by Roberta Moncada | 25 Novembre 2021 12:08
«Nel turismo, in questo momento, c’è una domanda potenziale molto forte, che però viene frenata da una serie di fattori, tra cui l’incertezza e la disomogeneità delle regole». A dirlo è Gabriele Burgio, presidente e amministratore delegato del Gruppo Alpitour, dal palco di Bto, la cinque giorni dedicata alla tecnologia per il turismo, partita ieri a Firenze.
Durante il suo intervento, Burgio ha parlato delle prospettive e delle sfide del tour operating negli anni a venire, e di come la tecnologia cambierà il volto del comparto turistico in futuro.
OFFERTA IN CALO E INCERTEZZA. Un futuro che dipenderà però da come si gestirà il presente, su cui Burgio – in un’intervista a margine al nostro giornale – si sofferma per lanciare un grido di allarme: «Quando sono stati aperti i primi corridoi, le richieste sono arrivate subito: Maldive, Repubblica Dominicana ed Egitto si sono imposti come i tre principali assi, ma anche per Aruba, Seychelles e Mauritius abbiamo visto l’esplosione della domanda, limitata enormemente dalla diminuzione dell’offerta, ma anche dal clima di incertezza generale. Come Alpitour serviamo tante destinazioni che al momento non possiamo sfruttare. Penso a Zanzibar, Madagascar, Messico e molte altre».
PERCHÉ CUBA NO? Ma è soprattutto la mancanza di regole unitarie a penalizzare gli operatori italiani: «Premesso che Alpitour è la prima a volere sicurezza, in quanto è nel nostro stesso interesse che i contagi rimangano bassi, quello che ci danneggia maggiormente è la differenza di condizione tra i governi europei, su certe destinazioni. Gli italiani hanno molte limitazioni, mentre ad esempio i francesi possono andare praticamente dappertutto. A volte, poi, tali limitazioni sono davvero inspiegabili: penso a mete come Cuba, dove la mortalità da Covid-19 è quasi azzerata e contagi sotto i 100 al giorno. Non mi sembra ci sia nessun motivo scientifico per tenerla chiusa agli italiani».
ALLARME LAST MINUTE. Burgio si allinea quindi alle istanze e richieste[1] di tutto il comparto turistico, anche europeo[2], sottolineando che questo clima di incertezza, oltre che sulla domanda, ha ripercussioni anche sull’operatività stessa dei tour operator, in quanto la naturale tendenza al last minute dei viaggiatori in pandemia, crea difficoltà di organizzazione e pianificazione: «Ad esempio, ad oggi abbiamo febbraio quasi vuoto, un dicembre esplosivo, gennaio che si sta riempiendo molto velocemente».
C’ERANO UNA VOLTA I POST-IT. Ed è anche alla luce di queste nuove condizioni che Burgio, dal suggestivo palco del Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio a Firenze, si sofferma sull’importanza, per i professionisti del settore, di investire in tecnologia per stare al passo con i tempi: «Ad oggi, è impensabile gestire un tour operator che sia competitivo con i vecchi metodi. Quando sono arrivato in Alpitour avevamo ancora i post-it sul muro, oggi dobbiamo produrre una media di 10mila preventivi al giorno, tutti diversi tra loro per tipologia di richiesta, esigenze e genere di viaggio. La domanda è sempre più frammentata, anche in termini di durata, età, preferenze, e questo esige un’ attività molto più sofisticata di prima al livello di gestione dei dati».
STRUMENTI TECH PER LE AGENZIE. Alpitour sta infatti investendo 21 milioni di euro nel progetto “inNova”[3], un programma improntato all’innovazione tecnologica e alla semplificazione dei processi che, sottolinea il manager, «è stato pensato soprattutto per dare più possibilità di scelta alle agenzie di viaggi, che rappresentano il 95% del nostro fatturato e per dargli flessibilità e accesso a molti dati utili. Il progetto coinvolge 106 persone in azienda più altri consulenti esterni, ed è costruito sulle nostre specifiche esigenze».
LA RIVINCITA DEI T.O. Non soltanto sfide, però: secondo il manager fiorentino, la pandemia ha favorito una riscoperta del ruolo del turismo organizzato, l’unico in grado di fornire adeguate garanzie a destinazione, grazie a protocolli scrupolosi, e una conoscenza del territorio e dei fornitori che i clienti hanno imparato ad apprezzare, e a cui adesso attribuiscono maggiore valore rispetto al passato.
C’è poi la grande importanza strategica del tour operating, che sarà sempre più chiamato a scoprire nuove destinazioni, rendendole fruibili a un pubblico più ampio.
A CACCIA DI NUOVE METE. «Ad oggi, il 90% dei viaggiatori frequenta il 3% delle destinazioni potenziali mondiali. Quindi il tour operator ha anche un ruolo di esploratore, per creare nuove mete in maniera sicura», sottolinea il presidente del più grande Gruppo turistico italiano, la cui visione è da sempre illuminata e schietta.
PORTATORI DI BENESSERE. Burgio non dimentica, poi, il peso del turismo nell’economia. Non soltanto in Italia, ma anche nei Paesi di destinazione. «Noi non portiamo soltanto in giro gli italiani che possono permettersi di viaggiare – aggiunge orgoglioso a L’Agenzia di Viaggi Magazine – Quello che noi facciamo con il nostro lavoro, tra le altre cose, è contribuire al benessere, sia degli italiani che lavorano per noi, che delle comunità dei posti dove operiamo; molte di queste stanno soffrendo enormemente per la mancanza del turismo italiano. Credo che anche questo debba essere considerato dalla politica, e che in generale, il turismo organizzato, proprio alla luce di questi fattori, meriterebbe un po’ più di attenzione e ascolto».
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