Tema: il progetto Trace, acronimo di TRAnsition for a European Circular tourism Ecosystem. Svolgimento: finanziato dalla Commissione europea, è rivolto a 100 piccole e medie imprese europee nel settore del turismo, che possono fregiarsi del titolo di “campioni” di sostenibilità e sviluppano un piano di innovazione orientato all’economia circolare, ottenendo così una sovvenzione (grant) dall’Ue. Conclusioni: Antonia Gravagnuolo, coordinatrice del progetto e responsabile scientifico dell’Istituto di Scienze del Patrimonio Culturale del Cnr a Napoli indica il focus: «Il vero obiettivo è entrare in un network di imprese virtuose nel campo della sostenibilità». Punto e a capo.
Riavvolgiamo il nastro, Gravagnuolo presenta l’identikit di Trace: «Punta a migliorare e monitorare le prestazioni di sostenibilità delle piccole e medie imprese del settore turistico, incrementandone la consapevolezza e la capacità di sviluppare e integrare innovazioni nella pratica aziendale». La open call, aperto lo scorso primo gennaio, doveva concludersi a fine giugno ma è stata prorogata al 31 luglio. Chi, insomma, ha intenzione di far compiere un salto di qualità alla propria azienda nel campo della sostenibilità fa ancora in tempo.
Italia compresa. «Soprattutto in Basilicata – spiega la Gravagnuolo – Perché il progetto nasce da un esperimento del Cnr e dall’Apt Basilicata, per varare modelli di turismo innovativo, culturale e sostenibile, proprio a supporto della regione. In generale, 100 sono i destinatari di 5 Paesi europei, quindi 20 in Italia».
Negli ultimi documenti della Commissione europea c’è la transizione verso un’economia circolare e sostenibile, per cui l’input è migliorare competenze, capacità e organizzazione di piccole e medie imprese turistiche nel green. Non solo: «Bisogna ridurre gli sprechi, i rifiuti, la plastica e in generale l’utilizzo di materie prime. Ma anche progredire dal punto di vista energetico, facendo ricorso più spesso all’uso di fonti rinnovabili. Tutti aspetti che anche e soprattutto nel turismo possono essere implementati».
Per rientrare in questa particolare quota 100 quale aspetto conta a giudizio della Gravagnuolo? «Chi ha un forte e vero interesse verrà premiato. Serve un coinvolgimento attivo non solo del manager di riferimento, ma anche dello staff. Perché, lo ribadisco, ottenere la certificazione conta ma non basta, l’obiettivo è migliorare le competenze. Quindi sarà selezionato chi avrà un forte commitment e aggiungo: sarebbe un peccato non cogliere l’opportunità di accaparrarsi questa erogazione a fondo perduto che arriva direttamente dalla Commissione europea. Tante imprese vogliono la certificazione di sostenibilità, ma il costo resta spesso un ostacolo insormontabile. In questo caso le barriere vengono eliminate, perché c’è un supporto di tutti i partner coinvolti a livello finanziario, tecnico e di consulenza. E non è poco».
Già, ci abbiamo girato intorno: a quanto ammonta il contributo europeo? «A 7.200 euro per ogni impresa selezionata e potrà essere utilizzato per la certificazione di sostenibilità e per farsi seguire da un’ulteriore consulenza specifica. Inoltre, ci saranno attività di networking per avere maggiore visibilità e seguire iniziative europee e incontri sul tema. Le aziende che otterranno un miglioramento di sostenibilità, saranno indicate alla Commissione e diventeranno delle best practice da mostrare alle società che si vogliono ispirare a loro».
Last, but not least: sono in costante aumento le persone in cerca di un turismo più green, anche a fronte di costi maggiori, specie dopo il Covid. «E vero – riconosce la Gravagnuolo – ed è un aspetto molto importante. Non è solo una questione di avere a cuore le sorti del pianeta, ma sta diventando una leva di business e di attrattività. L’utente è più consapevole e cerca l’opzione più sostenibile e la pandemia ha contribuito a cambiare questa percezione: si è capito che la salute di pianeta ed ecosistemi è legata a quella dell’uomo e quindi è interesse di tutti preservarla».