Turismo, corsa a ostacoli.
Intervista a Franco Gattinoni
Luci e ombre. I dati positivi sull’incoming, al centro del convegno sul Made in Italy a Bit 2023, fanno sorridere il presidente di Fto, Franco Gattinoni, che resta però vigile sui passaporti – anche se l’attivazione del piano straordinario del Viminale è un passo in avanti – ed è preoccupato dalla disaffezione per il lavoro nel comparto. E sollecita una maggiore programmazione nel turismo organizzato.
I passaporti restano un capitolo delicato, ma qualcosa si sta muovendo.
«Bene. Speriamo che risolvano definitivamente il problema al più presto. Il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, ci ha promesso che faranno il possibile, soprattutto dopo la presa di posizione del ministro del Turismo, Daniela Santanché, e mi pare stiano trovando una soluzione. Resta però paradossale che nell’era della digitalizzazione ci vogliano 8 mesi per ottenere il passaporto».
In Parlamento qualcuno ha auspicato un ritorno alle prodedure manuali, considerato che ci volevano due settimane…
«Io credo che tornare indietro sia difficile, basterebbe semplicemente andare avanti nel mondo giusto, però anche nei rinnovi ci vorrebbe una procedura più semplice rispetto a quella per avere il rilascio di uno nuovo. Grazie al digitale, abbiamo tutti gli elementi per fare tutto velocemente, tanto che il passaporto potrebbero mandarcelo a casa».
Ci sono più sicurezze se pensiamo al ritorno del turismo in Italia: grandi dati di vendita a gennaio, ma serve la certezza di poter programmare e questa è un’incognita…
«Il fatto che sia tornata la voglia di viaggiare dopo la pandemia è un fatto incontrovertibile e che ci fa ben sperare. Ci sono però criticità da risolvere in fretta, soprattutto per quanto riguarda il volato. Mi spiego. Si parla tanto di contenere il last minute, di poter pianificare e fare un turismo sostenibile, ma tutto questo passa per una programmazione. Sappiamo che sia sul fronte outgoing, che incoming, i turisti anglosassoni, americani e asiatici, in particolare, optano più spesso per i tour, a discapito del mordi e fuggi. Per programmare viaggi per bene bisogna innanzitutto che i collegamenti aerei siano pianificati con grande anticipo, anche un anno prima. Trovo invece troppa approssimazione nell’organizzazione di alcune compagnie aeree, in particolare low cost».
Altro tasto delicato: la perdita d’interesse per il lavoro nel comparto turistico e l’emorragia di personale.
«Questo è un problema molto serio, anzi è il problema. Perché l’impressione è che tante persone che lavorano nel comparto si siano stancate in questi anni influenzati dal Covid e in molti hanno deciso di cambiare mestiere. È davvero un peccato. Probabilmente il nostro settore ha meno appeal nei confronti dei giovani, anche perché, bisogna riconoscerlo, i nostri stipendi sono più bassi che negli altri settori. Abbiamo certamente bisogno di riconvertire le persone che lavorano e investire sulla formazione. Come Fto abbiamo un Master del turismo alla Bicocca, che dura un anno, ma non basta. Perciò a breve partirà un nuovo programma sulla riconversione del lavoro nel comparto del turismo per i post diplomati. Speriamo che possa servire per far tornare l’affezione verso il nostro settore».
Chiudiamo con una nota lieta: il brand è tornato a spopolare all’estero.
«Fortunatamente sì, soprattutto negli ultimi mesi. Ci auguriamo che prosegua così. Siamo stati fermi due anni e mezzo e abbiamo bisogno di continuità».
Giornalista professionista, innamorato del suo lavoro, appassionato di Storia, Lettura, Cinema, Sport, Turismo e Viaggi. Inviato ai Giochi di Atene 2004
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