Tra agricoltura, manualità e territorio, vini autoctoni, biocreatività e lievito in fermento, oltre 90 eventi hanno accompagnato i quasi 140 espositori nei 10.000 mq del Fermo Forum da sabato 2 a lunedì 4 aprile in occasione della 30ª edizione di Tipicità Festival. Un’edizione speciale dove l’esperienza diretta ha riconquistato il sopravvento sulle presentazioni online e le degustazioni insapori via Zoom.
«Riscopriamo finalmente la socialità», ha esordito il presidente della Regione Marche, Francesco Acquaroli, nel corso della cerimonia d’inaugurazione preceduta da una toccante benedizione del vescovo Rocco Pennacchio.
«Riappropriamoci di questi strumenti che ci aiutano nella crescita economica, culturale e sociale. Essere piccolo non significa non essere un’eccellenza. Oggi più che mai “piccolo” è sinonimo di “tipicità”. Ma per mantenere il livello di eccellenza e competitività è necessario sapere aggregarsi per cogliere le nuove sfide e crescere insieme – ha proseguito Acquaroli – Bisogna dare merito al direttore Angelo Serri, ad Alberto Monachesi e a tutta l’organizzazione di Tipicità per avere resistito questi ultimi anni e continuato a credere nell’esercizio costante dell’incontro tra le piccole realtà che fanno grande il Fermano e la Regione Marche in Italia e all’estero».
«L’ultima volta che ho tenuto le forbici in mano per tagliare il nastro in presenza era stata nel 2019. Farlo oggi – ha dichiarato con una certa commozione il sindaco di Fermo, Paolo Calcinaro, al pubblico del forum – è davvero emozionante. Quello che allora era considerato ordinario, oggi è straordinario. Come la presenza delle tante istituzioni civili e militari non solo marchigiane».
Tra di loro il console generale a Montréal, Silvia Costantini, che ha riconosciuto in Tipicità un fiore all’occhiello per l’Italia intera che onora, non solo chi rappresenta il Paese, ma soprattutto le tante comunità di italiani all’estero. «A Montréal siamo pronti a ritornare – ha ribadito Serri – Tipicità è appena rientrata da Expo Dubai, ma il Canada è stata la nostra ultima missione estera prima del coronavirus. Un successo che intendiamo replicare».
A sottolineare l’importanza sociale, economica e culturale delle tipicità della filiera agroalimentare, la presenza dell’ufficio italiano della Fao tra gli interventi in programma del convegno Coldiretti che ha preceduto l’inaugurazione della manifestazione
Tra i tanti personaggi presenti dentro e fuori il Fermo Forum il caporedattore del Tg5, Gioacchino Bonsignore, e il conduttore di Radio Rai, autore televisivo e poeta Marco Ardemagni.
«L’emozione di esserci e di guardarsi in faccia». Assaporare insieme i vincisgrassi alla marchigiana riconosciuti dalla Ue tra le specialità tradizionali garantite (Stg); degustare le denominazioni marchigiane senza uno schermo davanti è esaltante. «Tornare alla normalità fa rima con felicità e tipicità», ha sintetizzato perfettamente Tinto, il co-conduttore di Decanter su Rai Radio2, Nicola Prudente, presentatore e animatore instancabile della kermesse.
Ma se è vero che il Fermo Forum «è un luogo, un punto di incontro dove fare rete – ha sottolineato il presidente della Camera di Commercio delle Marche, Gino Sabatini – Tipicità ha il merito di avere portato prima Fermo fuori da Fermo e poi il Fermano fuori dal Fermano», in Italia, fuori dall’Italia e in tutto il mondo. È questa la grandezza degli organizzatori di Tipicità. Sapere tessere una rete sul territorio, farne una squadra coesa per portarla poi in giro nei cinque continenti e fare sì che i cinque continenti vengano nelle Marche».
Per promuovere un prodotto è necessario conoscere il produttore, comprenderne le esigenze, i limiti e le ambizioni. Promuovere un sistema vuol dire conquistare quotidianamente la fiducia di tutti i componenti di un gruppo. Degustazioni, presentazioni e performance dal vivo di artigiani, agricoltori, chef ed esperti hanno un senso se prima durante e dopo la manifestazione le piccole tipicità dei borghi, delle valli, delle coste e delle montagne sono associate alle esperienze dirette sul territorio dell’operatore e del visitatore.
È da qui che bisogna ripartire. Dal Ristorane due Cigni di Montecosaro Scalo dove la chef Rosaria Morganti ci racconta la differenza tra i “princisgrassi” e i “vincisgrassi“. Tra gli emblemi della cucina marchigiana anche il sindaco di Macerata in persona Sandro Parcaroli presenta i vincisgrassi nello spettacolare teatro Sferisterio della città sede dell’Accademia dei Catenati, tra i più antichi cenacoli letterari d’Italia.
Bisogna ripartire dalle Cantine Conte Leopardi il cui orizzonte spazia ben oltre i colli dell’infinito. Bisogna puntare sulle piccole e grandi imprese artigianali vanto della manifattura italiana.
Dal mais ottofile di Roccacontrada all’anice verde di Castignano, dal topinambur dei Sibillini al carciofo di Montelupone. Dalle Fregnacce di Amandola alle meraviglie del ricamo di Venarotta in una “fusion” con la cucina dell’Alto ascolano.
Un tempo il bosco era sinonimo di paura. Cappuccetto Rosso, Biancaneve, Robin Hood hanno riscattato l’ignoto oltre le mura: «Oggi è la città a spaventare». Le parole del Magnifico Rettore dell’Università di Macerata Francesco Adornato introducono alla nuova sfida di Tipicità. Mentre la città indugia, tentenna e guarda alla campagna con insicurezza, curiosità e invidia, la campagna entra in città e la riconquista.