazione, con un buon andamento del last minute, durato a lungo: basti pensare che abbiamo venduto vacanze estive fino al 20-21 agosto. Ecco perché anche le prenotazioni in questo inizio di settembre stanno andando bene».

«Mentre sul versante incoming – ha proseguito Burgio – gli stranieri continuano a venire, soprattutto gli americani generando un contributo al Pil considerevole. Si tratta di un fenomeno che ci auguriamo possa continuare anche nei prossimi anni. Il rovescio della medaglia è stato un ridotto budget delle famiglie che hanno dovuto fronteggiare un aumento dei prezzi di vari generi. Per questo abbiamo assistito a una contrazione nella durata delle vacanze, ma complessivamente la stagione è stata molto soddisfacente».

Un bilancio che terrà conto anche di una timida ma significativa destagionalizzazione, come ha spiegato Magda Antonioli: «Le stagioni nel turismo son cambiate, abbiamo assistito a un progressivo smussamento dei picchi: agosto non è più il solo momento clou. Ci sono poi bacini e target più ibridi, così come si sono modificate le modalità di vacanza. In tutti i modi, c’è un forte recupero dell’autunno che favorirà anche il turismo minore e le vacanze itineranti. E dal momento che oggi c’è una spiccata tendenza a rigenerarsi, a pensare allo sport, al relax, al benessere, direi che questi sono i connotati tipici del fuori stagione».

L’INVERNO CHE VERRÀ: PREVISIONI E ASPETTATIVE

E guardando alla winter 2024-25, Burgio ha puntualizzato: «L’Italia non è un Paese per il turismo invernale, fatta eccezione per il prodotto neve. Mentre gli italiani che viaggiano in inverno sono una categoria completamente diversa, con abitudini differenti in termini di prezzi, prenotazioni e scelte. A guardare le tendenze in atto si può dire che c’è una scoperta dell’Africa orientale con Kenya e Tanzania, grazie a un minore fuso orario. Noi, come tour operator, dobbiamo inventarci qualcosa di particolare: apriamo varchi in Colombia, in una nuova zona della Repubblica Dominicana, riscopriamo dell’Egitto». Ma in inverno continueranno a marciare bene «Thailandia e Giappone, che ha registrato un vero boom dall’Italia. E il classico “mare d’inverno” trainato da un accentuato advanced booking, come le Maldive, sempre al top nei desideri degli italiani e per le quali, fin da inizio anno, abbiamo prenotazioni per Natale».

ASPETTANDO I NUOVI AEREI

Focus anche sul turismo d’affari e sul luxury con una mirata osservazione di Alfredo Pezzani: «Abbiamo visto crescite interessanti, in linea con i dati Iata che registrano il +5% in Business e Premium, che valgono il 25-30% dei fatturati delle compagnie aeree. Sono dati interessanti che preludono a profitti in crescita. Il trasporto aereo mondiale, quest’anno, toccherà i 30,5 miliardi di euro di utili con un +11% rispetto allo scorso anno. Il revenue per passeggero sta pure crescendo in forma consistente. Ma c’è un grosso neo: i vettori che non ricevono aerei nuovi, ovvero i forti ritardi nelle consegne, che impongono di rivedere certe strategie. Per questo, quest’anno, si registreranno 1,4 milioni di voli in meno rispetto alle previsioni».

Preoccupazioni condivise da Burgio, che aggiunge: «La nostra compagnia aerea Neos doveva ricevere quattro aerei, ma così non è stato. Il ritardo di circa un anno accumulato nelle consegne ci ha obbligato a ricorrere agli affitti di aeromobili. C’è un problema legato innanzitutto alla produzione che ha rallentato molto: basti pensare che Boeing ha ordini per 2.200 “macchine” che non riesce a smaltire. A questo si sono aggiunti problemi tecnici legati all’usura dei pezzi negli aerei che attualmente volano, ma che devono ovviamente sottostare a rigidi controlli di sicurezza. In altre parole, l’offerta aerea non riesce a stare al passo della domanda che cresce in modo esponenziale. Prova ne sono le criticità negli aeroporti sovraffollati: per questo sono allo studio soluzioni per ottimizzare gli accessi e la mobilità negli scali, con strumenti e procedure per velocizzare gli imbarchi e mantenere performance operative ad alti livelli».

