Dal digitale nessuno può più prescindere, tantomeno gli attori del turismo, ed è urgente disporre di una Banca Dati nazionale senza disperdere le ingenti risorse provenienti dal Pnrr in una dannosa proliferazione di portali: è l’esplicito messaggio lanciato da Maurizio Pimpinella, presidente della Fondazione Idh (Italian Digital Hub) che ha promosso il convegno “Digitale e turismo: valore per il territorio e le imprese“, presso il Senato della Repubblica.
Uno scenario reso ancor più evidente dai dati dell’Osservatorio del Politecnico di Milano, che hanno certificato come nel 2021, il mercato del turismo digitale in Italia (online + offline) è cresciuto sia nella componente ricettiva (9,5 miliardi di euro, +73% sul 2020 e vicina ai 10,3 miliardi del 2019) che in quella dei trasporti (8,5 miliardi, +33% sul 2020 ma ancora lontana dai 18 miliardi pre Covid). In questo contesto, anche le transazioni digitali hanno dimostrato una netta ripresa, raggiungendo gli 11,1 miliardi di euro (+55% sul 2020), nonostante il valore complessivo segni ancora un -32% rispetto al 2019.
Pimpinella ha sottolineato che oggi il turismo rappresenta «l’industria dal più alto potenziale inclusivo dal punto di vista digitale, capace meglio di altre di valorizzare le comunità locali, sia perché altamente scalabile dalle tecnologie sia perché radicata e diffusa su tutto il territorio. Deve però essere messa in condizione di esprimersi e di attrarre investimenti e visitatori. È arrivato il momento di porre l’industria del turismo al centro della trasformazione digitale e del dibattito pubblico mettendo a sistema competenze, dati e una visione di lungo periodo perché possa esprimersi e attrarre investimenti e visitatori».
Gli ha fatto eco Gabriele Milani, direttore generale di Fto che ha spiegato: «Il digitale e la pandemia rappresentano due veri e propri driver di cambiamento che continuano a modificare scenari e paradigmi su cui si basa e agisce il settore del turismo. Lo sviluppo turistico e quello dei territori vanno naturalmente a braccetto, ma per raccogliere la sfida di una crescita armonica e sostenibile è indispensabile la collaborazione tra istituzioni, politica, imprese e cittadini. Il turismo deve portare valore e benefici ai residenti in termini di trasporti, servizi, sicurezza, qualità della vita. E il digitale può aiutare. Inoltre, serve sempre maggiore attenzione alla sostenibilità intesa non solo come impatto ambientale ma anche sociale ed economico».
Per Giacomo Andreani, ceo Expirit: «Una destinazione è un luogo in cui si realizza con consapevolezza, visione e strategia l’interazione tra i fattori di attrattiva disponibili e la clientela obiettivo. L’accettazione di questa affermazione implica la necessità e l’urgenza per i territori italiani di investire nel digitale, vero e proprio habitat che permette lo sviluppo di relazioni».
A seguire è intervenuto Paolo Cuccia, executive chairman di Gambero Rosso e Artribune che ha evidenziato: «Già oggi la dimensione dei dati disponibili, dei siti e delle application prodotti da soggetti pubblici e privati è immensa. Ciò non sorprende in un Paese come il nostro depositario della più ampia biodiversità agroalimentare, del più grande giacimento di beni culturali e di un sistema produttivo caratterizzato da un deciso imprinting alla creatività».
Ma è chiaro che occorre un “ecosistema digitale” come ha auspicato Massimo Vaini, presidente del Board Bitq: «L’industria del turismo necessità di una profonda trasformazione digitale dei processi e dei servizi di promozione. La frammentazione dell’offerta, la mancanza di interoperabilità dei sistemi informativi, la non adeguata formazione degli operatori costituiscono un freno sostanziale allo sviluppo. Partendo dagli standard e dai processi, attraverso l’interoperabilità dei sistemi informativi e grazie al data sharing si costituisca un ecosistema digitale dove tutti gli attori possano contribuire con i loro dati alla composizione di un sistema che fornisca al turista informazioni garantite e di qualità prima durante e dopo il viaggio».