by Redazione | 22 Aprile 2021 14:43
Perdite dimezzate nel trasporto aereo, dai 126,4 miliardi di dollari del 2020 (circa 104 miliardi di euro) a 47,7 miliardi di dollari (39 miliardi di euro) previsti per il 2021. È la stima tracciata da Iata che rilancia l’urgente appello ai governi di procedere su due fronti per la concreta ripartenza del settore: da un lato allentare appena possibile le restrizioni e riaprire le frontiere con regole condivise; e dall’altro tutelare il livello occupazionale del comparto che rischia altrimenti traumatici tagli con ripercussioni anche sociali.
Senza mezzi termini il direttore generale, Willie Walsh, osserva: «Questa crisi è più lunga e profonda di quanto chiunque si sarebbe potuto aspettare. Le perdite si ridurranno dal 2020, ma aumenta il dolore e di conseguenza l’effetto della crisi. Anche se c’è ottimismo nei mercati interni dove la resilienza tipica dell’aviazione è dimostrata da rimbalzi nei mercati senza restrizioni interne, le perduranti restrizioni internazionali di molti governi nel mondo continuano a smorzare la forte domanda. Nonostante una stima di 2,4 miliardi di persone che viaggeranno in aereo nel 2021, le compagnie aeree bruceranno ancora altri 81 miliardi di dollari in contanti, vale a dire 67 miliardi di euro».
Di fatto, per i vertici Iata, ogni giorno che passa senza indicazioni dei governi su regole per i viaggi e riaperture frontiere, è un giorno perso che compromette quel patrimonio di 3,5 trilioni di dollari di Pil mondiale e 88 milioni di posti di lavoro sostenuti dall’aviazione che sono a rischio.
«Il riavvio efficace dell’aviazione – sostiene Walsh – darà energia ai settori dei viaggi e del turismo e all’economia in generale. Con il virus che diventa endemico, imparare a vivere, lavorare e viaggiare in sicurezza con esso sarà fondamentale. Ciò significa che i governi devono concentrarsi sulla gestione del rischio per proteggere le vite delle persone ed i mezzi di sussistenza. Ma l’altra priorità è il sostegno all’occupazione: le perdite del settore di questa portata hanno imposto un elevato consumo di cassa e le misure di sostegno finanziario del governo e i mercati dei capitali hanno riempito questo vuoto nei bilanci delle compagnie aeree, prevenendo fallimenti diffusi. Ma l’industria si riprenderà solo se ci saranno ulteriori misure di soccorso dei governi, in particolare sotto forma di programmi di sostegno all’occupazione».
Ad oggi, in effetti, alcune grosse compagnie aeree hanno tenuto botta, ma ci sono altri vettori che possono contare su minori ‘ammortizzatori’ e sono costretti a dover raccogliere più liquidità dalle banche o dai mercati dei capitali.
«Questa strada obbligata – riflette Walsh – peggiorerà il peso del debito del settore, che è aumentato da 220 miliardi di dollari a 651 miliardi. Esiste un ruolo preciso per i governi nel fornire misure di soccorso che assicurino il mantenimento del numero di dipendenti delle compagnie aeree e ricostruire con successo il settore».
La precarietà della situazione si è ulteriormente evidenziata con i risultati del primo bimestre 2021 che registrano il perdurare del calo del traffico pax internazionali a -86%, mentre l’andamento dei mercati domestici (voli nazionali) lascia sperare che già dalla seconda metà dell’anno verrà recuperato il 96% dell’utenza rispetto al periodo pre-covid del 2019.
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