«Sfortuna» e «social». Scott Kirby ricorre a due termini per spiegare, almeno in parte, il momento poco felice di United Airlines, come riporta Travel Industry Today. Sono il peso del caso e del web, insomma, secondo l’amministratore delegato, a determinare una mancanza di fiducia sempre più strisciante dei clienti verso la compagnia aerea americana dopo i recenti incidenti. Kirby allora prova a rassicurarli.
Innanzitutto, ci ha tenuto a precisare che le ultime disavventure – dalla mancanza di un pannello sul B737-800 atterrato in Oregon alla perdita di una ruota di un volo in fase di decollo – indurranno United a rivedere la propria formazione sulla sicurezza per i dipendenti. Inoltre, Kirby ha ribadito che la sicurezza è la massima priorità della compagnia aerea.
Kirby ha spiegato che United sta già pianificando un giorno extra di addestramento per i piloti, a partire da maggio, oltre a cambiamenti nel programma di formazione per i meccanici appena assunti. «Sfortunatamente – ha sottolineato – nelle ultime settimane, la nostra compagnia ha subito una serie di incidenti che ci ricordano l’importanza della sicurezza. Anche se non sono tutti correlati, voglio che si sappia che non sono passati assolutamente inosservati».
Episodi inconfutabili, certo, ma i social hanno giocato un ruolo importante, osserva Kirby: «Alcuni dei recenti incidenti normalmente non attirerebbero molta attenzione, ma hanno guadagnato maggiore visibilità e clic a causa del numero che ha interessato una sola compagnia aerea in un breve lasso di tempo».
United, in particolare, sarebbe finita nell’occhio del ciclone da gennaio, quando un pannello di un Boeing 737 Max dell’Alaska Airlines è esploso in volo sui cieli dell’Oregon: incidente che, secondo gli investigatori, sarebbe da ricondurre alla mancanza di quattro bulloni che fissavano il portellone. E da quel momento anche Boeing, contro il quale oggi la Francia si schiera con forza, ne ha viste di tutti i colori: sul caso Alaska, infatti, il dipartimento di giustizia americano ha avviato un’indagine penale, per non parlare dei documenti richiesti dal Congresso, della causa intentata dagli azionisti e dal crollo in Borsa. Finendo con i problemi di mancata consegna degli aerei denunciata da Ryanair.
Una bufera mediatica, dunque, che avrebbe finito per coinvolgere anche United, ma – rimarca John Cox, ex pilota di linea e ora consulente per la sicurezza – «non vedo un grosso problema di sicurezza per United. Tv e giornali stanno amplificando la portata degli incidenti e qualunque cosa accada in questo momento a un aereo di United fa notizia. Si tratta di incidenti sfortunati, non noto affatto un vulnus nella sicurezza del sistema dell’aviazione commerciale».
Sarà anche sfortuna e colpa della cassa di risonanza mediatica, ma è pure vero che, almeno nell’ultimo periodo, gli incidenti si sono susseguiti. Oltre a quello in Oregon, la scorsa settimana un volo United da Dallas a San Francisco ha subito una perdita idraulica e un altro, diretto a San Francisco, è tornato in Australia due ore dopo la partenza a causa di un “problema di manutenzione” non meglio precisato. A inizio mese invece un volo è tornato a Houston, dopo che un motore ha preso fuoco, mentre uno pneumatico è caduto da un Boeing 777 durante il decollo a San Francisco. L’8 marzo, infine, un jet in atterraggio a Houston è uscito dalla pista di rullaggio ed è rimasto bloccato nell’erba. I lavoratori hanno dovuto fare uso delle scale mobili per aiutare i passeggeri a scendere dall’aereo. In nessun caso, va detto, ci sono stati feriti, ma alcuni incidenti sono sotto la lente d’ingrandimento delle autorità federali.