L’anno scorso era toccato a Booking.com, adesso nel mirino di Türsab (l’associazione degli agenti di viaggi turchi) sono finiti altri 20 tra portali di viaggio e di prenotazione, tra cui Airbnb, Agoda, Expedia e Skyscanner. La notizia, che arriva da hurriyetdailynews.com, ha del clamoroso se si pensa che è passato poco più di anno da quando il 29 marzo 2017 sia il sito che la app di Booking.com erano stati messi fuorilegge (proprio su iniziativa di Tursab) per concorrenza sleale.
Ora l’azione legale, come detto, è stata intrapresa contro una ventina di portali, chiamati a rispondere sempre della stessa accusa di unfair competition, concorrenza sleale, nei confronti di tour operator e agenzie di viaggio turche. Il motivo? «Questi portali non pagano tasse nonostante vendano prodotti turchi a consumatori turchi in Turchia», ha detto commentando la decisione il presidente dell’associazione Firuz Bağlıkaya.
Per quanto riguarda Booking.com, attualmente il portale non può più essere utilizzato dai viaggiatori turchi per prenotazioni all’interno della Turchia, ma la stessa cosa non vale per i consumatori stranieri, che possono quindi continuare a utilizzarlo per acquistare camere a Istanbul e in tutto il Paese.
Recentemente, però, proprio il presidente di Tursab era tornato sulla questione, sottolineando come anche un portale come Booking.com potrebbe tornare a operare senza limitazioni se venisse raggiunto un accordo legale. «Stiamo lavorando a una legislazione pensata appositamente per aziende come Booking.com, il cui quartier generale è all’estero, ma che mettono in relazione consumatori e strutture turistiche».