Il turismo congressuale italiano gode di buona salute, è questo il bilancio di Oice 2016 (Osservatorio Italiano dei Congressi e degli Eventi) presentato a Roma da Federcongressi&eventi. A fronte di un calo dei congressi organizzati nel 2016 (circa 387mila pari ad un -1,5% rispetto all’anno precedente) viene comunque giudicato salutare il dato sui partecipanti (28,1 milioni) e sorprendono in positivo le presenze (42,7 milioni pari a un incremento del 21% sul 2015).
Altra nota positiva riguarda l’aumento della durata media dei congressi, che passa da 1,3 a 1,4 giornate. Nella mappatura geografica domina il nord col 60% di eventi organizzati, seguito dal centro Italia (29%) e dal Sud con il 7%. Chiudono le isole con il 4% del totale.
Per il presidente di Federcongressi, Alessandra Albarelli «Questa analisi mostra un trend di forte crescita che dobbiamo gestire al meglio. E per farlo ci sono delle priorità come la chiarezza delle norme in settori chiave come quello della sanità, una continuità nei rapporti tra operatori congressuali e referenti quali università e organizzazioni imprenditoriali. Inoltre possiamo qualificare ulteriormente l’offerta del sistema museale che sta diventando una proposta di location vincente e lavorare per una integrazione nella promozione Enit e convention bureau».
Unica zona d’ombra di questa analisi affidata al gruppo di lavoro Aseri dell’Università Cattolica – guidato da Roberto Nelli – è la mancanza del dato economico: non è ancora possibile stimare il fatturato del settore anche se si ritiene che non sia inferiore ai 20 miliardi di euro.
L’unico dato censito riguarda Milano, seconda principale location congressuale dopo Roma e prima di Firenze. Il fatturato di questo segmento nella città meneghina per il 2016 è stato di circa 800 milioni di euro di cui 150 relativi all’indotto (servizi di allestimento, catering).