Rassegnazione e realismo. Sono queste le due componenti che bloccano i progetti di vacanza degli italiani stando all’indagine di fine febbraio condotta da Swg per conto di Confturismo Confcommercio. Quasi 9 su 10, tra gli intervistati, avevano infatti già previsto per Pasqua uno scenario di peggioramento della situazione, o al massimo di stabilità, con il permanere di limitazione agli spostamenti che, dall’inizio della pandemia, “chiudono” di fatto il turismo, anche quando le attività sono virtualmente aperte.
Il 43% che avrebbe voluto fare una seppur breve vacanza a Pasqua non si sarebbe comunque mosso dalla propria regione, o al massimo sarebbe andato in una regione confinante pernottando 1 o 2 giorni, prevalentemente in case di proprietà, in affitto o di amici e parenti.
Nonostante gli italiani si aspettino buoni risultati per il Paese e l’economia con l’insediamento del governo Draghi – 6 su 10 pensano che saprà rilanciare l’economia e gestire efficacemente l’emergenza sanitaria – questo stenta a tramutarsi in effettive prenotazioni e voglia di partire.
L’indice di fiducia si assesta ormai da 3 mesi su valori piuttosto bassi raggiungendo, a febbraio, quota 50 su 100, 10 punti sotto febbraio 2020. Il 37% degli intervistati dichiara che quest’anno farà meno vacanze dell’anno scorso, annus horribilis per il settore, e la data più probabile della prossima partenza viene identificata a giugno per un primo weekend, a luglio per uno short break di 2-3 giorni e ad agosto per una vacanza di almeno 7 giorni.
Italia al centro dell’attenzione per l’83% degli intervistati, che puntano su mete tipicamente balneari come la Sicilia, la Puglia e l’Emilia Romagna, ma sempre con grande diffidenza: solo 2 intervistati su 5 sono disposti a prenotare con anticipo almeno la struttura in cui alloggiare in ferie.
Luca Patanè, Presidente di Confturismo Confcommercio, ha dichiarato: «Dopo oltre un anno di fermo macchina, la ripartenza del turismo dovrà essere sostenuta e accompagnata a lungo con misure specifiche su credito, fiscalità, lavoro, e con una programmazione adeguata. Il nuovo ministero del Turismo è un grande segnale ma tre mesi per renderlo totalmente operativo sono impensabili, soprattutto ora che il governo sta intervenendo sul Pnrr approvato a gennaio, che al settore dedica attenzione a dire poco marginale. Siamo a disposizione del ministro e del suo staff con progetti concreti, non chiacchiere, e con una visione del turismo coerente con quanto il Covid ci ha insegnato, soprattutto in tema di trasversalità al resto dell’economia e di elementi su cui puntare per il rilancio, incluse componenti innovative».