Turismo al rallentatore.
Deloitte: “Ripresa nel 2023”
Ripartenza lenta, senza troppi sussulti e con tanta incertezza che attanaglia ancora il settore dei viaggi in Italia. Deloitte descrive così l’impatto del Covid-19 sull’industria italiana del Travel & Hospitality in vista dei primi segnali di ripresa. Se nel 2020 in Italia è stato registrato, infatti, un calo del 60% dei visitatori rispetto al 2019, l’anno in corso non sembra ancora dare rassicurazioni sul ritorno “forte” del turismo.
Secondo le stime dell’Hospitality Think Tank di Deloitte, infatti, il 38% degli italiani preferisce rimandare la pianificazione di viaggi a quando la situazione pandemica sarà migliorata; la preoccupazione per la propria salute rimane un tema rilevante per il 47% degli italiani e il 57% dei consumatori stranieri e in linea generale la vera ripresa per il mercato domestico non arriverà prima del 2023, mentre si parla del 2024 per il mercato internazionale.
Secondo i primi dati del 2021, poi, la situazione non è ancora particolarmente migliorata: rispetto a febbraio 2020, quando ancora era consentito viaggiare, le spese dei viaggiatori stranieri in Italia sono diminuite del -79% (357 milioni di euro), mentre la spesa degli italiani all’estero è calata del -69,5% (430 milioni di euro).
Anche le modalità di trasporto e pernottamento sono cambiate in tempi di Covid: aumentano, infatti, le richieste di auto a noleggio rispetto ai voli low cost e sono in crescita le ricerche delle case vacanza a discapito degli hotel.
«La fase di recovery per il settore Hospitality tout-court sarà comunque più lunga rispetto ad altri settori colpiti dalla pandemia, ed è fondamentale che tutti gli operatori dell’ecosistema turismo utilizzino questo periodo di transizione per prepararsi alla nuova fase di prosperità, approntando investimenti di diversa natura con la finalità di migliorare le proprie performance ed essere pronti ad accogliere e gestire il viaggiatore del futuro», ha commentato Tommaso Stranieri, hospitality leader di Deloitte.