Prima del previsto, meglio delle attese: il trasporto aereo nel mondo è in uno stato di grazia sul quale ben pochi analisti, dopo la batosta della pandemia, avrebbero scommesso o almeno non con queste tempistiche.
Eppure, stando al report di Alix Partners, anticipato da Il Sole 24 Ore, lo stato di salute del comparto è nettamente migliorato e c’è la conferma che ci si sta avvicinando ai livelli pre Covid. Si prevede infatti un repentino ritorno agli utili che contribuirà a modificare certe strategie operative perché, sempre secondo Alix Partners, per la prima volta dalla pandemia, il settore dovrebbe riportare profitti netti per 9,8 miliardi di dollari, rispetto ai 3,6 miliardi di perdite dello scorso anno.
Inoltre, nella disamina delle attività operative, le compagnie aeree più performanti n Europa risultano le low cost che hanno addirittura guadagnato punti nella quota mercato passando dal 48% del 2019 all’attuale 54%, mentre le compagnie di linea hanno di fatto perso il primato e arretrano anche per problemi legati a costi operativi lievitati a dismisura che hanno costretto a rivedere i piani di rilancio.
Tra i vettori in salute e in forte crescita primeggia Ryanair che oggi domina il mercato europeo detenendo quasi il 20% dell’offerta posti a bordo, seguita da Vueling, Wizz Air e easyJet. Mentre tra le legacy c’è un generale arretramento di share, con Lufthansa che passa dal 10 al 9%, Air France-Klm dal 6 al 5%, ad eccezione di Turkish Airlines che sale al 7%.
Si tratta di tendenze perché l’anno è ancora a metà del suo percorso e con la riapertura delle rotte verso la Cina e la generale ripresa del traffico nel sud est asiatico, è probabile che a fine 2023 certi risultati tra le compagnie aeree nazionali che operano sulle tratte internazionali e intercontinentali, potrebbero cambiare in modo anche rilevante.
L’exploit del bacino di traffico degli Usa, infatti, ha spiazzato gli analisti che ora devono rivedere certe previsioni, ammettendo che già da quest’anno si potrebbe superare l’andamento dell’ultimo anno pre Covid.
Ovviamente c’è il pesantissimo fardello del debito accumulato dai vettori che attualmente ammonta a 294 miliardi di dollari, ma la rapidità della ripartenza ha prodotto un volume di liquidità ben superiore alle aspettative e ciò significa che per molte aerolinee sarà più facile programmare un “rientro” dal debito.
Un aspetto che però va considerato riguarda la ridotta capacità di spesa dei consumatori che potrebbe determinare una contrazione negli acquisti di biglietti aerei, tanto più che negli ultimi sei mesi le tariffe aeree hanno registrato una lievitazione con punte del +35%.
La vera sfida è proprio in questa forbice che non si deve allargare e non permette errori di valutazione: da un lato mantenere dritta la barra del bilanciamento costi-ricavi, dall’altra occorre adottare una saggia politica di pricing combinata con la capacità di attrarre utenza aerea.