Tutte le sfide di Federalberghi: dalle tasse ai cinesi
Riduzione della pressione fiscale, lotta all’abusivismo dilagante delle locazioni brevi, sostegno agli investimenti, ammodernamento delle infrastrutture e, non ultimo, un accordo con Alipay per attrarre i turisti cinesi. Sono stati i principali temi caldi sul tappeto della 68ª Assemblea nazionale di Federalberghi tenutasi a Porto Cervo, in Costa Smeralda, per i quali la federazione – che proprio in questi giorni si è arricchita di un associato di peso come Una Hotels – invoca interventi seri «qui e ora» per sostenere «il turismo che fa bene al futuro». Ma soprattutto per non perdere il treno di una ripresa economica che anche nel turismo sta mostrando segnali decisamente incoraggianti.
STAGIONE CON IL SEGNO PIU’. «La stagione è partita sotto i migliori auspici – ha esordito il presidente Bernabò Bocca – con un buon 25 aprile e un 1° maggio eccezionale, quindi ci sono i presupposti perché proceda in modo assolutamente positivo, sull’onda di un 2017 che ha registrato un aumento del 3% di presenze turistico-alberghiere e un avanzo di 15.011 milioni di euro, pari a +8,7%, della bilancia dei pagamenti turistici».
Uno scenario che infonde fiducia a un comparto estremamente dinamico in cui nel 2017 le nuove aperture sono state 150 e secondo un recente studio il 13,8% degli albergatori intende aprire una nuova struttura nei prossimi tre anni.
Dati che, se da un lato riflettono gli aspetti di crescita del business, dall’altro devono confrontarsi con le molteplici sfide di un categoria che troppo spesso ritiene di non ricevere l’adeguata attenzione richiesta dalle esigenze del settore da parte degli organi istituzionali.
IL CASO CONDHOTEL. Un caso fra tutti, quello della legge sui condhotel: «Non è possibile attendere anni che una legge dello Stato riceva un regolamento attuativo – ha puntualizzato in proposito Bocca – Questi tempi sono assolutamente incompatibili con le decisioni d’impresa, con gli investimenti, con il mercato».
Tanti, quindi, i desiderata scaturiti dall’assise degli albergatori indirizzati, neanche troppo velatamente, al governo prossimo venturo, che si auspica possa finalmente «dare regole certe a questo settore».
«ALLEGGERIRE IL FISCO». Si stima che gli hotel italiani paghino circa 894 milioni di euro l’anno di Imu e Tasi, pari a una media di quasi 27 mila euro per struttura e 819 euro per camera, anche nel caso in cui sia chiusa o vuota. Un peso che, aggiunto ad altri balzelli, è stabilmente superiore alla media europea e ritenuto insostenibile dalla categoria in quanto, oltre a penalizzare la competitività delle imprese, non consente alcun autofinanziamento. Quello che si chiede a gran voce è una maggiore deducibilità del costo del lavoro, unita a una riduzione delle tasse sugli immobili, gli investimenti e i consumatori, abolendo di fatto l’imposta di soggiorno.
STOP ALL’ABUSIVISMO. Vera e propria spina nel fianco degli albergatori è il fenomeno degli affitti brevi, che ha ormai completamente ribaltato la competitività del settore nell’assenza pressoché totale di regole. Nonostante il decreto che prevede la tassazione delle locazioni turistiche brevi sia in vigore da circa un anno, non è ancora stato pienamente applicato. Federalberghi non è stata certo a guardare, intervenendo nel giudizio in corso al Tar per chiedere l’applicazione della legge. Ma non solo: «Abbiamo messo a punto Soggiorno Sicuro, un software per individuare le strutture abusive incrociando i dati dei portali di prenotazione – ha annunciato Bocca – Con questo sistema a Roma siamo riusciti a far chiudere un centinaio di attività non regolari e lo mettiamo a disposizione degli organi di vigilanza, perché si tratta anche di una questione di sicurezza, in quanto nessuno sa chi soggiorni nelle mille forme di alloggio abusivo».
PARITY RATE E OLTRE. Di pari passo, continua la battaglia per un mercato più equo e trasparente anche riguardo alle agenzie di viaggi online, che ha segnato un punto a favore con la legge sull’abrogazione della parity rate, alla quale Federalberghi ha lavorato per tre anni, che offre vantaggi sia ai consumatori in termini di tariffe, sia agli albergatori in termini di maggiore apertura alla concorrenza.
ACCORDO CON ALIPAY PER IL MERCATO CINESE. Un ruolo da protagonista nello scenario economico e turistico in crescita spetta sicuramente alla Cina, enorme mercato di big spender da cui l’anno scorso sono arrivati nel nostro paese 1,5 milioni di turisti, anche se di questi solo un terzo è atterrato direttamente in Italia. Per intercettarli Federalberghi sta finalizzando un accordo con Alipay, il sistema di pagamenti tramite smartphone di Alibaba, il colosso dell’ecommerce del Paese del dragone da 750 miliardi di dollari di giro d’affari, per introdurre i suoi Pos negli hotel degli associati.
I vantaggi per gli albergatori? Li ha illustrati Rodrigo Cipriani Foresio, managing director Alibaba Group per il Sud Europa, intervenendo al convegno sul “Turismo che fa bene al futuro”: «Alipay è utilizzato da circa 600 milioni di cinesi, che anche quando viaggiano richiedono un sistema user friendly di pagamento. Grazie ad accordi con i principali Gruppi bancari, da un anno funziona anche in Italia e al momento è già presente in molte boutique del lusso. È una soluzione win-win che permette al cinese di utilizzare una piattaforma che già conosce e di conseguenza spendere più facilmente e dall’altro lato al negoziante o albergatore di favorirlo». In pratica dovrebbe rendere la struttura turistica più appealing ai loro occhi e, di conseguenza, diventare anche uno strumento di marketing.
LA SFIDA DELLE INFRASTRUTTURE. Per fare arrivare più cinesi, e non solo loro, sono fondamentali innanzitutto più voli diretti e una rete di collegamenti nazionale efficiente. In una parola: infrastrutture, essendo l’accessibilità un fattore decisivo per lo sviluppo di qualsiasi destinazione e offerta turistica. Ed è proprio la carenza di infrastrutture adeguate che penalizza la fruibilità delle destinazioni più richieste, a cominciare proprio dalla Sardegna che ha ospitato l’Assemblea di Federalberghi, dove si fa ancora fatica ad arrivare. «È un punto nevralgico che ostacola la crescita del comparto e rende la vita più difficile alle strutture ricettive, che del turismo sono l’asse portante», conclude Bocca.