Tutto è contactless, le scelte degli hotel nella Cina post Covid
Aprire la porta della propria stanza d’albergo e trovare un robot che consegna la cena appena ordinata tramite smartphone. Oppure, fare il check in da postazioni computerizzate, accedendo alla propria camera tramite device di riconoscimento facciale.
Sono solo alcune delle cose possibili negli alberghi di HuaZhu Group, uno dei più grandi gruppi di gestione alberghiera multibrand della Cina, che in 2mila delle proprie strutture ha recentemente digitalizzato quasi del tutto i servizi.
Obiettivo principale: venire incontro alle richieste, da parte della clientela, di limitare quanto più possibile le occasioni di contatto fisico interpersonale, minimizzando così i rischi di contagio da Covid-19. Una strategia che, a giudicare dal tasso di occupazione delle camere (nell’ultimo mese ha raggiunto anche l’80%, superando di molto la media nazionale per lo stesso periodo), si è rivelata vincente, soprattutto se si tiene conto delle difficoltà che l’intera industria dell’ospitalità cinese sta incontrando nel risollevarsi dopo i mesi della pandemia.
A dirlo sono i numeri registrati dopo il Ponte del 1° Maggio, che era coinciso con la fine del lockdown e aveva fatto registrare un rimbalzo importante nei numeri, riferiti essenzialmente al turismo domestico. Nelle settimane successive invece, il trend non è stato altrettanto significativo, anche se si è mantenuto su valori positivi. Il tutto in attesa che, come sottolinea la società di analisi dati Str, arrivi il 2024 e tornino i numeri del pre-coronavirus.
«Siamo abbastanza fiduciosi per il futuro. L’occupancy rate nel nostro hotel, che normalmente conta su una clientela prettamente internazionale e/o business, dal 15% del periodo marzo-aprile, ha raggiunto il 60% a maggio e sembra in costante aumento», ha detto al nostro giornale Cindy Zhang, direttore della comunicazione presso il Grand Kempinski Hotel di Shanghai.
Ma, a prescindere dal fatto che anche il segmento corporate appare in ripresa (Marriott International ad esempio ha riaperto tutte le sue strutture nel Paese, ndr), saranno gli standard igienico-sanitari a fare la differenza nei prossimi mesi, soprattutto dopo la riapertura dei confini ai viaggiatori da altri Paesi.
«Non solo bisognerà avere dei protocolli molto rigidi in tal senso, ma sarà fondamentale anche saperli comunicare in modo efficace per tranquillizzare e soprattutto fidelizzare potenziali clienti». Non a caso, il Kempinski Hotel ha puntato moltissimo sulla comunicazione del protocollo White Gloves Service, che prevede rigide misure di igienizzazione degli ambienti e riorganizzazione degli spazi per l’accoglienza degli ospiti in tutta sicurezza.
Roberta Moncada: Sinologa ed esperta di turismo cinese. Ha vissuto diversi anni in Cina, per poi tornare in Italia, dove attualmente lavora per diversi Tour Operator come accompagnatrice turistica ed organizzatrice di tour ed attività enogastronomiche per turisti cinesi.
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