Le associazioni di categoria continuano a fare fronte per uscire dalla crisi. Stavolta è toccato a Federturismo e Assoturismo, che hanno collaborato alla XX edizione delle Giornate del Turismo, organizzate da Geoprogress con il supporto dell’Università Bicocca di Milano, da cui è emersa una roadmap per traghettare il comparto verso uno sviluppo incentrato sui territori.
Alle provocazioni del professor Francesco Adamo, ideatore delle Giornate, che ha ricordato come non si può perdere nemmeno un giorno per ridisegnare il turismo in Italia con una nuova forma di governance che non lasci indietro nessuno, e che occorre sfruttare la rinnovata unitarietà d’intenti per puntare a una promozione unica, Vittorio Messina, presidente di Assoturismo, non si è tirato indietro: «Lo choc economico che ci ha fatti passare dall’overtourism del 2019 allo zero tourism di questi ultimi due anni, ci ha insegnato che non abbiamo tanto bisogno di strategie, quanto di un modello che tenga conto dei problemi di ieri e di oggi. Dalla riqualificazione dei centri storici, all’elaborazione di prodotti turistici costruiti con gli abitanti dei territori, insieme a operatori e amministratori locali».
Posizioni condivise da Antonio Barreca, direttore generale di Federturismo, che però ricorda: «Purtroppo non siamo ancora usciti dall’emergenza e l’imprenditore turistico si è trovato ad avere appena due mesi di compensi/incassi per tirare avanti un anno intero. Questo vuol dire che bisogna prima pensare a salvare le imprese proseguendo nei sostegni e poi costruire insieme un modello di turismo. Teniamo anche conto che ci sono nuove aspettative dei turisti-clienti e, di conseguenza, anche nella formazione in scuole e università: dovremo contemplare nuove materie come psicologia, gestione dei rischi, educazione sanitaria e altre priorità, perché la pandemia ha creato nuove paure e preoccupazioni».
Anche Cristiano Tomei, coordinatore nazionale Cna Turismo, si è detto convinto che «occorre un modello di riferimento, magari partendo dei nostri prodotti d’eccellenza dell’offerta turistica. Penso ai 50 siti Unesco intorno ai quali si può costruire una proposta che coinvolga i territori limitrofi. Ma al tempo stesso, un modello che ottimizzi la mobilità turistica e quindi risolva la raggiungibilità del sud Italia che rappresenta buona parte delle nostre potenzialità ricettive con il mix di mare, arte, archeologia e storia».
Che si debba ripartire dalle eccellenze ne è convinto anche Vincenzo Santoro, responsabile Cultura e Turismo dell’Anci, che ha aggiunto: «Per far decollare progetti di nuovi modelli turistici investendo su punti di forza come i borghi storici, che hanno avuto un exploit negli ultimi anni, è necessario continuare a sostenere le imprese con le compensazioni fiscali e al tempo stesso destinare risorse anche ai Comuni, le cui casse sono state prosciugate dalla pandemia. Utilizzare una parte del Pnrr per investire nello sviluppo turistico non è solo un’opportunità, ma un dovere. Attendiamo il bando sui borghi perché potrà essere l’occasione per rinnovare l’offerta turistica, puntando sempre sulla qualità progettuale e sul coinvolgimento delle comunità locali».