Totoministri, ipotesi Colosimo al Turismo
Si stringe il cerchio sul governo a guida Fratelli d’Italia. E spunta una nuova figura per il ministero del Turismo: si tratta di Chiara Colosimo, classe 1986, romana di Balduina ed ex consigliere della Regione Lazio, la cosiddetta “sorellina” della premier in pectore Giorgia Meloni. Nome in lizza anche per il ruolo di segretario alla Camera, passaggio che – nel caso andasse in porto – metterebbe in discussione il potenziale incarico nell’esecutivo.
Fermo restando il primo scenario, la fiamma tricolore, come previsto qui, potrebbe sventolare sul Mitur con il travel abbinato allo Sport, in una sorta di “Miturs”. Una combo, ad oggi inedita, di cui però c’è traccia nella storia d’Italia: era il 1987 quando il governo Goria affidò a Franco Carraro, già presidente Figc e Coni, l’allora ministero del Sport e del Turismo.
Oggi, tale combinato, troverebbe ragione nei grandi eventi sportivi che il nostro Paese si prepara a ospitare, dai World Winter Master Games, per cui sono attesi in Lombardia oltre 3.500 atleti over 30, alle roboanti Olimpiadi Milano Cortina 2026, senza dimenticare la Ryder Cup di golf che toccherà Roma il prossimo anno, e sarà preceduto dall’International Golf Travel Market (al via il 20 ottobre), facendo da traino a flussi turistici altospendenti.
A tessere la trama del nuovo dicastero, di cui la Lega si appresta a perdere la paternità, c’è di fatto l’attuale ministro del Turismo Massimo Garavaglia. «L’industria del travel legata allo sport è in grado di generare un enorme indotto per l’economia del Paese», dichiarava lo scorso 23 maggio l’esponente leghista, il cui nome è ora sparito dai vari toto ministri e toto sottosegretari.
Nel frattempo, in via di Villa Ada, sede del Mitur, si lavora a testa bassa per gli Stati Generali del Turismo, in agenda il 28 e 29 ottobre a Chianciano Terme. Opera magna di Garavaglia, che ora rischia di dover cedere la poltrona d’onore alla 36enne Colosimo. O a chi per lei. Non a Daniela Santanché, figura da più parti considerata “divisiva”, il cui nome però è stato funzionale a tenere accesa sul Palazzo la fiamma tricolore.