Tutti i trend delle case vacanza: la fotografia HomeAway-Ciset
Sono propensi a spendere sul territorio, cercano e prenotano soprattutto online (ma in primis da desktop), scelgono l’affitto anche per soggiorni brevi. Ecco alcuni tratti salienti dell’identikit del turista da casa vacanza, tracciato da HomeAway e Ciset nell’ambito della seconda edizione del Barometro realizzato congiuntamente.
«Ci siamo resi conto che il mercato è in crescita e che l’Italia è tra i Paesi più dinamici: gli italiani sono uno dei principali fruitori di case vacanza nei confini nazionali», spiega Valeria Minghetti, chief senior researcher di Ciset.
Perché questa indagine? «Innanzitutto perché si parla tanto di vacanza come esperienza, quindi se il turista è interessato a vivere il territorio come abitante temporaneo, il punto di partenza è la scelta dell’alloggio. E poi, mentre prima eravamo soliti “inscatolare” il turista, oggi il mercato è sempre piu fluido e mutevole, il cliente sempre più ibrido e cambia decisioni in funzione di individualità, budget, tempo, gruppo di viaggio, destinazione», prosegue Minghetti.
La novità di quest’anno è l’ampliamento del target di riferimento: «Abbiamo cercato di segmentare ulteriormente – illustra ancora Minghetti – aggiungendo al gruppo degli intervistati di chi utilizza sia la casa vacanza che l’hotel, altri due gruppi: chi viaggia solo in casa vacanza e chi invece solo in hotel».
SOGGIORNI BREVI IN CRESCITA. Cosa è emerso? Il 53% (pari a 17,4 milioni) di chi ha fatto almeno una vacanza lunga ha preferito l’alloggio in affitto, e si tratta di una quota stabile rispetto all’anno scorso. Il dato interessante che emerge è che è aumentato il ricorso alle case vacanza anche nel caso delle vacanze brevi: lo ha scelto il 51%, pari a 17,3 milioni, contro il 46% del 2018.
Sul fronte dei canali vince l’online: le piattaforme specializzate in affitti turistici sono il principale canale di informazione e prenotazione (37%), seguito dalle Ota e dai portali delle destinazioni turistiche, che registrano il 32% e il 30% delle preferenze (anche il desktop prevale ancora, 66% contro il 34% del mobile).
Il passaparola tradizionale è ancora scelto dal 29% degli intervistati, mentre il 13% è un repeater (sceglie, cioè, sempre lo stesso alloggio). Le agenzie di viaggi si fermano all’8% e le agenzie immobiliari al 7%.
GLI ESCLUSIVISTI. La ricerca ha tracciato anche il profilo degli “esclusivisti”. Coloro che hanno scelto di soggiornare solo in case per vacanza sono per la maggior parte adulti o maturi (il 47% ha più di 45 anni) e risiedono in prevalenza nel nord Italia (57%). La loro vacanza ideale è tradizionale, prevalentemente al mare (45%) e in montagna (14%).
Diverse invece sono le abitudini di chi sceglie solo l’hotel; il target di riferimento ha un’età media più elevata (il 51% ha più di 45 anni) e risiede un po’ in tutta Italia, ma con una maggiore concentrazione al centro. Viaggia soprattutto in coppia (44%) o in famiglia (27%) e opta per una tipologia di vacanza più eterogenea: il 39% sceglie un soggiorno nelle città d’arte, mentre il 32% va al mare. Le cosiddette bed bank (i portali specializzati nella prenotazione di camere) sono il tool di riferimento per il 50% degli intervistati, seguiti dai siti web delle località turistiche (27%).
OCCHIO AL FATTURATO. Il turismo italiano legato alle case per vacanza genera un fatturato che nel 2018 si è aggirato intorno ai 2,9 miliardi, di questi poco meno di 1 miliardo è legato alle sole spese di affitto, 1,9 miliardi sono invece le spese extra, all’interno delle quali la ristorazione è la voce principale e conta per il 41% del totale.
POTENZIALE A DESTINAZIONE. Un dato interessante per le destinazioni emerge dal capitolo della spesa: l’indagine, infatti, evidenza che chi è solito prenotare indistintamente hotel o appartamento, quando sceglie una casa vacanza spende di più rispetto agli esclusivisti.
Gli “alternativi” spendono in media 573 euro per l’affitto e una cifra più che doppia in spese extra (1.165 euro) per tutto il soggiorno, per un totale di 1.738. Degli extra, la maggior parte è destinata alla ristorazione (40,4%). «Con una maggiore propensione alla spesa è un turista interessante per il territorio, vuole girare, conoscere, scoprire, fare attività», conclude Valeria Minghetti.