Un vero e proprio Piano Rinascimento 2.0 per l’Italia del dopo Covid-19 è quanto prospettato dalla Bain & Company, una delle più note società internazionali di consulenza manageriale e strategie aziendali, nel corso del forum “Ansa Incontra” dedicato alla prospettive dell’Italia dopo l’emergenza coronavirus. Roberto Prioreschi, managing director Italia della società, ha individuato come priorità un «piano credibile» per ripartire, che «metta insieme le migliori energie del Paese».
«Il tempo passa velocemente – ha detto Prioreschi – Per singolo settore vanno individuate delle azioni sartoriali», cucite su misura. Anche perché, in assenza di provvedimenti veloci e incisivi, l’Italia «rischia più di altri a livello occupazionale, in quanto la nostra economia è composta da centinaia di migliaia di piccole e medie imprese, eccellenze che però hanno una capacità di resistenza inferiore rispetto ad altri player mondiali».
Fare presto e bene è l’imperativo che deve dettare l’agenda della ricostruzione del sistema Italia, perché c’è una previsione drammatica, condivisa dai partecipanti al forum: nel nostro paese, prima del Covid, la disoccupazione era intorno 10%, ma senza un tempestivo piano di aiuti a imprese e lavoratori, è facile immaginare un raddoppio di questa percentuale.
«Se gli ammortizzatori sociali sono uno strumento necessario nell’immediato, lavorare solo con il reddito di assistenza a lungo andare non è sostenibile, e ci vuole un cambio di passo, con un piano infrastrutturale ampio, dalle strade alle reti energetiche – ha osservato il managing director – In questi settori ci sono campioni italiani di assoluto valore internazionale che possono essere protagonisti della ripresa, ma necessitano solidi incentivi allo sviluppo».
Sul fronte liquidità, la ricetta di Luca Penna, partner financial services di Bain & Company, ha fatto riferimento all’esperienza tedesca. «Un incremento dell’ammontare massimo concedibile alle pmi con garanzia statale e senza procedure di valutazione di merito creditizia da parte delle banche, è la migliore strada percorribile – ha spiegato – Tanti settori dovranno riorganizzarsi, e in questo senso la digitalizzazione appare una scommessa da non rimandare ulteriormente».
Ma non sarà la fine della distribuzione tradizionale, anzi al contrario, per Claudia D’Arpizio, partner fashion and luxury di Bain & Company, nel prossimo futuro «non vi sarà una scomparsa del negozio fisico ma, accanto a esso, si affermerà il ruolo strategico dei canali digitali, una indispensabile ma benefica convivenza». Specialmente nel turismo, indicato durante il forum come il settore più devastato dall’emergenza sanitaria, con un decremento di performance e fatturati, solo per quest’anno, superiore al -60%.
«Nel breve periodo bisognerà resistere, cercare soprattutto di non far chiudere gli alberghi, poi servirà promuovere l’Italia come luogo del benessere e come Paese sicuro – ha aggiunto D’Arpizio – Qui, infatti, tra le destinazioni a forte appeal non ci sono solo le città d’arte notoriamente affollate, ma anche campagna, mare, terme, montagna, piccole città d’arte con minori assembramenti».
Per gli analisti è questo il punto di forza dell’Italia: poter contare su una ampia diversificazione d’offerta che nessun’altra meta nel mondo può vantare, tanto più vincente come asset commerciale se si considerano le nuovi condizioni di viaggi e soggiorno (misure igienico-sanitarie, distanziamento sociale) che si imporranno, nell’immediato dopo Covid-19, che imporrà a quasi 3,5 miliardi di persone nel mondo di dover convivere con questo virus.
E se l’impatto negativo del coronavirus sull’occupazione è quasi scontato, è altrettanto immaginabile che alcune professioni possano invece svilupparsi. Tra i mestieri del domani, secondo Bain & Company, ci sono, ovviamente, tutti quelli legati all’innovazione e alla sostenibilità, dalla consulenza sanitaria su larga scala fino al retail.