Arte e cultura francese di scena a Milano. È stata inaugurata al Palazzo Reale, che la ospiterà fino al 18 febbraio, la mostra Il mondo fuggevole di Henry de Toulouse-Lautrec, subito dopo Manet e la Parigi moderna. Così, il Paese d’Oltralpe rinnova l’amicizia con l’Italia, come testimonia Frédéric Meyer, direttore di Atout France: «Ci conforta l’aumento di visitatori stranieri, previsti in 89 milioni per fine 2017, di cui 6,7 milioni italiani, soprattutto a Parigi, sulla Costa Azzurra e nel sud della Francia».
L’esposizione dedicata a Toulouse-Lautrec ci porta nella regione sud-occidentale dell’Occitania, nata dalla fusione di Midi-Pirenei e Linguadoca-Roussillon. Si tratta della seconda regione più grande francese, la quinta più visitata (ma seconda per visitatori di musei, 3.5 milioni l’anno). Una destinazione che rientra nella top ten dei turisti italiani che la raggiungono con sei voli settimanali da Milano per Tolosa, Montpellier, Lourdes, anche con operatori specializzati come Boscolo e Caldana Travel per itinerari e soggiorni su misura.
Da sempre forti i legami con l’Italia: una volta erano i commerci di stoffe e spezie diretti in Spagna che passavano per l’odierno dipartimento del Tarn, cuore geografico dell’Occitania. Oggi nei 13 dipartimenti che sconfinano tra mare e montagna si visitano i villaggi fortificati arroccati (spesso insigniti del marchio “I più bei villaggi di Francia”) e gli otto siti Patrimonio Mondiale dell’Unesco, tra cui i Cammini di Santiago de Compostela, la storica città di Carcassonne, il Pont du Gard. Non solo: si beve bene (con i Doc Gaillac tra le 80 denominazioni di vini della regione, e l’Armagnac, l’acquavite di Guascogna) e si mangia gastronomia d’eccellenza (tra foie gras, ostriche di Montpellier, tartufo nero, formaggio Roquefort, prosciutto del maiale nero di Bigorre), con 44 chef stellati. E poi oltre 180 festival di rilievo internazionale, uno su tutti quello di jazz a Marciac, in agosto.
Ma è il tesoro artistico che spicca, nella capitale Tolosa e soprattutto nella città episcopale di Albi, a 45 minuti d’auto, dipartimento del Tarn. Per i suoi affreschi, la cattedrale di Santa Cecilia è la più italiana di Francia. Ed è la città natale di Toulose-Lautrec. Il suo museo è il vero ambasciatore della regione, situato dal 1922 all’interno di Palais de la Berbie, fortezza del XIII secolo e Patrimonio Unesco. Gallerie, e persino una sala dedicata ai dipinti delle case chiuse, accolgono la più importante collezione delle opere del pittore sui temi delle caricature, il circo, gli emarginati, il mondo notturno dei caffè, cabaret, teatri e l’universo erotico dei bordelli. Senza aderire mai a una scuola, seppe costruire un nuovo e provocatorio realismo, sintesi estrema di forma, colore e movimento.
In 15 sale, ognuna diversa dall’altra, la mostra di Milano evidenzia l’intero percorso artistico del pittore Henry de Toulouse-Lautrec, che nasce bohémien della Belle Epoque e finisce per introdurre la modernità del XX secolo. Il progetto, sviluppato in quattro anni da Danièle Devynck (direttrice del Museo Toulouse-Lautrec di Albi) e Claudia Zevi, è promosso e prodotto da Comune di Milano-Cultura, da Palazzo Reale, da Giunti Arte Mostre Musei e da Electa, con l’Institut national d’histoire de l’art di Parigi.
«Scopo dell’esposizione – ricorda Devynck – è mostrare l’evoluzione stilistica dell’autore, di origine aristocratica, che inizia come accademico studiando a Montmartre, ma poi sempre più appassionato e influenzato dalla fotografia e dalle stampe giapponesi diventa moderno». Oltre 250 le opere in mostra: 35 dipinti, litografie, acqueforti e la serie completa di tutti i 22 manifesti, provenienti dal Musée Toulouse-Lautrec di Albi e da musei e collezioni private come la Tate Modern di Londra, la National Gallery of Art di Washington, il Museo Puškin di Mosca, il Museum of Fine Arts di Houston, il Museu de Arte di San Paolo e la Bibliotheque Nationale de France di Parigi.