Nemmeno il tempo di insediarsi e il neo-ceo di Uber Dara Khosrowshahi deve già vedersela con una minaccia che viene da Oriente. Qualche giorno fa, infatti, Toyota (che un anno fa aveva compiuto un piccolo investimenti anche nell’azienda californiana) ha annunciato di aver investito una somma che si suppone considerevole (non è stata divulgata, ma i rumors parlano di circa 55 milioni di dollari) all’interno di Grab, rivale di Uber e indiscusso leader di mercato del ride-hailing nel sud-est asiatico. Tra i servizi della piattaforma, oltre a quello di taxi vero e proprio (per quanto alternativo) figurano però anche il car-sharing e il car pooling.
«Attraverso questa collaborazione con Grab – ha detto Shigeki Tomoyama, senior managing officer della casa automobilistica nipponica – vogliamo esplorare nuovi modi di interpretare i servizi di mobilità per i nostri clienti nel sud-est asiatico». Del resto, che i grandi costruttori dell’automotive stiano guardando con interesse a realtà come quelle di Uber o Grab, è dimostrato anche dal fatto che la stessa Honda Motor Co. ha recentemente investito nella società basata a Singapore. Come primo passo Toyota registrerà e analizzerà percorsi ed itinerari di 100 auto Grab in circolazione a Singapore, offrendo ai clienti della società servizi di vario tipo
Attualmente Grab conta oltre 1,2 milioni di utenti suddivisi in sette diversi Paesi e detiene il 95% del mercato asiatico cosiddetto di third-party ride-hailing (quello che fa Uber in sostanza) e il 71% di quello relativo al car-sharing. Secondo un recente studio di Google e Temasek. l’industria relativa a questo genere di servizi è destinata a crescere nel continente asiatico di cinque volte entro il 2025, arrivando a un giro d’affari di 13,1 miliardi di dollari.