«L’accessibilità è elemento indispensabile di sviluppo». Così il ministro per la disabilità, Alessandra Locatelli, ha aperto la tavola rotonda dedicata durante l’ultima edizione di Travel Hashtag a Cremona. Durante l’evento sono state messe in evidenza le possibilità di questo segmento turistico con un grande potenziale ancora non sfruttato, perché quando si parla di turismo accessibile non si parla quasi mai di opportunità di business e di lavoro con le agenzie di viaggio e gli operatori turistici.
Una delle idee con grande potenziale è quella di William Del Negro, fondatore di WillEasy. «Siamo una startup a vocazione sociale nata per il desiderio di avere dati sull’accessibilità dei luoghi e degli eventi – ha dichiarato – Per noi la disabilità è una caratteristica». Del Negro considera la disabilità un bisogno cui rispondere con accessibilità. Legge però questa accessibilità in modo più ampio, osservando che dove non passa una sedia a rotelle non passa nemmeno un passeggino.
Un’idea molto interessante, ma Del Negro trova delle difficoltà nel reperire i dati. «Cercare informazioni ci fa perdere molto tempo ed è veramente uno spreco, perché possiamo stimare 20 milioni di persone con esigenze definite, e 3 milioni di persone con disabilità, tutti turisti che viaggiano senza sapere quale sorpresa le attende quando prenderanno un autobus, o arriveranno in un museo. Ad esempio un portale del livello di booking ha filtri che permettono scelte in pochi minuti, ma non a una persona come me (Will è affetto da nanismo, ndr). Avere questi dati e metterli a disposizione di tutti, soprattutto di agenzie di viaggi e Ota è il mio obiettivo».
Attualmente WillEasy sta lavorando con il Comune di Lisbona per rendere la città più fruibile dal punto di vista turistico. «Non possiamo aspettare che le infrastrutture cambino per viaggiare, noi vogliamo pagare per le nostre esigenze, ma al contempo essere certi del servizio che chiediamo».
In sostanza il portale dà gli strumenti per trovarsi bene in un posto e la sperimentazione è partita su trasporti pubblici, ospitalità, ristorazione, monumenti, musei e punti di interesse. Tuttavia sono poche le città che consentano questa condivisione aperta dei dati, sembra che l’unica sia Londra. «È la sola città open data, e ciò gli permette di risparmiare su applicazioni dedicate che costano moltissimo e talvolta non sono attendibili», conclude Del Negro.
Insiste sul tema dell’opportunità economica derivante dall’inclusione anche Luigi Passetto, responsabile turismo accessibile Anglat: «Le agenzie di viaggi ci accolgono quasi con ansia, invece ci piacerebbe sentirci rispondere “non c’è problema”. Sicuramente ci vogliono prodotti sartoriali per questa domanda, per la quale mancano i prodotti, sicuramente si tratta di clienti a consumo incredibilmente esigenti, ma disposti a pagare per questo. Vorrei trasmettere alle agenzie il coraggio di aprirsi a questo turismo, perché in Italia il mercato è ancora congelato».
Chi lavora sul prodotto è Travelin, startup fondata da Marta Grelli: «In Italia una persona su tre ha bisogno di informazioni sull’accessibilità che non è solamente legata alla slitta per la sedia a rotelle, e noi forniamo strumenti di accessibilità in ottica Diversity&Inclusion».
Un fattore da non trascurare, infatti, sono gli obiettivi che ci chiede l’Europa: entro 2026 tutte le imprese sono chiamate a redigere un bilancio di sostenibilità rendendolo pubblico.