COSA VUOL DIRE LUSSO

Questo spiega anche perché il luxury è ormai inteso anche come eccellenza nei servizi. A evidenziarlo è Pezzani: «Oggi ci sono vettori che puntano solo sull’alta gamma: vedi Beond che opera con aerei con pochi posti, servizi di bordo di lusso e assistenza personalizzata. Ci sono addirittura alcune catene alberghiere che si stanno organizzando con propri aeromobili dove è previsto perfino un medico di bordo. Ma anche le compagnie aeree tradizionali si stanno riorganizzando inserendo nuove cabine di Prima Classe, come Air France, Emirates, Lufthansa ce Qatar Airways».

Altro punto di forza per un’offerta vincente è l’assistenza aeroportuale: «Stanno crescendo del 35% le richieste della clientela di luxury per servizi speciali, transfer personalizzati, accessi a lounge private dove è possibile effettuare i check-in e addirittura i controlli dei passaporto».

OVERTOURISM? NO A MISTIFICAZIONI

Altro tema scottante trattato nel forum: il dibattutissimo overtourism. «È stato il mantra dell’estate, ma non bisogna mistificare – ha voluto sottolineare Antonioli – Al di là di casi particolari come le Cinque Terre e Venezia, la situazione non è stata così drammatica come mediaticamente riportato. È però chiaro che bisogna fare una programmazione più idonea, più equa, monitorando le capacità di carico in certe località particolari come l’isola d’Elba o la Sardegna. Quindi pianificazione ad alta creatività, con itinerari ad hoc, puntando però anche sulla promozione sui mercati esteri che deve essere già in grado di orientare e influenzare certi flussi, magari mirando su tipicità, eccellenze locali e scoperta di nuovi luoghi. Quindi, diversificazione. Perché, a mio avviso, il punto di svolta è una buona gestione del turismo».

L’AI NEL MONDO DEI VIAGGI

E sulle nuove sfide per il turismo che si chiamano digitalizzazione e intelligenza artificiale, Burgio è stato molto esplicito: «L’Ai deve essere vista come supporto ai professionisti del viaggio e strumento di uso corrente per le nuove figure inserite in tour operator e agenzie di viaggi: i data analyst, ad esempio, possono fare la differenza. In Alpitour stiamo cercando anche di migliorare la risposta alla domanda; stiamo costruendo nuovi pacchetti di viaggio e ci siamo inventati il nostro personaggio digitale in Gpt che in un nanosecondo può fornire le info e i dettagli su tutti i servizi di alberghi e tour».

Pezzan, nel condividere il pensiero sull’importanza dell’Ai. ha aggiunto: «Ricordiamoci che quasi sempre il feedback negativo di un viaggiatore che torna deluso è originato da una errata interpretazione delle aspettative del cliente. È una nuova frontiera per il turismo che passa anche attraverso la digitalizzazione che profila sempre più i clienti: molto presto i sistemi consentiranno di affinare le offerte conoscendo i gusti di ciascuno. Tutto questo vorrà anche dire una forte riduzione de costi».

LA DESTINAZIONE COME IMPRESA

Con simili scenari diventa essenziale la preparazione dei consulenti turistici, come ha ricordato Antonioli: «Cerchiamo di riflettere molto sulle soft skill e sviluppiamo competenze nuove e una formazione dove si acquisisce un avanzamento professionale: le università devono entrare in sintonia con le imprese. Abbiamo nuovi modelli di gestione alberghiera, nuove forme di viaggio richieste dal mercato. La destinazione va vista anche come un’azienda e quindi non dobbiamo trascurare gli investimenti da fare sui luoghi, tenendo presente che il fattore umano, soprattutto nel turismo, in termini di esperienza, cultura e creatività, continua a essere un elemento insostituibile».

In chiusura è stato affrontato il tema, non certo marginale, del turismo open air per il quale Antonioli ha speso una sottolineatura d’un certo interesse: «Oggi è stimato che questo segmento, considerato fino a 5-6 anni fa un mercato molto cheap, assorba circa il 25% di utenza turistica. Questo grazie a una qualificazione dell’offerta, vedi ad esempio con le formule glamping sempre più richieste da giovani e non».

L'Autore

Andrea Lovelock
Andrea Lovelock

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