Il grande ritorno del turismo nelle località di montagna è all’insegna del relax e delle tipicità. Un mix di sport e degustazioni enogastronomiche: è quanto emerge dal Rapporto sul Turismo Enogastronomico 2023 curato da Roberta Garibaldi e realizzato sotto l’egida dell’Associazione Italiana Turismo Enogastronomico. Un’analisi che viene presentata nel pieno della stagione invernale, con le piste da sci dell’arco alpino letteralmente prese d’assalto e col rilancio operativo delle famose settimane bianche. Nella scelta della vacanza invernale, però, oggi non conta soltanto la qualità dell’offerta sciistica ma anche quella legata alla gastronomia, alla ristorazione e alla produzione di cibi che rappresentano l’espressione del territorio.
Per la prima volta, il Rapporto ha analizzato le attese e le propensioni di spesa del turista che sceglie la montagna come destinazione per le proprie vacanze e il risultato non lascia spazio al dubbio: oltre il 90% degli intervistati, senza distinzione tra la popolazione femminile e quella maschile, ha intenzione di unire l’esperienza in montagna con le degustazioni che si possono provare nel territorio. In particolare, il 68% circa vuole degustare in un ristorante locale i piatti tipici del luogo prescelto e più di un intervistato su quattro ha previsto la visita a un ristorante o un bar storico durante la permanenza in montagna. L’esperienza di fine dining tra i monti tenta soprattutto la parte maschile e ancor più la fascia di età 18-24 anni, dove si supera il 27%.
E se la cucina tipica di montagna resta il punto di riferimento per la maggioranza degli intervistati, va segnalato come il turista enogastronomico contemporaneo sia sempre più aperto a nuove esperienze. Al di là della ristorazione, una vacanza in montagna offre la possibilità di visitare tanti luoghi di produzione del cibo e questo aspetto sta diventando particolarmente interessante per una piena immersione nel mood territoriale. Due turisti su tre manifestano la volontà di approfondire questa conoscenza organizzando attività di vario tipo. La più “gettonata” è la visita a un’azienda agricola (24%) e a seguire troviamo i caseifici (23%) e le cantine (22%). Tra i maschi si nota una particolare predisposizione a organizzare visite nei birrifici, mentre le donne sono attratte in maggior misura dalle fabbriche di cioccolato.
Tra le altre esperienze da provare compaiono la visita a un mercato locale, scelta da oltre il 40% del campione, e alle attività di piccole botteghe artigiane del gusto con oltre il 37%. E più del 57% degli intervistati punta a partecipare a un evento legato all’enogastronomia, meglio se focalizzato sul cibo e a seguire sul vino e sulla birra. Tra le esperienze di turismo attivo, invece, svettano quelle dei trattamenti di benessere (Spa, massaggi) a tema vino, birra e olio. Tra i più giovani (età 18-24) è particolarmente alta l’intenzione di partecipare ad attività sportive all’aria aperta come trekking del gusto, tour in bicicletta o mountain bike tra i luoghi di produzione del cibo.
«Il binomio enogastronomia e montagna si conferma essere di grande appeal tra i turisti italiani, l’interesse è forte e si traduce nel desiderio di partecipare a una pluralità di proposte, dalle più tradizionali ai nuovi format tra sport e gusto – osserva Roberta Garibaldi, vicepresidente della Commissione Turismo dell’Ocse e autrice del Rapporto sul Turismo Enogastronomico Italiano – e in tal senso valorizzare l’enogastronomia nelle aree montane del Belpaese contribuisce ad arricchire l’offerta, la diversifica e la destagionalizza. È certamente un’opzione percorribile per slegarsi dai tradizionali modelli turistici e orientarsi verso forme di sviluppo più sostenibili e in grado di generare benefici diffusi per le filiere dell’agroalimentare e del turismo».