Turismo, le donne guadagnano il 15% in meno degli uomini: lo dice l’Onu
Secondo il World Economic Forum ci vorranno ancora oltre 130 anni per colmare il gender gap globale. Nel giorno in cui la Commissione europea celebra l’Equal Pay Day, il 15 novembre, per sensibilizzare circa la disuguaglianza retributiva tra uomini e donne in Europa, snoccioliamo una serie di numeri riguardanti il turismo e l’ospitalità per inquadrare un fenomeno per cui da anni – necessariamente – si sta lavorando per favorire la trasparenza retributiva, la conciliazione vita-lavoro e il contrasto degli stereotipi di genere virando su un’industria più equa e inclusiva che possa attrarre e trattenere i migliori talenti.
Ma perché proprio il 15 novembre? Perché questa giornata rappresenta simbolicamente il momento in cui le donne smettono di essere “pagate” rispetto ai propri colleghi uomini, considerando la differenza media negli stipendi annuali. In sostanza è come se ogni donna lavorasse gratuitamente fino alla fine di quest’anno rispetto alla retribuzione media maschile. Di conseguenza, la data cambia di anno in anno basandosi sui dati aggiornati sul divario salariale di genere all’interno dell’Unione europea.
Secondo l’Organizzazione Mondiale del Turismo (Un Tourism) che fa capo alle Nazioni Unite, nel settore dell’ospitalità le donne rappresentano il 61% della forza lavoro e il 64% tra le agenzie di viaggi e i tour operator, ma nonostante ciò una donna guadagna in meno il 14,7% rispetto a un uomo anche quando svolge gli stessi ruoli. Il gap si ripercuote inevitabilmente anche sull’importanza delle posizioni occupate: gli ultimi dati pubblicati a inizio 2023 dal Wttc – World Travel & Tourism Council nel report “The numbers behind women in leadership”, che ha coinvolto la leisure industry, mostrano che solo il 7% dei ruoli di ceo sono ricoperti da donne. Percentuali che si confermano basse anche quando si parla di top management (solo il 22%) e di senior management (33%).
Questo significa che è solo una donna ogni 15 a ricoprire un ruolo manageriale: un dato negativo che stenta a migliorare. Rispetto al 2019, infatti, si registra una leggera crescita del +4% tra le ceo e del +17% dal 2007 tra i ruoli manageriali nell’intera industry. Come se non bastasse, analizzando il solo settore alberghiero, la crescita di personale femminile, dal 2019, risulta essere, tra i manager, solo del +2% e dello 0% tra i ceo. Questo divario non è risparmiato neppure dalla stampa, dato che un rapporto promosso da Women Leading Tourism mostra che le donne manager del settore turistico ricevono meno attenzione da parte dei media con solo il 15% delle menzioni che riguarda donne.
«In un’industria fondata sui valori dell’inclusione e della diversità è imperativo creare un ambiente che favorisca e sostenga la leadership femminile – ha dichiarato Valentina Picca Bianchi, presidente del Comitato Impresa Donna del Mimit – ministero delle Imprese e del Made in Italy e del Gruppo Donne Imprenditrici di Fipe-Confcommercio – Con l’Ufficio Studi di Fipe abbiamo visto che le donne guidano circa il 30% delle attività di ospitalità e ristorazione, un dato significativo che dimostra il loro contributo essenziale, ma che è ancora ben lontano da una reale parità. Nonostante la forza e la determinazione delle imprenditrici, queste realtà continuano a fronteggiare sfide complesse come il divario retributivo, che si attesta intorno al 14,7%, e la scarsa presenza femminile nei ruoli dirigenziali, con solo il 7% delle posizioni di ceo nel settore turistico occupato da donne. Queste barriere non solo limitano le singole imprenditrici, ma impediscono al settore stesso di realizzare il suo pieno potenziale».
«Dobbiamo promuovere tutti un modello di lavoro più equo, in cui le donne possano crescere professionalmente senza dover rinunciare alla propria vita personale (per fare un esempio, un’indagine del 2o22 ha mostrato che sono state 44mila le mamme che hanno lasciato il lavoro in Italia, e nel 2023 solo il 53,9% delle donne tra i 25 e i 49 anni lavorava, ndr). Solo così potremo costruire un futuro sostenibile e inclusivo, valorizzando appieno le competenze e il talento femminile», ha concluso Picca Bianchi.
Nel settore dell’ospitalità valori come inclusione, diversità e parità di genere sono dunque fondamentali. «E devono essere confermati anche in ambito lavorativo – ha spiegato Sara Digiesi, ceo di Bwh Hotels Italia & Malta – Noi siamo orgogliosi di aver ottenuto la certificazione per la parità di genere conseguita grazie al percorso svolto con Winning Women Institute. Continueremo a lavorare per la gender equality, consapevoli che potremo essere davvero soddisfatti solo quando non sarà più necessario parlarne, perché parità sarà normalità e fatto assodato per l’intera società».
Come ultimi dati utili, Un Tourism sottolinea che i benefici di un aumento degli investimenti nelle donne potrebbero essere enormi, con evidenze che mostrano che colmare i divari di genere potrebbe incrementare il Pil pro capite del 20% e creare quasi 300 milioni di posti di lavoro nell’economia globale entro il 2035. Mentre Cgil, la Confederazione generale italiana del lavoro segnala che – secondo Inps – gli importi medi delle pensioni percepite dagli uomini superano quelli delle donne di circa il 60%: 1.430 euro contro 884 euro nel 2022.