Si aggrava il bilancio dello tsunami che ha colpito le isole di Java e Sumatra in Indonesia la sera (ora locale) del 22 dicembre: sono 430 le vittime accertate, più di 150 i dispersi, oltre 1400 i feriti e almeno 16mila gli sfollati, secondo i dati forniti dall’Agenzia nazionale di gestione dei disastri indonesiana (Bnpb).
Le piogge torrenziali non hanno bloccato i soccorritori, che continuano senza sosta le ricerche dei dispersi e dei feriti, scavando anche a mani nude. Sono cinque i distretti devastati dall’onda anomala che ha raggiunto i 20 metri di altezza: Pandeglang e Serang nella provincia di Banten; Lampung Selatan, Tanggamus e Pesawaran nella provincia di Lampung.
Ci sono comunità ancora isolate senza cibo, acqua potabile e medicine; la prima stima dei danni materiali indica 882 case colpite, 73 hotel, 434 barche, 60 banchi commerciali, circa 65 veicoli. Lo tsunami ha colpito la zone costiere dello Stretto di Sonda. La spiaggia di Carita, nota destinazione turistica della costa occidentale di Giava, è ricoperta di detriti.
Continua intanto l’attività eruttiva del vulcano Anak Krakatoa, che si teme possa provocare un nuovo tsunami in Indonesia. Per questo la protezione civile ha chiesto ai residenti e ai turisti di non spostarsi verso la costa e quindi anche di stare lontani dalle spiagge.
Intanto è crisi umanitaria e sanitaria: l’Unicef è sul territorio per garantire che i bambini siano al centro della risposta nazionale; la Caritas sta distribuendo cibo ai sopravvissuti; ActionAid è a Serang, distretto tra i più colpiti; ci sono tre equipe di Medici senza frontiere al lavoro per curare i feriti, una con unità mobile visto che ci sono strade bloccate e non sempre si riescono a raggiungere gli ospedali. Restano al momento valide le indicazioni fornite dal sito della Farnesina Viaggiare Sicuri.