Nella strategia online di un’azienda è fondamentale riuscire a trasmettere al meglio la reale identità della propria attività. Cercare contenuti che riescano ad attrarre ogni genere di pubblico è rischioso: lo scopo di una comunicazione social non può essere quella di piacere a tutti, quanto piuttosto di riuscire a comprendere e mantenere il pubblico che realmente può essere interessato al brand. Per questo è fondamentale definire il target a cui rivolgersi, selezionarlo e poi curarlo al fine di una fidelizzazione duratura nel tempo.
Sui principali social network, da Facebook a Twitter a LinkedIn, esistono degli strumenti di segmentazione a pagamento che possono aiutare nell’attività di profilazione del pubblico. Ma fattore determinante per mantenere un’utenza affezionata è innanzitutto una forma corretta di comunicazione e gestione dei contenuti.
Il social media manager è innanzitutto un comunicatore, e in quanto tale deve essere sempre attivo e disponibile sul profilo dell’azienda: di fronte a domande, richieste, perfino polemiche, deve essere reattivo con risposte adatte al pubblico cui si sta rivolgendo. Nei casi più classici – escludendo quindi quei brand che hanno fatto di post graffianti, ironici e perfino sarcastici il proprio marchio di fabbrica – un tono disponibile, paziente e pacato incoraggia l’utenza di riferimento a proseguire la comunicazione, visitare la pagina, continuare a porre ulteriori domande e osservazioni. Si crea così una selezione naturale a doppio binario: il social media manager coinvolge un pubblico che sceglie di continuare a interagire con l’azienda.
Il pensiero di un buon social media manager non deve essere quindi diretto soltanto ad aumentare sempre più il numero di sostenitori delle pagine social della propria azienda: in un articolo di Socialware, piuttosto datato ma sempre attuale, troviamo delle indicazioni che ancora sono la bussola di una buona strategia di social marketing: “Il vostro primo pensiero non deve essere come aumentare le visite sul sito”. Meglio un utente interessato che 100 disinteressati. Se utilizzate strumenti di web analytics, è bene dare maggior importanza a metriche come “durata e profondità delle visite” piuttosto che al “numero dei visitatori” o al “tempo medio sul sito”. Anche in questo caso, “solo fornendo contenuti unici si riusciranno a fidelizzare gli utenti”.
Non bisogna mai scordare che è la scelta il principio fondamentale: fra migliaia di pagine esistenti, un utente può scegliere un’azienda piuttosto che un’altra che porta avanti attività simili. Diventa quasi un dovere allora premiare quella scelta, e fare in modo che il proprio pubblico non torni sui propri passi: gli strumenti statistici a disposizione su tutti i social network permettono di capire la tipologia di utenza (genere, età, provenienza, fasce orarie di maggiore traffico). Uno studio approfondito di questi dati permette di delineare più facilmente una strategia vincente per continuare a creare contenuti che attraggano sempre più l’interesse dei follower: conquistare un “mi piace” una volta non vuol dire certo averlo conquistato per sempre.
Poca cura nel coltivare il proprio pubblico con contenuti e interazioni trascurate e non mirate ottiene come risultato semplicemente un profilo aziendale fallimentare: contrariamente a quello che si può pensare, accumulare like non è lo scopo di una pagina Facebook. Un’azienda seguita da centinaia di persone che però non lasciano un commento o una recensione deve rivedere la propria strategia social: l’obiettivo primario è infatti quello di riuscire a creare e mantenere viva una piccola community fidelizzata e attiva, che trovi il proprio interesse soddisfatto e sia così invogliato a continuare a seguire e interagire.