Il turismo congressuale cresce in Italia anche se diminuisce al suo interno il filone dei meeting organizzati da associazioni internazionali. Questo è il cuore del quinto rapporto Oice, promosso da Federcongressi&Eventi e realizzato dall’Alta scuola di economia e relazioni internazionali dell’Università cattolica del Sacro Cuore.
Stando all’Osservatorio italiano dei congressi e degli eventi, nel 2018 ci sono stati 421.503 tra congressi ed eventi per complessive 597.224 giornate, segnando rispettivamente +5,8% e più 6,7% rispetto al 2017. A fare spesso da organizzatori sono le aziende, per cui questo mercato è un efficace strumento di marketing e comunicazione. Circa il 65,5% degli appuntamenti è stato infatti promosso dalle imprese. Subito dietro le associazioni internazionali che hanno dato vita al 22,8% degli incontri (in calo rispetto al 25,5% dell’anno precedente). E, per ultimo, enti e istituzioni 11,7% in crescita sul 2017, quando era il 9,9%.
La durata media degli eventi è di 1,42 giorni, con quasi uno su quattro che è durato più di un giorno (23,9%) e location che privilegiano ancora il Nord del paese: il 57,7% si è tenuto sopra il Po, uno su quattro al Centro (24,6%), 11,2% al Sud e 6,5% sulle Isole. Una mappa che potrebbe anche cambiare, grazie a politiche mirate. «Un primo tentativo di mappatura degli eventi e dei congressi ospitati in Italia mostra come, a fronte di una situazione attuale in cui il maggior numero di eventi viene ospitato nei luoghi qualificabili come la “Grande Bellezza”, sia possibile identificare strategie di sviluppo della meeting industry sfruttando i punti di forza di alcuni territori – sottolinea il professor Roberto Nelli, curatore per Unicattolica del rapporto – Per esempio, quelli con ampie potenzialità del patrimonio culturale e paesaggistico non ancora pienamente valorizzate, localizzati specialmente nel Centro e nel Sud, e quelli che, pur disponendo di una minore dotazione di patrimonio culturale e paesaggistico, presentano un ricco tessuto produttivo legato in particolare ai settori del made in Italy, collocati per lo più nel Centro e nel Nord».
In un’Italia ricca di location ideali per questo tipo di appuntamenti, bisogna tornare ad attirare l’attenzione degli organizzatori stranieri. La diminuzione dell’attivismo delle associazioni internazionali è uno dei punti su cui Federcongressi&Eventi vuole focalizzare la propria attenzione (appuntamenti interessanti economicamente essendo spalmati su più giorni e con molti partecipanti anche nell’ordine di migliaia).
«Internazionalizzazione, pianificazione e qualità: sono questi i tre elementi di cui l’Italia ha bisogno per competere e uscire dall’impasse che rileviamo nel mercato associativo – commenta la presidente di Federcongressi&Eventi Alessandra Albarelli – Internazionalizzare significa rafforzare il ruolo di Convention bureau Italia nella promozione Mice del paese, in sinergia con l’Enit. Pianificare consiste nell’attuare insieme a tutte le istituzioni, ministero delle Politiche agricole alimentari, Forestali e del Turismo su tutte, attività strategiche di lungo periodo e mirate per il settore. Qualità è fornire agli operatori la formazione più efficace per cogliere le opportunità dei mercati. Per questo l’associazione è impegnata da sempre nello sviluppo di aggregazioni territoriali (i convention bureau) e risponderà concretamente al bisogno di possedere competenze di marketing solide e sempre aggiornate realizzando, a partire dall’autunno, un’Academy con due percorsi dedicati ai venue manager e ai destination manager. Vinceremo tutte le sfide solo se sapremo coniugare l’impegno individuale e collettivo degli stakeholder pubblici e privati».
Un’attenzione su cui punta anche l’Ente italiano del turismo (il cui presidente e parte del cda sono stati nominati a maggio, dopo mesi di attesa). «Abbiamo da poco definito il budget 2019 e la pianificazione triennale – spiega Maria Elena Rossi direttrice marketing Enit – Ma quello dei congressi e degli eventi è sicuramente un mercato su cui vogliamo puntare. La volontà dell’Ente è quella di posizionare il brand Italia nel settore a livello internazionale, affacciandoci anche su nuovi mercati come quello asiatico e quello australiano».