Trivago detta le regole per farsi trovare e soprattutto scegliere dagli utenti del web. Oggi distinguersi diventa la parola chiave per poter emergere attraverso immagini, che siano di alta qualità e coerenti con l’identità del brand, e contenuti dettagliati. Ancor meglio se personalizzati, comunicando notizie e promozioni specifiche. Questo, in sintesi, il messaggio che Trivago ha mandato ad albergatori e professionisti della comunicazione riuniti a Milano in occasione di Web In Tourism (Wit), evento dedicato ai protagonisti del web marketing turistico all’interno di Job In Tourism.
«Nel tempo le modalità di ricerca di strutture alberghiere si sono modificate e l’attenzione degli utenti si è via via spostata dal prezzo alle immagini, facendole così diventare una variabile di scelta fondamentale. Quindi, largo a foto in alta risoluzione, aggiornate e che abbiano una gamma cromatica coerente con la realtà dell’hotel», ha sottolineato Giulia Eremita, industry management Italy hotel relations di Trivago. L’identikit dell’utente si è evoluto, è diventato più smart e utilizza i filtri per trovare più velocemente ciò che cerca. Nel suo percorso di navigazione stabilisce la destinazione, confronta le offerte e le informazioni e, solo in seguito, le recensioni. In soli tre minuti è in grado di stilare una sua scelta e prenotare. E per confutare questo trend Trivago, forte dei suoi 1,3 milioni di hotel e 1,4 miliardi di visite l’anno, ha presentato qualche numero: il 63% in più di clic va infatti a chi nel profilo ha immagini di alta qualità, mentre il 70% a chi pubblica dettagli dell’hotel precisi e completi. Si raggiunge un 79% in più di clic se si pubblica anche una descrizione interessante».
Ma come avvengono le ricerche di una struttura alberghiera? Il 49% dei navigatori trova l’hotel cercando direttamente la destinazione, mentre un 22-23% usa come parola chiave direttamente il nome della struttura. Seguono le ricerche per regione e per punto di interesse. Nello specifico, per Milano l’82% delle ricerche (circa 5 milioni) avviene per nome dell’hotel. Il che comporta un costo medio del +37% rispetto a un’azione di benchmark tra le diverse offerte. Una tendenza probabilmente dettata dall’alto numero di repeater legati al mondo business e alla notorietà delle catene alberghiere presenti nel capoluogo meneghino. In città, infatti, nel 2016 il turismo d’affari è stato del 46%, mentre il 49% era legato a city break, e il 5% a vere e proprie vacanze. Il 59% dei turisti erano esteri, mentre il restante era di provenienza domestica.