Un legame fortissimo e radicato nei secoli quello tra Italia e Tunisia che ha bisogno di fare da traino anche al turismo. Nonostante gli ottimi risultati di quest’anno rispetto ai viaggi degli italiani nel Paese nordafricano, infatti, le presenze turistiche degli ultimi anni prima del Covid vedevano altri mercati europei primeggiare. Per Moez Sinaoui, ambasciatore della Tunisia in Italia dal 2016, dove era già stato consigliere d’ambasciata dal 2001 al 2005, bisogna fare di più per far conoscere le bellezze del paese agli italiani, ai giovani in primis. Giornalista ed esperto di comunicazione, Sinaoui è stato segretario di Stato nel primo governo tunisino dopo la cosiddetta rivoluzione dei gelsomini del 2011 con la responsabilità dei rapporti con i media. Conosce bene l’Italia, dove è stato anche insignito della Gran croce dell’Ordine al merito della Repubblica.
Nonostante la vicinanza geografica e l’offerta in linea con le esigenze più comuni, i turisti italiani, non sono al primo posto tra i visitatori della Tunisia ma nemmeno al secondo posto, cioè dopo i francesi che hanno motivo di considerarsi un po’ di casa.
«Anch’io faccio fatica a capirlo. Anche perché la cosa non vale al contrario: l’Italia è la prima destinazione per i tunisini che partono per turismo. E questo perché c’è un grande legame tra i due popoli. Posso dire che i miei connazionali si sentono più amici degli italiani che dei francesi. Anche perché questo territorio è stato romano per ben sei secoli. Se oggi facciamo del vino e dell’olio di qualità, lo dobbiamo proprio agli antichi romani che vennero a piantare le loro piante. E oggi la nostra produzione è di qualità e anche biologica. Anche il nostro paesaggio, le nostre città, sono familiari per gli italiani perché somigliano a tante città del Sud Italia».
E per gli italiani la Tunisia è solo mare e sole?
«Gli italiani devono scoprire quanto sono vicini, non solo geograficamente, i nostri due Paesi. A cominciare dai giovani. Prima della pandemia avevamo già fatto qualche scambio studentesco. E quando sono tornati in Italia, i ragazzi hanno detto di essere rimasti sorpresi. Che non si aspettavano di trovare quello che hanno visto. Dobbiamo continuare i nostri sforzi per far conoscere i nostri Paesi ai giovani».
A parte i turisti, sono ancora tanti gli italiani che vivono stabilmente in Tunisia?
«Tantissimi. A parte le circa mille imprese italiane che operano nel mio Paese, sono tanti i pensionati che hanno trasferito lì la residenza. Ci sono sicuramente delle ragioni di convenienza fiscale e di costo della vita più basso, ma alla base c’è un clima gradevole e la possibilità di vivere in modo non molto diverso dalle proprie abitudini, proprio per le tante cose in comune che hanno le nostre culture. E lo spirito di amicizia che i tunisini provano verso gli italiani».